Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 24/03/2022, a pag. 1, con il titolo "Zelensky: 'Il popolo ucraino sta difendendo l’Europa intera. Ma servono aerei' ", l'intervista del direttore Maurizio Molinari.
A destra: Volodymyr Zelensky
Maurizio Molinari
“La guerra lampo di Putin è fallita, la nostra resistenza continua, il nemico è demoralizzato». Il presidente Volodymyr Zelensky risponde alle domande di Repubblica da una località segreta in Ucraina. È la prima volta che concede un’intervista ad un quotidiano italiano dall’inizio dell’invasione russa. Ha scelto di farlo per parlare del mese di guerra. «Gli ucraini abbattono le bandiere russe sotto i proiettili, la nostra nazione è devastata, intere città come Hostomel, Volnovakha e Bucha semplicemente non esistono più, le hanno spazzate via» dice, ammettendo che «la perdita più grande che subiamo sono le persone». La voglia di combattere è granitica e alla Nato chiede «mezzi di difesa aerea per proteggerci dal cielo» ma è disposto a incontrare anche subito Vladimir Putin «a patto di non subire ultimatum». Ringrazia il premier Draghi «per il desiderio di vederci entrare nella Ue» e Papa Francesco «per le sue preghiere». E assicura che anche se i russi dovessero prevalere, non lascerà la sua terra: «Combatteremo tutti fino all’ultimo». Per difendere l’esistenza dell’Ucraina «e per proteggere l’Europa intera da un’aggressione più grande». Quando l’intervista termina, la sensazione è di aver tastato il polso ad un popolo che si batte per sopravvivere.
Signor Presidente, dopo un mese di guerra quanta parte della terra ucraina risulta effettivamente nelle mani dei russi? «È molto importante essere il più chiari possibile nella formulazione e nella comprensione della situazione. Non c’è niente di ucraino nelle mani della Russia. Sì, hanno sequestrato alcuni territori, hanno occupato alcune nostre città, come dei veri terroristi nucleari hanno sequestrato le centrali nucleari di Zaporizhzhia e Chernobyl, per ricattare tutto il mondo, ma tutto questo non appartiene a loro, perché gli ucraini stanno resistendo. L’esercito, i cittadini ucraini, le autorità a Kiev e in varie regioni, si sono tutti radunati e hanno opposto una feroce resistenza, frenando questa aggressione, la più brutale dai tempi della Seconda guerra mondiale. Stanno distruggendo le nostre infrastrutture, le nostre case, le scuole, gli ospedali, gli asili nido, stanno creando delle barriere, bloccando gli aiuti umanitari, stanno detenendo le persone in condizioni disumane - senza luce, acqua, cibo e medicine, ma la gente continua a partecipare alle proteste nelle città occupate. Le persone sotto i proiettili abbattono le bandiere russe e si oppongono all’occupazione. Questo sta accadendo nel nostro Est e nel Sud, vicino a Kiev, a Melitopol, Mariupol, Kherson, Volnovakha, Popasna, Irpin, Makariv, Bucha, Chernihiv... Ovunque, gli ucraini dimostrano un’impressionante forza d’animo che resiste al potere di armi, missili e attacchi aerei, bombardamenti costanti e così via».
Crede di poter respingere l’invasione o teme che l’esercito russo possa prevalere grazie all’uso schiacciante della forza? «Crediamo che l’intero mondo civilizzato alla fine si unirà a noi e insieme porremo fine a questa guerra. Perché la guerra non è in Ucraina, la guerra è in Europa. Lo dico spesso a tutti i leader mondiali: l’Ucraina è attualmente un avamposto di questa guerra che sta trattenendo l’aggressore. Ma Putin non si fermerà qui e andrà oltre, questo deve essere chiaro per tutti gli europei, per tutti i leader d’Europa e del mondo. L’impunità per l’attività criminale crea l’illusione che qualcuno potrà cambiare l’ordine mondiale, che lo Stato di diritto si può violare con la forza. Conosciamo tutti la storia della Seconda guerra mondiale e come è iniziata».
Vladimir Putin
Crede che la Bielorussia si unirà alla Russia nella guerra contro l’Ucraina, aprendo un nuovo fronte dal Nord? «Le forze armate ucraine sono pronte per qualsiasi scenario. Non è una questione di fede o di previsioni. Si tratta di una probabile minaccia e della nostra disponibilità ad affrontarla. Sfortunatamente, dai primi giorni di questa invasione su vasta scala, la Bielorussia è diventata una base per l’esercito russo: carri armati, mezzi corazzati, aerei. Ma secondo i nostri dati, molti militari bielorussi stanno in massa abbandonando la prospettiva di combattere in Ucraina. Capiscono che moriranno qui. Il tempo dirà se la leadership bielorussa lo comprenderà appieno e se non attraverserà la linea chiamata confine di Stato».
Dopo un mese di intensi combattimenti cosa ha appreso su come combattono i soldati russi e su come resiste il popolo ucraino? «Secondo i piani del nemico, si prevedeva la conquista dell’Ucraina entro pochi giorni, 48 o 72 ore. Ma la guerra lampo è fallita e l’eroica resistenza degli ucraini, che stanno difendendo la loro terra, le loro case, le loro famiglie, la loro libertà e sovranità, va avanti da ormai un mese. Il nemico è demoralizzato. Durante questo mese, l’esercito russo ha subito maggiori perdite di persone e attrezzature rispetto ai 10 anni di guerra in Afghanistan. Il mondo non ha conosciuto una guerra così brutale negli ultimi 80 anni. Questa è una guerra senza regole da parte dell’esercito russo e alcun rispetto di qualsiasi convenzione. Usano le armi e le bombe vietate dalle convenzioni internazionali. Uccidono i civili, le donne e i bambini. Stanno bombardando gli ospedali, le scuole, i teatri dove i civili si nascondono nei sotterranei, e lo stanno facendo deliberatamente. Derubano le case e gli appartamenti, portando fuori i piatti, i vestiti e i mobili sui loro mezzi corazzati. Stuprano le donne, torturano i prigionieri e uccidono i bambini. Mettono le bombe sulle strade e sui campi, bombardano le colonne di persone che vengono evacuate. Ma con tutti questi crimini non sono in grado di spezzare lo spirito libero degli ucraini».
Il presidente Putin ha iniziato la guerra, vuole eliminarla e nega alla nazione ucraina il diritto di esistere. Cosa c’è dietro la sua aggressione contro il vostro Paese? «Questa è un’aggressione iniziata in Ucraina contro l’Europa e il mondo intero. Penso che questa sia la ragione per sfidare l’ordine mondiale e imporre nuove regole al mondo con l’uso della forza».
Lei è pronto a incontrare il presidente Putin e a quali condizioni? «Sono sempre stato pronto per questo incontro negli ultimi anni, da quando sono stato eletto presidente dell’Ucraina. La guerra nel nostro Paese va avanti da otto anni, anche se la Russia ha in passato affermato al mondo che le truppe russe non erano presenti nel nostro Est. La guerra su larga scala della Russia contro l’Ucraina è in corso da un mese. Sono pronto per questo incontro ora, come ho più volte affermato pubblicamente».
C’è davvero lo spazio per un accordo sul cessate il fuoco? «Abbiamo tutti bisogno di pace. Siamo pronti a discutere i termini del cessate il fuoco, i termini della pace, ma non siamo pronti a subire ultimatum».
I paesi della Nato stanno inviando armi all’Ucraina e voi ne chiedete di più. Quali armi della Nato sono le più efficaci per il suo esercito e quali potrebbero fare la differenza tra quelle che la Nato ancora non vi consegna? «Le nostre maggiori perdite oggi sono le persone. Civili che muoiono perché subiscono continui bombardamenti, attacchi aerei e missilistici su città e villaggi ucraini. Dai primi giorni di guerra noi ucraini abbiamo chiesto alla Nato di chiudere il nostro cielo da bombe e aerei nemici. Questo, purtroppo, non è avvenuto. Ma, a questo punto, potete darci un’arma che possa aiutarci a proteggere il nostro cielo. Darci aerei, mezzi di difesa aerea e così via».
Come considera l’Italia e la Ue: un amico, un alleato o uno spettatore? «Questo tragico momento storico, questa guerra, ha reso evidenti alcune cose. Oggi abbiamo già una buona comprensione di chi nel mondo è il nostro vero amico e partner, di chi è un vero alleato e di chi, purtroppo, ha davvero scelto di essere spettatore, osservatore, in questo teatro di guerra. Il nostro desiderio di diventare un membro a pieno titolo della Comunità Europea rimane invariato. E sono grato al presidente del Consiglio Mario Draghi per la sua posizione chiara e il desiderio di vedere l’Ucraina tra i membri della Ue. Dopotutto, oggi è l’Ucraina che difende tutti i valori e le libertà europei in una sanguinosa lotta, perché questi sono anche i nostri valori e libertà. Non è questa una prova sufficiente che l’Ucraina è da tempo un Paese europeo? Ma stiamo pagando un prezzo troppo alto per questo: la vita della nostra gente».
Che cosa ha pensato mentre parlava al nostro Parlamento? «Mi sono rivolto al Parlamento italiano e a tutto il popolo italiano perché nei momenti difficili, ci siamo sempre aiutati a vicenda. Durante l’epidemia di Covid, i nostri medici e gli aiuti umanitari sono stati tra i primi ad andare in Italia, durante l’alluvione in Ucraina, abbiamo ricevuto e sentito il vostro aiuto. Abbiamo bisogno del vostro aiuto più completo anche adesso, perché l’Ucraina sta attraversando una delle fasi più difficili della sua storia».
Che cosa si aspetta dall’Italia? «Fate pressione sull’aggressore, aumentate le sanzioni contro quei russi che hanno iniziato e conducono questa guerra, rinunciate alle merci russe, ritirate le vostre aziende dal mercato russo. La Russia deve subire le conseguenze delle sue attività criminali: nella sua economia, negli scaffali vuoti nei negozi, negli yacht e nelle ville sottoposti a blocco, nell’impossibilità di viaggiare nel vostro bellissimo Paese».
Può darci un’idea delle distruzioni che sta subendo l’Ucraina? «Ricostruiremo tutto, ne sono convinto. Per questo abbiamo bisogno di pace. Il prima possibile. La nostra più grande perdita sono le persone. Sì, le infrastrutture, i ponti e le strade che abbiamo ricostruito negli ultimi anni, i complessi residenziali, le nuove scuole, gli ospedali vengono distrutti. Diverse città sono state semplicemente spazzate via dalla faccia della terra: Hostomel, Volnovakha, Bucha. Più di 550 istituzioni educative in Ucraina hanno subito danni, tra loro 72 completamente distrutte. 246 ospedali sono stati bombardati, 13 dei quali distrutti. Queste sono statistiche che crescono ogni giorno. Il trauma psicologico subito da bambini e giovani durante questa guerra si rifletterà nelle future generazioni di ucraini. Tutte le persone civili in Europa e nel mondo devono capirlo. E fare tutto il possibile per porre fine a questa guerra».
Qual è il ruolo che spera possa svolgere il Papa? «Recentemente ho avuto l’onore di parlare con Sua Santità e di aver sentito parole sagge e franche di sostegno al popolo ucraino. Uno dei leader spirituali del mondo sostiene l’Ucraina nelle sue preghiere, parole e azioni. Questo è molto prezioso per tutti noi, per lo spirito indomito degli ucraini».
Cosa può raccontarci della sua vita quotidiana in tempo di guerra. Quante ore dorme? Quanto spesso parla con la sua famiglia? Cosa dice ai feriti negli ospedali o ai soldati in prima linea? «Non ho mai dormito molto, sono abituato a questo ritmo, non è un problema. Ma vorrei comunicare di più con la mia famiglia, è vero. Ma questo momento sicuramente arriverà. Dopo aver vinto le elezioni presidenziali, nel mio discorso inaugurale, ho detto ai cittadini ucraini “Ognuno di noi è presidente”, nel senso che siamo tutti uguali e tutti noi siamo responsabili per il futuro del nostro Paese. Oggi ognuno di noi è un difensore della nostra terra, del nostro Stato e del nostro futuro comune. Sono orgoglioso dei cittadini ucraini: militari e civili, volontari, medici, insegnanti, autisti, i nostri bambini che sono costretti a sopportare questa sofferenza. È un grande onore per me di essere il presidente di questo popolo».
Teme di essere ucciso da un missile ipersonico russo lanciato contro di lei? «Il mio unico timore è che nel XXI secolo uno dei più grandi Paesi d’Europa possa essere cancellato dalla faccia della terra. Ma il mondo non lo permetterà. Il male non può prevalere, è contro la logica del buon senso, contro la vita stessa, contro la natura stessa». Se la guerra dovesse andare male e se dovessero prevalere i russi, lascerà il Paese o combatterà fino alla fine? «Ognuno di noi è il presidente e ognuno di noi è il guerriero. Combatteremo tutti fino all’ultimo».