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Un attentato di troppo?
Analisi di Michelle Mazel
(traduzione di Yehudit Weisz)
L'attentato di Hadera Un attentato - uno in più? - ha insanguinato Israele mentre l'intero Paese non riusciva a smettere di guardare le immagini dello storico vertice che per la prima volta ha riunito, su invito del Ministro degli Esteri Yair Lapid, i suoi colleghi dell'Egitto, degli Emirati Arabi Uniti, del Bahrain e del Marocco nonché il Segretario di Stato americano. Come previsto, Hamas e la Jihad islamica, queste due organizzazioni terroristiche di Gaza, sono piene di elogi per quella che chiamano “l'eroica operazione di Hadera”, questa aggressione perpetrata da due uomini pesantemente armati che ha provocato la morte di due persone: un diciannovenne Druso e una giovane ragazza franco-israeliana della stessa età, oltre a quattro feriti. Secondo Hamas, i due “eroi” uccisi dalle forze di sicurezza israeliane avrebbero voluto protestare contro il vertice che si stava svolgendo a Sde Boker nel Negev, “sulla loro terra”. Per inciso, il Negev faceva parte dei territori assegnati allo Stato di Israele dal piano di spartizione, il che dimostra ancora una volta che Hamas non vuole uno Stato palestinese al fianco di Israele ma al posto di Israele. Non è sicuro, tuttavia, che questo fosse l'obiettivo dei terroristi.
Per Daesh – lo Stato islamico – che ha rivendicato l'attentato – “ Due membri delle forze di polizia ebraiche sono stati uccisi e diversi sono rimasti feriti durante un attacco di un commando infiltrato”. “Forze di polizia ebraiche” – Daesh non riconosce lo Stato ebraico e non parla mai di Israele o di israeliani. E ancora,”infiltrato”, questo commando? I due terroristi vivevano a Oum el Fahm dove sono nati e cresciuti. La città fin dal 1949 è all'interno di Israele; contava allora poco più di cinquemila abitanti. Oggi ne ha dieci volte tanti. Ed è stato al volante di un veicolo appartenente a un membro della loro famiglia, che i due cugini sono arrivati ad Hadera per compiere il loro crimine. Comunque sia, se intendevano mettere in imbarazzo le personalità arabe riunite a Sde Boker, si sono sbagliati di grosso. Né l'Egitto, né gli Emirati, né il Bahrain né il Marocco provano la minima simpatia per lo Stato Islamico che minaccia sia gli uni che gli altri. I loro rappresentanti non hanno avuto problemi a condannare fermamente l'attentato. Il Presidente dell'Autorità Palestinese, che si preparava ad accogliere in pompa magna il re Abdullah II di Giordania, si è guardato bene dal rilasciare dei commenti. Daesh rappresenta una minaccia permanente per il regno hashemita, che faceva parte della coalizione internazionale contro questo flagello. Peggio ancora, i leader dei partiti arabi rappresentati alla Knesset hanno condannato fermamente l'attentato. La situazione sarebbe stata diversa se i terroristi fossero venuti dalla Giudea e dalla Samaria e avessero lasciato dei messaggi in cui si affermava che si stavano sacrificando per “combattere contro l'occupazione.” Insomma, questo tragico attentato, costato la vita a due giovani innocenti, ha avuto l'inaspettata conseguenza di rafforzare la solidarietà tra Israele e i suoi nuovi alleati, nata dagli Accordi di Abramo, così come l'Egitto, tuttora in lotta contro il ramo della lo Stato Islamico nel Sinai.
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