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La Repubblica Rassegna Stampa
26.03.2022 Processo Bataclan: per l'imputato erano solo 'fuochi d'artificio'
Analisi di Emmanuel Carrère

Testata: La Repubblica
Data: 26 marzo 2022
Pagina: 7
Autore: Emmanuel Carrère
Titolo: «Il processo del secolo»

Riprendiamo dalla REPUBBLICA Robinson di oggi, 26/03/2022, a pag. 7, con il titolo "Il processo del secolo", l'analisi di Emmanuel Carrère.

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Emmanuel Carrère



Il 24 agosto 2015, alle 19, Salah Abdeslam si presenta all'agenzia Rent a Car, al 178 di chaussee de Haecht a Haren, nell'hinterland di Bruxelles, dove noleggia una Bmw 118D, con targa 1-HXV-990. È accompagnato da Mohamed Abrini, che ha lasciato il suo numero di telefono oltre a quello di Salah e che per questo motivo riceverà una chiamata dall'agenzia i131 agosto, giorno previsto per la riconsegna del veicolo, e di nuovo 115 settembre, giorno effettivo del veicolo. Non si hanno più notizie dell'automezzo fino al 29 agosto, I quando si becca una multa a rue Paul-Delvaux, a Bruxelles, alle 3:10. Il 30 agosto, alle 15:40, entra in Ungheria attraverso il posto di frontiera di Hegyeshalom. Un autovelox lo fotografa alle 16:27 vicino a Tatabánya. Alle 16:50 è a Biatorbágy e alle 18:29 raggiunge la cittadina di Kiskörös, 130 chilometri a sud di Budapest. Alle 20:40 il veicolo passa di nuovo per Biatorbágy, dov'era passato quasi tre ore prima. Il viaggio di ritorno termina a Bruxelles il 1° settembre nel tardo pomeriggio. Fra il 30 agosto alle 0:58 e il 1° settembre alle 22:53, vale a dire all'inizio e alla fine di questo viaggio, così come è stato possibile ricostruirlo attraverso i dati delle autostrade e i tabulati telefonici, la linea usata abitualmente da Salah Abdeslam risulta ubicata costantemente, senza emettere né ricevere chiamate, nel suo domicilio di Molenbeek, a riprova che ha lasciato lì la Sim. Interrogato al riguardo, dirà che è una cosa che si fa normalmente quando uno parte per un viaggio e desidera essere lasciato in pace. Peccato che per tutto il tragitto si sia servito di un altro numero telefonico belga, in contatto molto frequente con due numeri ungheresi. Le Sim ungheresi sono state comprate i127 agosto in un negozio di telefonia del supermercato di Kiskörös. La commessa, Dorina Petrovics, ha identificato i due individui a cui le ha vendute come Bilal Hadfi e Chakib Akrouh. Il primo si farà saltare in aria allo Stade de France, il secondo farà parte del commando dei ristoranti insieme a Brahim Abdeslam e Abdelhamid Abaaoud. Anche il loro percorso può essere ricostruito: partendo dalla Siria, passano dalla Turchia alla Grecia e arrivano in Serbia il 24 agosto. A partire da quella data comunicano prima con un interlocutore non identificato che li guida dalla Siria, poi con un coordinatore rimasto in Belgio che è sicuramente Khalid El Bakraoui, e infine, a partire dal 29, con l'uomo al volante della Bmw, ossia Salah Abdeslam. Arrivano a Budapest il 28 agosto e passano la notte dal 28 al 29 nel bosco vicino alla stazione di Kiskörös. «Di' ai ragazzi, quando saranno davanti alla stazione, di mandare un messaggio, cosi arriviamo di corsa. Digli la parola d'ordine segreta», dice Akrouh al suo interlocutore siriano, che riferisce l'informazione a Khalid El Bakraoui e dice che l'autista ha bisogno di un giorno, un giorno e mezzo per arrivare. È cosi che Salati Abdeslam, che aveva noleggiato l'auto già dal 24, si presume per essere pronto appena fosse arrivato il via libera, si mette in marcia la notte tra il 29 e il 30 e rientra, con i suoi due passeggeri, la sera del 1° settembre. Non sappiamo da chi e in quale nascondiglio saranno accolti, cosa che invece sappiamo con esattezza per i viaggi successivi.

I maghi del fuoco
Tutti questi dati sono noiosi. Ne ho citato un campione minuscolo per dare un'idea di cosa contiene un decreto di rinvio a giudizio e di quello che ascoltiamo in questo momento, udienza dopo udienza. Per riassumere: tra la fine di agosto e l'inizio di settembre del 2015 dodici combattenti dello Stato islamico, venuti dalla Siria e spacciandosi per profughi siriani, entrano in Europa attraverso la rotta dei Balcani. In cinque viaggi, Salah Abdeslam li va a prendere in Ungheria o in Germania e li riporta in Belgio, dove vengono divisi in cinque nascondigli affittati da Mohamed Bakkali sotto due identità distinte, Fernando Castillo e Alberto Malonzo; in entrambi i casi Bakkali si spaccia per informatico e si presenta in giacca e cravatta e travestito in modo ridicolo, con una parrucca riccia e grossi occhiali, cosa che non impedisce al proprietario di uno dei nascondigli di trovare che lo pseudo-Malonzo avesse «una certa classe». I terroristi sono tutti provvisti di carte di identità belghe fornite da una rete detta «Catalogo» e da un intermediario di nome Farid Kharkhach, che non smette di ripetere, con una certa verosimiglianza, che sì, certo, è un falsario e un piccolo criminale, ma che non sapeva assolutamente in cosa si stesse andando a mettere. Armi a parte, che rappresentano un angolo cieco del dossier perché ancora adesso non si sa da dove siano saltati fuori i sei Kalashnikov utilizzati per gli attentati, il ruolo di ognuno in questi preparativi logistici sembra chiaro. A Bakkali il compito di trovare i nascondigli, a Salati Abdeslam di provvedere ai trasporti, e gli altri quattro viaggi sono tutti documentati altrettanto precisamente, se non di più, del primo. Lui però va oltre l'incarico assegnato. È così che prima di restituire all'agenzia Rent a Car di Haren la Bmw a bordo della quale aveva appena scortato in Belgio Adfi e Akrouh si presenta il 4 settembre, all'inizio del pomeriggio, nel negozio Les Magiciens du Feu (i maghi del fuoco), specializzato nella vendita di materiale per fuochi d'artificio, al 21 di avenue de la Mare a Saint-Ouenl'Aumöne, a nord di Parigi, e compra una valigetta di legno e alluminio contenente 12 ricevitori e un telecomando che consente di inviare un impulso elettrico a una distanza di 400 metri. Questa cosa di comprare il materiale di accensione senza comprare i fuochi d'artificio era sembrata molto insolita al venditore, Valentin Lithare, ma il cliente aveva pagato 390 euro in contanti e dopo tutto era libero di farlo. Abdeslam entra da solo nel negozio ma i tabulati telefonici forniscono buone ragioni per ritenere che fosse accompagnato da Mohamed Abrini, rimasto fuori nell'auto. È sempre accompagnato da Mohamed Abrini, e questa volta è acclarato, che l'8 ottobre, al ritorno da Ulm dove è andato a prendere Osama Krayem, Sofien Ayari e Ahmad Alkhald, l'esperto di esplosivi, si reca, sempre in Bmw, vicino a Beauvais, in Normandia, in due negozi Irrijardin, dove si vendono prodotti che permettono di equilibrare l'acqua delle piscine. La signora Allard, che gestisce il primo di questi due negozi, si ricorda che i due uomini volevano assolutamente delle taniche della marca Bayroshock, ma lei non li aveva potuti accontentare perché è una marca troppo cara e vende soltanto taniche della Irripool, più economiche. Avevano avuto maggior fortuna dal signor Demaiter, che gestiva il secondo di quei negozi ed era concessionario esclusivo della Bayroshock. Demaiter era stupito che i due volessero comprare la maggior quantità possibile di quelle taniche quando metà di una tanica è largamente sufficiente per una piscina, ma era riuscito a fornirgliene tre, più del quantitativo che era necessario per fabbricare il Tatp, l'esplosivo utilizzato per gli attentati. Bayroshock o niente, pare pretendesse Ahmad Alkhald, che era uno che sulla qualità non voleva sentire storie.

Una faccia da schiaffi
Interrogato su questi acquisti, Salah Abdeslam ha detto, nel corso dell'istruttoria, che erano semplicemente «per fare dei fuochi d'artificio». Riguardo ai suoi viaggi, ha detto che era andato a prendere dei «fratelli islamici», dei rifugiati politici che fuggivano la guerra come la fuggono oggi gli ucraini bombardati dai russi e un tempo gli ebrei perseguitati dal tedeschi. Sembra non aver capito che riferimenti del genere possano risultare sgraditi. Ha rifiutato di fare il nome della persona che gli dava gli ordini, con ogni probabilità Khalid El Bakraoui, dicendo che lui non fa la spia. Per finire, si è lamentato che la giustizia gli ha «rovinato la vita», provocando quello che viene chiamato un «incidente di dibattimento»: dai banchi delle parti civili è partito un applauso ironico, il presidente del tribunale non è intervenuto (cosa che avrebbe dovuto fare, perché anche se assolutamente comprensibile è una cosa che non è consentita), gli avvocati della difesa sono insorti come un sol uomo e tutto è rientrato nell'ordine il giorno dopo. Ci sono stati dei giorni, nel corso di questo processo, in cui il principale imputato ha dato un'impressione un po' meno negativa di altri. Può apparire un difetto abbastanza risibile rispetto a tutto quello che gli viene rimproverato, ma nel corso di questa settimana ha lasciato l'impressione di essere, oltre a tutto il resto una spaventosa faccia da schiaffi.
(Traduzione di Fabio Galimberti)

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