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Lo dice anche il principe saudita Bin Salman: Khamenei è il nuovo Hitler


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Avvenire Rassegna Stampa
17.03.2022 Boris Johnson prende accordi con Arabia e Iran sul petrolio
Cronaca di Angela Napoletano

Testata: Avvenire
Data: 17 marzo 2022
Pagina: 5
Autore: Angela Napoletano
Titolo: «'Boris d'Arabia' va a caccia di greggio e prigionieri in Iran»
Riprendiamo oggi, 17/03/2022, da AVVENIRE, a pag.85 a cronaca di Angela Napoletano dal titolo "'Boris d'Arabia' va a caccia di greggio e prigionieri in Iran".

Boris Johnson to push for Saudi green energy funding in Riyadh visit |  Financial Times
Boris Johnson

Dal petrolio russo a quello saudita. È questo il senso della campagna d'Arabia del premier britannico Boris Johnson partito, ieri, per una missione speciale prima negli Emirati Arabi Uniti e poi in Arabia Saudita. La molla che ha dato slancio alla sua impresa è l'urgenza di ravvivare le tiepide relazioni diplomatiche con i Paesi produttori di greggio del Golfo Persico e convincerli a estrazioni più generose a favore del Regno Unito e degli «alleati» occidentali provati dalla crisi energetica innescata dalla guerra in Ucraina. Le immagini di Johnson a colloquio con il sultano Sheikh Mohamed bin Zayed ad Abu Dhabi e con il principe Mohammed bin Salman (MbS) a Riad hanno fatto, tuttavia, storcere il naso a molti. L'alone antidemocratico che grava sulle monarchie del Golfo non è meno ingombrante rispetto a quello del Cremlino. Soprattutto in Arabia Saudita dove, appena sabato scorso, è stata eseguita un'esecuzione di massa di 81 persone, locali e non, accusati di crimini di vario genere. Controversa è l'idea che il premier, già soprannominato dai tabloid «Boris d'Arabia», fugga ai ricatti energetici della Russia facendo affari con un governo, come quello di MbS, accusato di aver torturato e ucciso, tra gli altri, anche il giornalista Jamal Khashoggi. Soprattutto se poi, come insinuato da alcuni, Londra abbia manifestato la disponibilità a sdoganare i pagamenti petroliferi in yuan invece che in dollari, mossa strategicamente gradita alla Cina. Le manovre di Johnson sullo scacchiere mediorientale non solo limitate alla Penisola arabica. Londra, ieri, ha ottenuto il rilascio di due cittadini britannici di origine iraniana detenuti da 6 anni a Teheran: Anoosheh Ashoori, ingegnere di 66 anni, e Nazanin Zaghari Ratcliffe, impiegata 44enne della Thomson Reuters Foundation. II ministro degli Esteri, Liz Truss, ha confermato che la liberazione è avvenuta dopo il pagamento di un debito che Londra aveva in sospeso da più di 40 anni: 400 milioni di sterline per una fornitura di carri armati che Teheran saldò nel 1979 senza mai ricevere perché congelata durante la rivoluzione khomeinista. La creatività diplomatica degli ultimi giorni insinua l'idea che, sullo sfondo della guerra a Kiev, il Regno Unito continui a giocare la sua partita anche sul tavolo della guerra in Yemen e dell'accordo sul nucleare in Iran del quale è parte in causa. Riguardo a quest'ultimo, proprio ieri gli Usa hanno parlato di essere vicini a raggiungere l'intesa.

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