Francia-Israele: è il momento delle convergenze?
Analisi di Michelle Mazel
(traduzione di Yehudit Weisz)
Gérald Darmanin
Il 2022 sarà l'anno della tanto attesa riconciliazione tra Parigi e Gerusalemme? Ci ricordiamo ancora di quel leggero brivido provocato lo scorso ottobre dalla decisione di Benny Gantz, Ministro della Difesa israeliana, di mettere al bando, su raccomandazione dei servizi di sicurezza, sei organizzazioni palestinesi, con la motivazione che fungono da canale per il riciclaggio di denaro a vantaggio dei movimenti terroristici, affermazione aspramente contestata dalle citate organizzazioni e criticata con la massima veemenza dai media francesi. Per Le Monde: “Classificando sei ONG tra le organizzazioni terroristiche, Israele colpisce il cuore della società civile palestinese.” E il quotidiano dato che si unisce ad altre organizzazioni della società civile che mettono in discussione la realtà delle accuse israeliane. È con molta più circospezione che il 25 febbraio del 2022, questo stesso giornale, annuncia che “Il Ministro dell'Interno, Gérald Darmanin, chiederà lo scioglimento del Collettivo Palestina Vincerà e del Comitato d’Azione Palestinese, accusati di “promuovere l'odio, la discriminazione, e la violenza” e di “incitamento ad atti terroristici... Il Collettivo Palestina Vincerà è accusato dal Ministero di appello all’odio, alla discriminazione e alla violenza… Il Ministero gli rimprovera anche di promuovere “la discriminazione e l’odio verso Israele e gli israeliani, in particolare attraverso campagne di boicottaggio.” Quanto al Comitato d’Azione Palestinese, esso “afferma nel suo statuto di sostenere tutte le organizzazioni che combattono contro Israele, anche quelle che usano violenza o metodi terroristici” , sottolinea il Ministro. Le Monde questa volta non critica la decisione presa dal Ministro e si limita ad evocare in dettaglio le reazioni indignate delle due organizzazioni incriminate. Le autorità israeliane si sono ben guardate dal rilasciare dei commenti, ma non c'è dubbio che la decisione di Gérald Darmanin sia stata accolta con grande soddisfazione; vi si poteva vedere la prova che la Francia stesse finalmente prendendo coscienza della realtà. Tanto più che ventiquattro ore prima, durante la cena annuale del CRIF, il Primo Ministro Jean Castex, in sostituzione di Emanuel Macron trattenuto a Bruxelles per la crisi ucraina, aveva letto un discorso del Presidente della Repubblica che era musica per le orecchie israeliane. “Gerusalemme è la capitale eterna del popolo ebraico. Non ho mai smesso di dirlo.” Questa frase di Macron è stata pronunciata, scrive Le Monde, “mentre il Presidente ribadiva il suo personale attaccamento alla Città Santa, e criticava una serie di risoluzioni adottate dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite, durante un incontro annuale dedicato alla questione palestinese. Queste usavano esclusivamente il nome arabo Haram Al-Sharif ("Nobile Santuario") per descrivere la Spianata delle Moschee, che gli ebrei chiamano il Monte del Tempio.” Con l’occasione il quotidiano non poteva fare a meno di aggiungere – giustamente – che la Francia nel dicembre del 2021 aveva comunque votato a favore della risoluzione. Altre affermazioni del Capo di Stato che hanno colmato di soddisfazione le autorità israeliane: “Il Presidente Macron, dal canto suo, ha condannato le prese di posizione assunte da ONG israeliane e internazionali (Yesh Din, B'Tselem, Human Rights Watch e Amnesty International), che dal 2020 portano avanti un’argomentazione giuridica e politica, al fine di denunciare il controllo dei palestinesi da parte di Israele come un regime di apartheid. Per Macron, “non è affermando tali falsità che le associazioni che pretendono di perseguire un obiettivo di pace, realizzano la loro vocazione.” C'è da sperare che dopo questa splendida schiarita, il cielo non si oscuri di nuovo all’indomani delle elezioni presidenziali.