L'Occidente vinse e poi si arrese
Da 'Mangia ananas, mastica fagiani', di Diego Gabutti
(da Italia Oggi)
Diego Gabutti
Diego Gabutti, Mangia ananas, mastica fagiani, vol. 2. Dai Processi di Mosca al disgelo e a Pol Pot, WriteUp, Roma 2022
Gli ucraini lo avevano tradito (nel 1944 Stalin aveva un sogno: evacuare tutta l'Ucraina in Siberia, ma non c'era modo d'occuparsene, erano troppi). Lo avevano tradito i lituani, gli estoni, i tatari, i kazachi, i calmucchi, i ceceni, gli ingusci, i lettoni —persino il bastone della rivoluzione, i lettoni! Persino i suoi connazionali georgiani, risparmiati dalla mobilitazione, sembravano aspettare Hitler! Fedeli al proprio Padre erano rimasti solo i russi e gli ebrei...
Aleksandr Solzenicyn, Nel primo cerchio
Esistevano formazioni di volontari anticomuniste, composte da cittadini sovietici, ma guidate da ufficiali tedeschi. I primi a sostenere i tedeschi furono i lituani (gliene avevamo fatte di cotte e di crude!) Furono quindi gli ucraini a formare un battaglione volontario delle SS, e gli estoni alcuni reparti di SS. In Bielorussia una milizia popolare contro i partigiani arrivò a contare centomila uomini! C'era poi il battaglione turkestano. E uno tartaro in Crimea. [...] Quando i tedeschi conquistarono il nostro Sud, il numero dei battaglioni di volontari crebbe ulteriormente: uno georgiano, uno armeno, uno del Caucaso del Nord e sedici calmucchi. Al tempo della ritirata dal Don seguì i tedeschi un convoglio di cosacchi — circa 15mila uomini, metà dei quali in grado di usare le armi. Nella regione di Brjansk, nel 1941, ancora prima che arrivassero i tedeschi la popolazione locale abolì I kolchoz, prese le armi contro i partigiani sovietici e creò, fino al 1943, una regione autonoma guidata dall'ingegnere K.P. Voskobojnikov con una brigata armata di ventimila uomini (e san Giorgio sulle bandiere) che si denominò Rona, Russkaja Osvoboditel'naja Narodnaja Arma [Esercito naz. di liberazione].
Aleksandr Solzenicyn, Arcipelago Gulag
Ma, grazie a Dio, quei guai erano passati. Stalin aveva rimediato battendo Churchill e quel santarellino di Roosevelt. Dagli anni Venti non aveva ottenuto tanto successo quanto con quei due babbei. Quando rispondeva loro per lettera, o a Jalta se ne tornava nella sua stanza, li prendeva in giro. [...] Butti lì una parola, la prima che ti viene in mente, e quelli saltellano di gioia, se la scrivono subito su un foglio. Fingi che l'amore ti abbia ammorbidito, e quelli si fanno due volte più morbidi. Da costoro per un nonnulla, poco più d'una presa di tabacco, aveva ottenuto: Polonia, Sassonia, Turingia, gli uomini di Vlasov, quelli di Krasnov, le isole Curili, Sachalin, Port Arthur, metà Corea, e aveva confusi col Danubio e con i Balcani. I leader degli «agricoltori», che avevano trionfato alle elezioni, ora se ne stavano in prigione. Erano stati rinchiusi nei campi di lavoro tutti i sovietici che avevano vissuto in Europa. E una volta là, ognuno di loro si beccava un secondo giro di dieci anni. Insomma, a quanto pareva, ogni cosa stava iniziando ad andare per il verso giusto!
Aleksandr Solzenicyn, Nel primo cerchio
La tragedia di Vlasov [generale ucraino dell'Armata rossa, dovette scegliere tra Hitler e Stalin, e scelse Hitler, che aveva liberato l'Ucraina dai bolscevichi invadendo l'Urss] fu la tragedia dell'intera guerra russo-tedesca: un corpo a corpo fra mostri. Non vi fu alcuna alternativa. Non vi fu alcuna terza scelta — solo i due titani dell'oscurità.
Warren H. Carroll, 70 Years of the Communist Revolution
Viktor Ljubimicev aveva grandi occhi perennemente spalancati. La natura gli aveva donato un fisico da sportivo, soldato e amatore. La vita lo aveva catapultato subito dalle piste da corsa d'uno stadio della gioventù a un campo di concentramento in Baviera. In quell'angusto spazio di morte, dove i nemici spedivano i soldati russi e il potere sovietico non lasciava entrare la Croce Rossa internazionale, in quello spazio di terrore piccolo e compatto, sopravviveva solo chi metteva da parte i propri concetti relativi, limitati e classisti di bene e coscienza. [...] Aveva dato la caccia ai partigiani del «movimento di resistenza» sui Vosgi e respinto gli Alleati sul Vallo Atlantico. Durante la grande pesca del 1945, era filtrato in qualche modo attraverso il setaccio, arrivando a casa, aveva sposato una ragazza con i suoi stessi occhi chiari, col suo stesso corpo giovane e flessuoso, e l'aveva lasciata dopo neanche un mese, quando era stato arrestato. Nelle carceri incontrò dei russi membri di quello stesso «movimento di resistenza» che lui aveva cacciato sui Vosgi. Alla Butyrka giocavano a domino, ricordavano i giorni trascorsi in Francia e i combattimenti e aspettavano di ricevere pacchi da casa. Poi era stata data a tutti la stessa condanna: dieci anni.
Aleksandr Solzenicyn, Nel primo cerchio
Si decidevano le sorti dei prigionieri di guerra tedeschi, che avrebbero imboccato la via per la Siberia. E si decidevano le sorti dei prigionieri di guerra sovietici nei lager di Hitler: per volontà di Stalin, una volta liberati avrebbero condiviso il destino siberiano dei prigionieri tedeschi. Si decidevano le sorti di calmucchi e tatari di Crimea, di balkari e ceceni che, sempre per volontà di Stalin, sarebbero stati deportati in Siberia e Kazakistan, perdendo il diritto a ricordare la propria storia e a insegnarla ai figli nella lingua materna. Si decidevano le sorti di Michoels [il direttore del Teatro ebraico di Stato] e del suo amico, l'attore Zuskin, degli scrittori Bergel'son, Markis, Fefer, Kvitko e Nusinov, la cui condanna a morte avrebbe spianato la strada al feroce processo nei confronti dei medici ebrei, col professor Vovsi in testa. Si decidevano le sorti degli ebrei salvati dall'Armata Rossa, sui quali, a dieci anni dalla vittoria di Stalingrado, Stalin avrebbe levato il gladio sottratto a Hitler. Si decidevano le sorti della Polonia, dell'Ungheria, della Cecoslovacchia e della Romania. Si decidevano le sorti dei contadini e degli operai russi, la libertà del pensiero russo, della letteratura e della scienza russe.
Vasilij Grossman, Vita e destino
Gli alleati fecero anche peggio. Nel luglio del 1945, consegnarono [a Stalin] cinquantamila cosacchi e russi bianchi, con mogli e figli, che non erano mai stati cittadini dell'Unione Sovietica. Alcuni cosacchi si erano resi responsabili di atrocità, specie a danno dei serbi, ma in questo modo, con un'operazione degna di Stalin, un'intera comunità fu indirizzata verso lo sterminio. Gli uomini vennero uccisi prima di arrivare al Gulag, le donne e i bambini giunsero in Siberia attorno all'ottobre del 1945. Le loro tracce svaniscono dopo il 1949.
Donald Rayfield, Stalin e i suoi boia