Riprendiamo dalla STAMPA - Torino di oggi, 27/03/2022, a pag.47 con il titolo 'Figli di coppie gay, questo Parlamento non farà mai la legge' l'intervista di Filippo Femia a Angelo Pezzana.
Filippo Femia
“Questo Parlamento non approverà mai una legge per i figli delle coppie omogenitoriali, bisogna prenderne atto. Il Pride e le altre manifestazioni? Non otterranno alcun risultato». Voce (quasi) sempre fuori dal coro - anche all'interno della comunità Lgbt - Angelo Pezzana analizza con disincanto la vicenda dello stop alla registrazione dei figli dei genitori dello stesso sesso. Il fondatore del Fuori!, il Fronte unito omosessuali rivoluzionari italiani nato a Torino nel 1971 con il lancio dell'omonima rivista, ritiene che sia sbagliato forzare la mano con azioni di "disobbedienza": «Un sindaco, per quanto sia nobile la ragione, non può agire contro le norme. È impensabile chiedere a lui o al prefetto di violare la legge».
Allora come ottenere l'approvazione di una norma nazionale? L'amministrazione Lo Russo ha ipotizzato una legge di iniziativa popolare. «È uno strumento di democrazia, che da radicale conosco bene. Ma non farebbe altro che allungare i tempi e illudere la comunità Lgbt: questo Parlamento non approverà mai una legge a favore delle coppie omogenitoriali, bisogna guardarsi negli occhi e riconoscerlo. Punto».
Per quale motivo? «Questo Parlamento è lo stesso che ha affossato il ddl Zan, perché mai dovrebbe cambiare idea sei mesi dopo? In quel caso, comunque, è stato un errore portare quel disegno di legge in aula. Il testo era zeppo di pretese ideologiche, a cui io sono molto contrario. Anche all'interno del movimento Lgbt i più realisti avevano già capito che non sarebbe mai passato».
Si dice spesso che il Paese reale è piu avanti della politica sui temi Lgbt. È d'accordo? «Senza dubbio è così, specialmente considerando l'attuale Parlamento. Non dimentichiamo che trecento tra deputati e senatori hanno disertato il discorso del presidente ucraino Zelensky, un eroe di questi tempi: dovrebbero vergognarsi».
Aumentare la pressione con manifestazioni e cortei può essere la strada? «Io ho sempre creduto alla democrazia e non a chi urla più forte: le manifestazioni rappresentano un ritorno alle ideologie. E in quel modo non si ottiene nulla, mai».
Bisogna arrendersi, dunque? «L'unica soluzione è aspettare la fine di questa legislatura perché il rischio è chiacchierare e vendere fumo per un altro anno. Quando ci saranno le elezioni bisognerà votare partiti moderni che appoggino le riforme per i diritti Lgbt e sperare che altre formazioni non abbiano più il coraggio di presentarsi. Purtroppo in Italia arriviamo sempre tra gli ultimi».
Lei ha 81 anni, crede che vedrà approvata una legge per i figli delle coppie omogenitoriali? «Impossibile rispondere, ma finché sarò vivo mi batterò per questo tipo di riforme: sempre, però, nell'ambito della legalità. Sono ottimista, perché viviamo in un continente dove la maggioranza dei Paesi si è già dotata di norme simili. Se fossi un ungherese, mi preoccuperei per la deriva di Orban. Ma siamo in Italia e grazie a Renzi abbiamo dimostrato che una legge seria sulle unioni civili era possibile, anche se manca la parte sulla stepchild adoption per colpa dei Cinque Stelle: hanno fatto danni enormi».
Per inviare alla Stampa la propria opinione, telefonare: 011/65681, oppure cliccare sulla e-mail sottostante