domenica 22 settembre 2024
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Lo dice anche il principe saudita Bin Salman: Khamenei è il nuovo Hitler


Clicca qui






La Stampa Rassegna Stampa
09.01.2003 Che succede nel Likud ?
Politica elettorale surriscaldata, spiegata senza sensazionalismi da una giornalista che svolge seriamente il suo mestiere.

Testata: La Stampa
Data: 09 gennaio 2003
Pagina: 6
Autore: Fiamma Nirenstein
Titolo: «Sharon si difende ma il Likud scivola»
Riportiamo un articolo di Fiamma Nirenstein pubblicato su La Stampa giovedì 9 gennaio 2003
«Una calunnia di basso conio per disarcionare il primo ministro»: queste poche parole sono finalmente uscite, attesissime e richieste, dalle labbra dello stesso primo ministro israeliano Ariel Sharon a quasi due giorni dall'uscita sul giornale «Haaretz» delle notizie sul prestito di un milione e mezzo di dollari concessogli dal suo amico sudafricano Cyril Kern. Ora si aspetta che parli ancora, chiarisca, spieghi, si giustifichi, e che si spicci dato che manca poco al 28 gennaio, giorno delle elezioni: comunque, il contrattacco è cominciato, gli uomini del primo ministro spiegano senza sosta che il denaro è pulito e che l'attacco è vile, smaccato. Ma le spiegazioni piene ancora non sono sul campo: il silenzio del primo ministro e dei suoi figli è ancora assordante. Il prestito che Sharon ha ricevuto per restituire i fondi usati durante la campagna nelle primaries del 1999, illegali secondo la legge israeliana, hanno già fatto perdere a Sharon la speranza, finora giustificata, di ottenere il 40% dei seggi così da poter formare qualsiasi governo di unità nazionale. Adesso che è passato surrettiziamente alla stampa il documento con cui la magistratura israeliana richiede al governo sudafricano collaborazione per scoprire se il prestito comporti il reato di corruzione le quotazioni del Likud scendono. Persino se Sharon, come cercano di fare i suoi incaricati, riuscisse a convincere il pubblico che il suo vecchissimo amico sudafricano (un grande affetto familiare fin dalla guerra del '48) gli ha dato il prestito per pura amicizia e senza interessi di sorta in Israele, e anche se il pubblico fosse convinto che il documento è emerso per fini politici, difficilmente Sharon salterà di nuovo sul cavallo al galoppo che lo doveva portare fino al 28 gennaio. Secondo un´indagine del primo canale della tv di Stato, il Likud riuscirebbe a conquistare 27 seggi, il partito laburista 24. Sharon ora chiede di trovare il soffiatore amico dei laburisti e la procura dice che è indispensabile: ma comunque, spiega Rubinstein, non ci sarà nessuna possibilità di concludere l'indagine entro la data elettorale e di dare quindi al pubblico informazioni precise su cui andare alle urne. E già i sondaggi, consuete profezie che si autoavverano, indicano un calo della popolarità di Sharon: per esempio la Galei Tzahal, la radio popolare dell'esercito, ha sostenuto che un terzo degli israeliani è ormai convinto che Sharon sia «indegno di ricoprire la carica di primo ministro». Ma Sharon è un combattente, se si risolleverà dalla terribile pubblicità negativa che gli si abbatte addosso mostrerà solo i segni di un lungo allenamento. Il suo amico Cyril, palesemente odia ormai i giornalisti che gli telefonano a schiera: «Non finirò di stupirmi - ha detto - di come la politica israeliana possa compiere un linciaggio personale del primo ministro in un momento di così dura emergenza nazionale». La risposta, oltre che nei rapporti fra magistratura e giornalisti, la si può osservare nell'ora quotidiana di spot dei partiti che a spese del contribuente va in onda ogni giorno sulle reti televisive israeliane. Le accuse reciproche sono dure quanto la materia del contendere, la guerra e la spaccatura fra la parte religiosa e quella laica del Paese creano baratri autentici. La scena è dominata dallo scontro fra Likud e partito laburista. Quest´ultimo, sconfitto molto più dalla storia - dal rifiuto di Arafat a Camp David e dal terrorismo - che dagli elettori, tenta il tutto per tutto. Amram Mitzna, il nuovo candidato, la speranza della pace, il figlio legittimo di Rabin quanto a pacifismo e a ottimo passato militare, è il personaggio che desta più curiosità: il suo partito lo tiene sempre in primo piano, con barba grigia, occhialini, foto di famiglia, sorriso mite, occhi buoni; ma anche con la divisa e il volto strapazzati dopo le battaglie nelle campagne del `67 e del `73, mentre Rabin lo ringrazia pubblicamente per il suo valore. Mitzna parla ai giovani di speranza e promette di lasciare i terrirori comunque, un messaggio troppo facile per molti; siede con quei vecchi volponi dei suoi uomini (Shimon Peres, Ben Eliezer, Vilnai) che gli fanno tutti di sì con la testa, dopo tanti odi interni. Troppo facile anche questo. Per il Likud invece tutto è diventato difficilissimo: anch'esso ha messo Sharon, ora nei guai, al centro della sua pubblicità. Quasi scusandosi dopo gli scandali del partito,ripete che per votare lui bisogna votare Likud, e viceversa. Del primo ministro, una figura paterna di riferimento per un popolo tormentato dal terrore, si mostra sia il volto militare, con la testa fasciata mentre salva Israele con un pugno di uomini passando il canale di Suez contro gli ordini di Dayan, sia quello contadino, nel suo ranch nel Negev. Il messaggio, inconsueto per un partito di governo, è quello di quanto sia stato difficile guidare il Paese in questo periodo e contro un terrorismo così sanguinoso; e subito dopo, proponendo una linea difficile rispetto alle immagini precedenti, dichiara la volontà di andare a «concessioni anche molto penose» e di fare la pace. I partiti estremisti nazionalisti (come Herut) parlano invece di vincere con la forza; quelli religiosi (Shas) di cercare di impedire la totale laicizzazione dello Stato; Ovadia Yossef, il loro anziano rabbino carismatico, parla in modo tanto incomprensibile da richiedere sottotitoli, come parlasse a stranieri; invece il partito super laico Shinui vuole obbligare finalmente i religiosi a pagare le tasse, a fare il servizio militare, a smettere di impedire il traffico pubblico di sabato e i matrimoni civili. Hadash, uno dei partiti arabi, mostra una madre ebrea e una madre araba che piangono sulle tombe dei loro cari. Non sarà un gran messaggio politico, ma certo è realista.
Invitiamo i lettori di informazionecorretta.com ad inviare il proprio plauso alla redazione de La Stampa. Cliccando sul link sottostante si aprirà una e-mail già pronta per essere compilata e spedita.

lettere@lastampa.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT