Democrazia e dittatura si scontrano in Ucraina
Analisi di Antonio Donno
Negli Stati Uniti l’inflazione sfiora l’8 per cento, nell’Europa occidentale tende ad aumentare. Si tratta delle conseguenze di ritorno dell’applicazione delle fortissime sanzioni economiche imposte alla Russia a causa dell’invasione dell’Ucraina. Era tutto previsto, perché la situazione politica nell’Europa orientale imponeva misure severissime di fronte ad un atto militare i cui precedenti vanno ravvisati nelle guerre dei primi di questo secolo contro la Cecenia e la Georgia al fine di ottenere il controllo dell’Abkhazia e dell’Ossezia del Sud. Ma quelle regioni del Caucaso non avevano il rilievo politico e strategico dell’Ucraina, uno Stato inserito in uno spazio confinante con altri Stati collocati nell’Europa centro-orientale che hanno aderito alla Nato.
La questione dell’inflazione ha un’importanza diversa per le potenze occidentali e per la dittatura di Putin. È il problema della democrazia. Le democrazie occidentali sono legate in maniera indissolubile alla volontà dei cittadini, i quali determinano con il loro voto chi deve detenere il potere sino alle successive elezioni. Viceversa, in Paesi come la Russia e ancor più la Cina l’opinione dei cittadini è un affare privato, che non conta nulla a livello pubblico, cioè nella gestione del potere. Anzi, quando il malumore della gente si esprime pubblicamente, esso viene represso immediatamente. Così, le conseguenze dell’inflazione nei due campi sono l’esempio palmare della distanza fra democrazia e oligarchia.
Il caso delle sanzioni alla Russia è la dimostrazione di tutto questo. Nei Paesi occidentali, che hanno stabilito delle sanzioni economiche durissime alla Russia, i fatti di oggi ci dicono che l’inflazione determina un aumento significativo del costo della vita, perché la Russia fornisce all’Occidente il petrolio e soprattutto il gas necessari a società avanzate come quelle occidentali, nelle quali il benessere è strettamente legato alla capacità del potere politico di soddisfare le richieste dei cittadini. Per questo motivo, se i contraccolpi delle sanzioni imposte alla Russia dovessero, nel prossimo futuro, continuare a danneggiare il livello di vita dei cittadini dell’Occidente, è assai probabile che la risposta pubblica potrebbe mettere in seria difficoltà la gestione del potere e richiedere un cambio di rotta nella questione dell’Ucraina. Il che avverrebbe, secondo le regole democratiche, per vie politiche, cioè attraverso le elezioni.
Questo timore è estraneo alla gestione del potere da parte di Putin. Le elezioni politiche non contano nulla in Russia, perché Putin si è assicurato nel tempo un potere che lo mette al sicuro da qualsiasi tentativo di contestare la sua gestione. Le manifestazioni di protesta di parti esigue della popolazione delle grandi città russe sono state brutalmente represse, il resto tace ed anzi v’è un certo consenso patriottico che rafforza l’azione di Putin contro l’Ucraina e contro l’Occidente malvagio. Ma l’aspetto più importante di tutta la questione è che il calo del tenore di vita della popolazione russa a causa delle sanzioni non spaventa Putin. Il dittatore russo ha tutte le armi necessarie per sedare qualsiasi contestazione, come si è visto, facendo appello al patriottismo oppure, semplicemente, reprimendo qualsiasi opposizione o malumore con la forza. L’unica vera opposizione, se si esprimerà in modo contestativo del suo potere, può venire soltanto dagli oligarchi russi colpiti dalle sanzioni. Ma è un’ipotesi assai poco probabile.
Dunque, se così stanno le cose, il vantaggio è per Putin. La gestione dittatoriale del potere, almeno in questa circostanza, gli fornisce tempi politici più lunghi rispetto all’Occidente. Solo un golpe interno alla sua cricca potrebbe invertire la rotta, ma è difficile prevedere lo sviluppo dell’eventuale crisi interna. La posizione dell’Occidente, e degli Stati Uniti in particolare, dove la questione ucraina ha scarso rilievo nell’opinione pubblica, è legata alla resistenza degli ucraini e agli esiti diplomatici. Ma più i giorni passano, più è evidente che Putin gioca sull’inconcludenza degli incontri diplomatici per portare a termine il suo progetto di conquista dell’Ucraina. Sarebbe una sconfitta molto grave per la Nato e l’Occidente democratico.