Gogna e censura in nome del politicamente corretto Commento di Giulio Meotti
Testata: Il Foglio Data: 26 marzo 2022 Pagina: 2 Autore: Giulio Meotti Titolo: «Gogna letteraria»
Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 26/03/2022, a pag. 2, l'analisi di Giulio Meotti dal titolo 'Gogna letteraria'.
Giulio Meotti
Philip Pullman
Roma. Philip Pullman, uno dei più venduti e famosi scrittori inglesi, si è dimesso dalla carica di presidente della Society of Authors per il suo sostegno a una collega accusata di stereotipi razzisti. Lo scrittore 75enne ha lasciato il sindacato degli scrittori inglesi dopo aver difeso Kate Clanchy, che è stata "cancellata" dai suoi editori dopo le accuse secondo cui il suo libro di memorie plurivenduto e premiato, "Some Kids I Taught and What They Taught Me", ritraeva alcuni dei suoi ex allievi in modo "razzista". Pullman ha scritto che le persone che hanno condannato il libro prima di leggerlo avrebbero "trovato una casa confortevole nell'Isis o nei talebani". E nella sua lettera di dimissioni ha poi spiegato: "Mi sono reso conto che non sarei stato libero di esprimere le mie opinioni personali finché fossi rimasto presidente". Due figure letterarie hanno lasciato l'incarico nella società degli autori per protestare contro il trattamento riservato a Pullman. Clanchy è stata abbandonata dall'editore Pan Macmillan nonostante il suo libro avesse vinto il Premio Orwell. Anche la versione rivista di "Some Kids I Taught and What They Taught Me", che doveva essere pubblicata lo scorso autunno, è stata cestinata. La società degli autori ha inviato un'email ai suoi membri prendendo le distanze dai commenti di Pullman. "Philip ha scritto i suoi commenti come individuo, non in nome della società".
Marina Warner, autrice e storica, ha rassegnato le dimissioni per mostrare il suo sostegno a Pullman e Clanchy. Professoressa di inglese all'All Souls College di Oxford, Warner ha dichiarato al Telegraph: "Quello che sta accadendo è un revival della vecchia gogna. Vogliamo sistemare le cose su razzismo e pregiudizio. Ma stanno creando un'atmosfera di repressione e ansia". Anche Carmen Callil, fondatrice di Virago Press, ha lasciato la società degli autori: "La mia preoccupazione è che editori e agenti non dovrebbero comportarsi come hanno fatto nei confronti di Kate Clanchy e Philip Pullman. Dovrebbero essere i servitori degli scrittori. Non si limitano a bandire le persone". Intanto in America Lauren Hough, autrice di "Leaving Isn't The Hardest Thing", era stata nominata per il Lambda Literary Award nella categoria delle scrittrici lesbiche. La nomina sembrava il coronamento di un debutto straordinario che ha ottenuto il plauso della critica (due settimane nella lista dei bestseller del New York Times). Ma Hough, racconta il New York Times, è stata cancellata dal premio per aver difeso la collega scrittrice Sandra Newman dall'accusa di essere "transfobica", perché il suo romanzo, "The Men", che sarà pubblicato a giugno, descrive uno scenario in cui "tutte le persone con un cromosoma Y scompaiono misteriosamente dalla faccia della terra". In un incontro al Pen di New York lo scorso dicembre, John McWhorter, linguista della Columbia University e autore del nuovo libro "Woke Racism: How a New Religion Has Betrayed Black America", ha detto che "essere uno scrittore oggi, nel clima attuale, significa essere qualcuno che sicuramente si autocensura in qualche modo". Si è detta d'accordo Carmen Maria Machado, giornalista e scrittrice di narrativa: "Sono preoccupata che gli scrittori di narrativa, in particolare quelli che si stanno formando ora, saranno ostacolati e autocensurati". Nel mondo letterario aumenta la paura della "dissonanza cognitiva" rispetto a un certo numero di dogmi e tabù.
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