Riprendiamo dalla REPUBBLICA - Milano di oggi, 12/03/2022, a pag. 1, l'intervista di Annarita Briganti dal titolo "Ruth Shammah: 'Il nostro sostegno all'Ucraina' ".
Ruth Shammah
Più di trenta relatrici e relatori sul palco, in collegamento o con un contributo video per parlare di pace, per riflettere su cosa significhi essere europei oggi e per cambiare le cose. "Per l'Ucraina per l'Europa" è la maratona culturale a favore dell'Ucraina organizzata da Repubblica e da Linkiesta con il Parenti. Sede della manifestazione (dalle 18, ingresso libero prenotandosi sul sito del Parenti) e il teatro Franco Parenti diretto da Andrée Ruth Shammah. Tanti gli ospiti del direttore di Repubblica Maurizio Molinari, del direttore de Linkiesta Christian Rocca e di Shammah. Il programma prevede, tra gli altri, Bernard-Henri Levy, Yarina Grusha, professoressa di letteratura ucraina, il dissidente sovietico e politico israeliano Natan Sharansky, Natalia Aspesi, Corrado Augias, Francesco Merlo, Gianluca Di Feo, il direttore de L'Espresso Lirio Abbate, Alain Elkann e Stefano Boeri, che con la sua Triennale sta già aiutando la cultura ucraina, Quando i miei genitori scappavano da Aleppo l'Europa era la salvezza Ma è anche la libertà di pensarla diversamente rappresentata domani dall'attrice Lidiya Liberman e dal violinista ucraino Pavel Vernikov. La scrittrice Edith Bruck porterà la sua esperienza di sopravvissuta alla deportazione. L'artista israeliano, milanese di adozione, Yuval Avital proporrà una installazione che richiamerà il blu e il giallo della bandiera ucraina con ninne nanne delle donne ucraine. Alle 20,45 sarà proiettato il film Reflection del regista ucraino Valentyn Vasyanovych, che si è sempre occupato della guerra nel suo Paese.
Shammah, qual è il senso di questa grande mobilitazione? «Bisogna prendere una posizione precisa di sostegno all'Ucraina. Non discriminiamo nessuno, la cultura unisce però ci sono ferite violentissime aperte in questo momento, c'è una invasione in corso violentissima, ci sono tante persone che stanno morendo, c'è il coraggio del popolo ucraino. C'è la libertà di tutte le relatrici e di tutti i relatori che diranno quello che pensano».
Che cosa possiamo fare tutte e tutti? «Come teatro oltre a devolvere parte degli incassi, stiamo raccogliamo donazioni del pubblico, degli artisti e delle compagnie in scena per Refugees Welcome Italia — Fondo Milano per l'Ucraina. Finora abbiamo raccolto 10.000 euro per convogli umanitari per le persone costrette ad andarsene dall'Ucraina Ne servono altri. Non ho voluto mettere un biglietto a pagamento per domani ma mi aspetto che tutti donino almeno 5,10 euro. Mi vengono in mente le parole di Liliana Segre sull'importanza di non girarsi dall'altra parte. In questi giorni penso continuamente anche all'Afghanistan, a tutte le tragedie per le quali avremmo potuto fare di più».
Cosa significa essere europei, tema evocato fin dal titolo della maratona? «Io sono aleppina, la mia famiglia viene da Aleppo. Sono siriana, ebrea, il mio cuore è con Israele. Quando i miei genitori scappavano da Aleppo e venivano in Europa, l'Europa era la salvezza, la speranza, non fare vivere ai loro figli quello che loro stavano subendo. L'Europa per me è anche l'arte della contraddizione, la libertà di pensarla diversamente, come accadrà pure domani. L'importante è potersi confrontare ma sui temi realmente rilevanti, uscendo, per esempio, dalla questione vaccini sì o no».
II teatro come luogo di pace, di dialogo. «Se sto davanti alla televisione, da sola, e ricevo delle notizie è diverso rispetto a stare con altre persone, senza potere cambiare canale, senza controllare il telefono. In una ipotetica concentrazione ti metti in uno stato in cui dedichi quelle ore a quell'argomento e, mentre gli altri parlano, anche tu dici qualcosa a te stesso. Non è un atteggiamento passivo, si crea una comunità. E domani parleremo spero con calma. I ragionamenti hanno bisogno di spazio, di aria per essere fatti. Ci saranno anche interventi fortemente emotivi. È inutile fare finta che non siamo tutti scossi perché non è vero».
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