Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 21/03/2022, a pag.10 con il titolo "Yehoshua: la Nato deve mandare i tank" l'intervista di Alberto Simoni.
Abraham B. Yehoshua
“Ma perché siete così silenziosi?», domanda Abraham Yehoshua, lo scrittore israeliano raggiunto al telefono quando Zelenskyha finito il suo intervento alla Knesset. Yehoshua lancia un appello all'Occidente e soprattutto all'Europa chiamata ad alzare la voce contro l'aggressione della Russia in Ucraina. «Dove sono i francesi, i tedeschi, gli inglesi e voi italiani, dove siete?».
Professor Yehoshua, ci sono le armi inviate agli ucraini, sanzioni molto severe, non bastano? «Non basta. Io capisco che non si possa fare un conflitto, so benissimo che Kiev non è membro dell'Alleanza atlantica e alcune regole non si applicano: comprendo che la Nato non voglia un confronto militare con la Russia, ma ci sono altre vie».
Per esempio? «Bisogna mostrare a Putin i muscoli, far vedere sul terreno che c'è l'intenzione di fare di più. Perché non mandare carri armati in Ucraina. Far vedere che l'Occidente è li, non credo che Putin avrebbe la forza — diciamo il coraggio — di attaccarli. E si cambierebbe la dinamica del conflitto».
Joe Biden
Zelensky alla Knesset ha parlato di soluzione finale, paragonando quanto sta accadendo all'Olocausto e si è attirato molte critiche. «Non ho visto il suo discorso, non voglio commentarlo. Ma è un elemento interessante che vi sia un presidente ebreo in Ucraina. È stato un luogo di pogrom nel '900 e ora c'è Zelensky».
Quindi non vede pericoli, non scorge l'incubo del ripetersi della storia? «Gli ebrei non sono in pericolo. Sono protetti e considerati da tutti nel mondo. Il problema non è questo».
Qual è? «Bisogna fermare Putin, per le morti che le sue azioni stanno procurando, per il fiume di rifugiati che si ingrossa, perché sta smembrando uno Stato. Questo può avvenire solo se gli alleati prendono una decisione coraggiosa e lo bloccano militarmente. Non si tratta di fare una guerra, ma servono i tank in Ucraina».
La diplomazia lavora alacremente, anche il governo del suo Paese ha un canale aperto con Putin. «Il premier Bennett è un'ottima persona. Chiunque dopo Netanyahu va bene. Cosa riuscirà a ottenere non lo so».
Non teme che così si indeboliscano i rapporti con gli Stati Uniti? «Usa e Israele sono amici, la vicinanza è solidissima. Certo non siamo ai livelli vissuti ai tempi di Trump e Netanyahu. Ma quella era un'eccezione».
E' difficile immaginare un epilogo, si è fatto un'idea di come si potrebbe uscire dal conflitto? L'Ucraina esisterà ancora? «L'Ucraina esisterà ancora e i profughi torneranno, il mondo ha messo molti soldi e continuerà a riversare nelle casse di Kiev aiuti a sufficienza per restaurare il Paese».
Che volto avrà l'Ucraina nella sua immaginazione? «Io credo che la Russia riuscirà ad annettere alcune zone, oltre al Donbass e alla Crimea. Ma quanto tempo servirà ad arrivare fino qui, a un epilogo, nessuno lo sa».
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