Riprendiamo da LIBERO di oggi, 11/03/2022, a pag. 1, con il titolo "Quel comunista che giustifica chi uccide bimbi", il commento di Renato Farina.
Renato Farina
Luciano Canfora
«La storia di Irina che perde il bambino è un caso particolare e basta». A dare questo giudizio è il massimo intellettuale comunista italiano, Luciano Canfora, 79 anni, filologo raffinatissimo, storico dell'età antica, accademico di fama mondiale per i suoi studi su Demostene e la Biblioteca di Alessandria, in una intervista alla Gazzetta del Mezzogiorno. Era stato richiesto di un parere sulla guerra in corso, ha fatto di più: ha versato ai lettori l'essenza orrenda del comunismo. Il bambino di Irina morto o perduto, il dolore della donna, tutto questo è un caso particolare, e basta. La grande storia, l'unica che un uomo emancipato debba considerare degna del proprio sguardo, non è fatta di tante inutili Irine e dei loro bambini, lasciamo perdere queste minuzie, formichine inghiottite con indifferenza dal divenire storico che va verso un mondo felice o no, si vedrà. Non riesco a tenere in fondo all'articolo quella frasetta. In fondo la notizia sarebbe che i veri comunisti stanno con Putin, e lo dice il numero uno dei loro pensatori. Mentre molti altri di sinistra, figli del Pci e iscritti all'Anpi, hanno la stessa idea conservata nella canfora, ma non la dicono, fingono il contrario. Magari oseranno pure cantare "Bella Ciao" fingendosi dalla parte ucraina, mentre in realtà credono a Putin e al compianto giornalista comunista Giulietto Chiesa che li marchia come nazisti. Insomma. Ci sarebbero insulti al buon senso più evidenti rispetto alla faccenda di Irina e del suo piccino. Il fatto ad esempio che Canfora affermi che Putin abbia tutte le ragioni ad aver deciso l'invasione, e che lo Stato aggressore è l'Ucraina, che Matteo Salvini, arrivato in quel paesino polacco, invece di farsi insultare dal sindaco avrebbe dovuto sventolare lui la maglietta con Putin prendendone le difese.
FIORE DEL MALE Eppure non sta in questa protervia capace di capovolgere la realtà il cuore dell'intervista, ma in quel particolare minore, in una frase sfuggita, detta senza cattiveria, pronunciata con noncuranza, qualcosa di banale, al diavolo Irina con il suo bambino, doveva curarselo meglio, problemi privati; un uomo colto e avveduto ha da sollevarsi più in alto di queste vicende riguardanti individui sostituibili, e osservare e di filosofia della storia forgiati da Marx, Lenin e perché no Stalin - lo scontro delle superpotenze, quasi un cozzare di pianeti. Invece no, mi ostino: in queste quattordici parole («La storia di Irina che perde il bambino è un caso particolare e basta») c'è la formula tragica del veleno che ha ammazzato milioni e milioni di poveri cristi in nome di un futuro migliore, per cui è lecito sacrificare il singolo, il suo destino irripetibile. Ecco lo stralcio dell'intervista curata da Enrica Simonetti in cui emerge questo fiore del male. Canfora ha appena spiegato perché l'Ucraina è causa e promotrice del conflitto: «L'Ucraina sta disattendendo gli accordi del '91...» Domanda: «Ma professore, quando lei vede gli orrori, le bombe i profughi, pensa queste cose?». Canfora: «... In realtà, non riesco più a leggere i giornali, perché sono pieni di pagine sulla guerra in cui in realtà non c'è nulla. Oggi leggevo il "Corriere": le prime 15 pagine mi sembrano basate su pianti e urla dei popoli, nulla di più». Domanda: «E di cosa si dovrebbe parlare secondo lei?». Canfora: «Io vorrei notizie sull'andamento del conflitto, perché la storia di una Irina che perde il bambino è un caso particolare e basta. Da giorni poi si parla di un milione e mezzo di profughi in marcia: neanche ai tempi delle invasioni barbariche! Non credo in queste cifre e soprattutto, anche se sappiamo che l'informazione va così, non è possibile accendere la Tv e sentire una serie di interviste ai passanti». «Li chiamerei profughi, gente in fuga, bombardata. Non passanti» replica stupefatta la cronista. Canfora: «Sto spiegando ciò che non mi convince dal punto di vista della autenticità delle riflessioni sulla guerra».
LEZIONE D'INDIFFERENZA Le riflessioni sulla guerra non devono insomma passare dai pensieri della gente qualsiasi, che si incammina verso l'ignoto con un fagotto, non devono farsi influenzare dalla visione del singolo bambino morto ammazzato dai russi e dalla mamma che piange. Putin, da marxista, ha fatto quel che bisognava fare e i traditori ucraini stanno subendo il trattamento che meritavano. Infatti è Kiev «la potenza che vuole prevaricare», «è dalla parte del torto» e va condannata senza se e senza ma. Finisce così la piccola lezione di che cos'è il comunismo, di che pasta umana sia fatto, e perché Putin sia davvero - come documentato ieri da Vittorio Feltri - un comunista che mette in pratica l'antica lezione di Lenin e Stalin. Per averci rinfrescato la memoria sulla composizione chimica dell'humus in cui trova radici e cresce questa pianta carnivora ringraziamo il professor Canfora, la cui fama accademica è legata alla filologia greca, che usa come un piedistallo di autorevolezza per saltare agilmente qualche millennio e, spacciandosi per storico, difendere Stalin. Qualcuno ogni tanto, all'estero, ha osato rinfacciarglielo ma da noi non c'è nulla da fare, è uno dei quattro-cinque intellettuali italiani cui la crème culturale ha dato la licenza di uccidere la verità. Perché? Ovvio: è comunista e pure internazionalista. Attualmente è firma prestigiosa del Corriere della Sera. Comunista da Corriere della Sera, che è il massimo.
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