Riprendiamo da ITALIA OGGI di oggi 24/03/2022, a pag.5 con il titolo "L'ambasciatore Terzi: Mosca e Pechino vanno in tandem, non ci ci sarà mediazione", l'intervista di Alessandra Ricciardi.
Giulio Terzi di Sant'Agata
Xi Jinping con Vladimir Putin
La Ue ha rinunciato a fare una politica comune sia di difesa che energetica. E la colpa storica è di Angela Merkel, che ha ragionato solo in termini economici e ha agito per tutelare le produzioni tedesche. Ora l'Unione europea ha preso coscienza che questo non pub più essere, e la Bussola strategica è il primo passo verso una nuova Europa». Così Giulio Terzi di Sant'Agata, ambasciatore, già ministro degli esteri del governo Monti. «Serve una politica dell'energia comune, l'energia è elemento della sicurezza. Aggiungo che anche le cooperazioni tecnologiche e le strategie industriali andranno ripensate tenendo ben presenti i perimetri di sicurezza nazionale ed europea».
La Cina pub essere un mediatore tra Russia e Ucraina? «Assurdo solo averlo pensato», dice Terzi, «Mosca e Pechino vanno in tandem, hanno sottoscritto un patto di acciaio e l'invasione dell'Ucraina era stata abbondantemente concordata. Certo Pechino non si aspettava questa evoluzione, ed è probabile che se la guerra dovesse protrarsi Xi Jinping alzi la cornetta per dire a Vladimir Putin di fermarsi. Un conflitto prolungato nel tempo, e le tensioni internazionali che ne deriverebbero, non fanno gli interessi della Cina».
Domanda. Il Consiglio europeo di oggi e domani, cui partecipa il presidente Usa Biden, è chiamato a decidere nuove sanzioni contro la Russia. Risposta. L'invasione dell'Ucraina ha messo tutta l'Europa davanti alle proprie responsabilità e ai propri errori. Vi è la consapevolezza che l'Unione deve essere un soggetto politico la cui difesa passa anche attraverso una comune politica energetica. Vladimir Putin ha utilizzato il gas con grande lucidità per rendere dipendenti gli altri paesi e fiaccarli, le sue mire espansionistiche erano chiare già dal 2008, quando invase la Georgia. E non è un caso che l'invasione dell'Ucraina ci sia stata adesso.
D. Cioè? R. La Russia aveva di fronte un'Europa provata da due anni di epidemia, con un'economia in crisi, problemi sociali e scontri politici. Molti paesi ci avrebbero pensato bene prima di andare giù duri.
D. La decisione più difficile da assumere a Bruxelles, sollecitata dagli Usa, è di interrompere l'acquisto di idrocarburi dalla Russia. Fattibile? R. Anche se non dovesse esserci una decisione di chiusura totale c'è sicuramente una accelerazione per una forte riduzione di acquisti. Vi è la consapevolezza che serve una politica dell'energia comune, l'energia è elemento della sicurezza. Aggiungo che anche le cooperazioni tecnologiche e le strategie industriali andranno ripensate tenendo ben presenti i perimetri di sicurezza nazionale ed europea. Non è più immaginabile che non si producano microchip, semiconduttori, che non si estraggano idrocarburi. Cosi come non è pensabile oggi non avere un piano per le forniture di iodio. Vanno rapidamente riorientate le capacità produttive.
D. Se è vero che è dal 2008 che le mire di Putin dovevano essere chiare, perché l'Europa non si è staccata dal gas russo? Dopo l'invasione della Crimea, le importazioni di gas sono addirittura aumentate invece di diminuire come pure la Commissione Ue aveva deciso. R. Perché l'Unione europea ha pensato a se stessa come un soggetto solo economico, rinunciando ad avere una politica di difesa e una politica energetica. Quest'ultima è strettamente connessa alla prima. Una scelta miope dagli effetti disastrosi.
D. In una Unione economicamente a più velocità e politicamente frammentata, chi ne porta le maggiori responsabilità? R. La colpa storica è della Germania e di Angela Merkel, il mercantilismo della cancelliera è stato catastrofico per tutta l'Europa. L'immagine della catastrofe si è palesata agli occhi del mondo quando Olaf Scholz è andato al suo primo incontro da cancelliere a Mosca. Putin a un certo punto gli dice che i suoi concittadini dovevano essere contenti che l'ex cancelliere dell'Spd Gerhard Schröder fosse nel cda di una importante società russa di gas, perché questo avrebbe garantito ai tedeschi prezzi vantaggiosi. Scholz ha abbassato gli occhi. Quello di Putin era un messaggio in tipico stile mafioso: lo zar gli stava dicendo di fare attenzione, di non commettere errori sul Nord Stream, che si sarebbe giocato la sua carriera. Questa scena di arroganza ha disvelato agli stessi tedeschi quanto la Germania abbia sbagliato nei rapporti con la Russia portandosi dietro tutta l'Europa.
D. Quali sono le ragioni storiche di questo colossale errore? R. Dopo la caduta del muro di Berlino, la Germania si è sentita finalmente sicura, considerata dagli Usa il timone per l'integrazione economica e monetaria dell'Europa, il dominus della sua politica economica e internazionale. L'importante a quel punto era solo l'economia, e la produzione tedesca innanzitutto. La sicurezza diventava secondaria. Il surplus della bilancia commerciale tedesca era un pericoloso campanello d'allarme, una distorsione problematica all'interno dell'Europa, ma i tedeschi sollecitati su questo, e ne sono stato testimone, si chiudevano a riccio. E così la Merkel si è sempre battuta in Europa perché la politica energetica non fosse comune ma nazionale.
D. Ora la Germania ha annunciato che la spesa militare passerà dall'1,5 al 2 per cento del pil. R. La guerra ha prodotto un cambio di visione a Berlino, e non solo per le spese militari. La ministra degli esteri tedesca, Annalena Baerbock, ha lanciato un esercizio non più incentrato solo sul ministero degli esteri, ma interministeriale, a cui contribuiranno anche il ministero dell'economia e della difesa. Questo indica il cambio di visione e di obiettivi, significa rafforzarsi, anche al fianco della Nato, e mettersi nelle condizioni di far fronte alla minaccia di un conflitto.
D. Cosa cambia con la Bussola strategica? R. L'approvazione da parte dei ministri degli esteri della Bussola strategica stabilisce un percorso ambizioso per la politica di difesa e di sicurezza dell'Unione Europea per il prossimo decennio. Il piano dovrà essere in grado di affrontare tutti gli aspetti in materia di sicurezza e difesa. Si prevede anche, ed è una novità assoluta, l'istituzione di una forza europea composta da 5 mila soldati europei, una forza speciale con capacità operativa. Non si tratta più di parole generiche, di dichiarazioni di principio, davanti a una minaccia pressante e vicina la Ue ha cambiato strategia e sarà un cambio non reversibile. Ci si impegna inoltre ad assistere anche i paesi neutrali che non sono parte dell'Alleanza. Un'estensione di garanzia e di protezione che funziona da deterrente. Insomma, è il primo passo verso una nuova Unione europea.
D. Anche l'Italia è stata minacciata dalla Russia. R. Le minacce al ministro della difesa Lorenzo Guerini sono motivate dalla valutazione fatta dall'entourage di Putin che l'Italia può essere un anello debole della strategia europea, sia per le sue dipendenze energetiche che per le ripercussioni che la crisi potrà avere sulla sua economia. Si consideri che in Italia, e non c'è distinzione tra centrodestra e centrosinistra, gli estimatori di Putin fino ad un mese fa erano tanti e molti continuano ancora oggi, davanti ai bombardamenti degli ospedali e agli stupri delle donne, a pensare che in fondo Putin non sia un pericoloso aggressore e che i conflitti attuali siano i movimenti della storia. A loro ricordo che la Corte penale internazionale ha avviato un'indagine contro Putin per crimini di guerra e contro l'umanità commessi in Ucraina. La risposta data da Mario Draghi al presidente Volodymyr Zelensky davanti al Parlamento italiano ha colpito per la chiarezza nell'assicurare il sostegno umanitario e anche militare all'Ucraina da parte del nostro Paese. Il premier Draghi ha dato ruolo e dignità all'Italia in Europa e sul piano internazionale.
D. È pensabile una mediazione della Cina? R. Assurdo solo averlo pensato, Cina e Russia vanno in tandem, hanno sottoscritto un patto di acciaio e l'invasione dell'Ucraina era stata abbondantemente concordata. Certo Pechino non si aspettava questa evoluzione, ed è probabile che se la guerra dovesse protrarsi Xi Jinping alzi la cornetta per dire a Putin di fermarsi. Un conflitto prolungato nel tempo, e le tensioni internazionali che ne deriverebbero, non fanno gli interessi della Cina.