Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 29/03/2022, a pag. 4, con il titolo "Istanbul ospita i nuovi negoziati: la difficile intesa sul cessate il fuoco", la cronaca di Tonia Mastrobuoni.
Tonia Mastrobuoni
Niente richiesta di una “denazificazione” dell’Ucraina e via libera all’adesione di Kiev all’Ue, se resterà neutrale dal punto di vista militare: sarebbero queste le concessioni chiave che la Russia sarebbe pronta a mettere sul tavolo nel negoziato con l’Ucraina che riprende stamane a Istanbul. Secondo il Financial Times dalle richieste di Mosca sarebbero spariti alcuni punti finora centrali come quello della smilitarizzazione o la tutela della lingua russa in Ucraina. Ma lo stesso quotidiano ammette che potrebbe essere uno specchietto delle allodole con cui Putin potrebbe tentare di comprare tempo per riorganizzare le truppe esauste che stanno incassando sonore sconfitte sul terreno. Fino a ieri sera, infatti, le premesse dei colloqui di stamane sembravano pessime. Dopo le aperture caute dei giorni scorsi su un’eventuale neutralità dell’Ucraina, gli uomini di Zelensky avevano segnalato un irrigidimento su Donbass e Crimea: «Il governo si è accorto che gli ucraini non glielo perdonerebbero», argomenta una fonte diplomatica. Il consigliere del presidente, Alexander Rodnyansky ha puntualizzato in particolare che l’Ucraina non è disponibile a sacrificare la sua “integrità territoriale” nei negoziati con la Russia, aggiungendo che «se chiedete alla persone che vivono in quelle aree» che Mosca ha detto esplicitamente di volersi annettere nella cosiddetta “fase due” del conflitto, ebbene, «loro non vogliono vivere in Russia. Mettete da parte l’idea di fare a pezzi il nostro Paese», ha concluso. E non è l’unico punto dolente della trattativa. Il nodo più inestricabile sembra ora quello della smilitarizzazione. Dopo la telefonata con Draghi, Zelensky ha detto ieri di voler includere anche l’Italia tra gli eventuali garanti di pace di una fase postbellica. Kiev sarebbe anche pronta a qualche concessione a Putin, ad esempio sulla neutralità rispetto alla Nato. Ma vorrebbe in cambio che un gruppo di Paesi tra cui gli Stati Uniti, la Turchia e i Paesi del Consiglio di sicurezza dell’Onu come la Francia o il Regno Unito si facessero garanti di un’eventuale difesa dell’Ucraina, se venisse nuovamente attaccata. Kiev non si fida più da un pezzo della sola parola di Mosca. Del resto gli accordi di Budapest - quelli della cessione dell’arsenale nucleare di Kiev a Mosca contro un impegno di non belligeranza - si sono rivelati carta straccia. Dopo il 1994 Mosca ha invaso l’Ucraina due volte, nel 2014 e un mese fa. Ma per il Cremlino concedere una garanzia internazionale della pace in Ucraina significa solo far rientrare la Nato dalla finestra. E con questi presupposti, la strada, stamane, sembra in salita. Peraltro chi parla con Mosca resta convinto che Putin voglia andare avanti ancora «un mese» con l’offensiva in Ucraina, per garantirsi almeno gli obiettivi militari dichiarati della “fase due”: Crimea e Donbass. E proprio a Donetsk e Lugansk i combattimenti si sono intensificati, in questi ultimi giorni.
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