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La Repubblica Rassegna Stampa
09.03.2022 Putin sferra l'attacco contro Odessa
Cronaca di Giampaolo Visetti

Testata: La Repubblica
Data: 09 marzo 2022
Pagina: 4
Autore: Giampaolo Visetti
Titolo: «Odessa nel Medioevo: 'Vedranno come muore chi lotta per la libertà'»

Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 09/03/2022, con il titolo "Odessa nel Medioevo: 'Vedranno come muore chi lotta per la libertà' ", la cronaca di Giampaolo Visetti.

Odessa, la città sotto assedio russo è una piccola Italia: fondata da un  napoletano, qui fu scritta “O sole mio” - Il Mattino.it
Odessa

Lungo la costa del Mar Nero anche di notte si veglia. Ognuno è attento a lampi, rumori e ombre. Gli infiltrati russi anticipano le truppe: si mescolano agli ucraini, sospesi sull’immensa steppa di un fronte che nessuno più sa indicare. Nessuno è al sicuro: a Mykolajiv però la gente ha seguito con incredulità i bagliori dei missili sparati all’alba contro case e palazzi residenziali. «Mancavano pochi minuti alle cinque – dice – Eugeniy, cuoco del ristorante Eqvator - : lampi rossi hanno illuminato la stanza, sono esplosi muri e vetri». Undici edifici hanno preso fuoco, otto sono crollati. Quattro i morti: nove, tra donne e bambini, i salvati dalle fiamme. Una famiglia è stata estratta viva dalle macerie. «I russi volevano la strage – dice il sindaco Oleksandr Senkevich – per scatenare il terrore». Un missile ha centrato anche lo zoo, esplodendo tra la gabbia delle tigri e il fossato degli orsi bianchi. Non erano ordigni di precisione diretti su obiettivi militari. Grad e bombe a grappolo esplodono a largo raggio per seminare la morte. Attorno a noi la città ha tremato. Il quartiere colpito è sette chilometri dall’aeroporto di Kolbakino, sulla foce del fiume Bug. Qui si combatte per il controllo dello scalo. Un raid aereo russo ieri ha colpito la vicina caserma: otto i soldati ucraini uccisi, diciannove i feriti. «Putin ha ordinato un massacro – dice Volodymyr, capo della resistenza territoriale – per ridurci come Mariupol». Alla periferia di Mykolajiv si sono riaffacciati i tank venuti da Kherson. L’armata di Mosca ha attaccato con i lanciarazzi i quartieri ovest. La città-penisola resiste, ma ha minato il ponte mobile sul Bug: se il nemico avanza verso Odessa, verrà fatto saltare. Per Zelensky la Russia sta usando “tattiche medioevali”, in battaglia e contro la gente. Anche la difesa però ha molto di antico. Gli anziani scavano fossati nell’orto e si appostano con i fucili da caccia. Donne e bambini cuciono i loro vestiti sulle reti che mimetizzano le trincee. «Questa volta la patria si salva – dice Markjian, contadino di 84 anni – se ognuno difende il proprio pezzo di terra».

Perché Putin non è affatto isolato - Redazione
Vladimir Putin

Tra Mariupol, Melitopol, Kherson, Mykolajiv e Odessa, stavano per cominciare aratura e semina del grano. I cereali permettono alle persone di mangiare e sono il tesoro dell’economia nazionale. La guerra qui sta seminando il deserto, come ai tempi della fame imposta da Stalin. Nei campi migliaia di soldati e volontari ucraini imbracciano mitra e badile. Ognuno scava la propria fossa nell’orizzonte piatto e ci si infila come una bestia. Dalla terra, per seicento chilometri, affiorano solo elmetti e canne decise a sparare. Le spiagge sono minate e coperte di fili spinati. Ogni individuo in fuga è ridotto a scovare il proprio corridoio umanitario personale. «Putin vuole Odessa e tutto il Mar Nero – dice Lesya, ingegnere corsa ad arruolarsi – e i russi ci arriveranno. Scopriranno come muore chi lotta per vivere libero ». Per il Cremlino la grande offensiva per la conquista del Sud è decisiva quanto la presa di Kiev. Sul Mare d’Azov, Mariupol è a un passo dall’ecatombe. I check-point russi sparano a chiunque tenti di scappare, o di portare cibo. A Kherson sono stati bloccati trenta furgoni inviati con acqua e patate. Anche gli invasori sono costretti alle razzie. Dal porto alla foce del Dnipro le truppe arrivate da Crimea e Donbass avanzano verso ovest. Presa Zhaporizhzhia, puntano ad altre due centrali atomiche. La marcia però è su Odessa. «Vogliono aggirare Mykolajiv – dice Sergeyi Bratchuk, capo della difesa dell’Oblast – per ridurre le perdite e prendere alle spalle il porto più importante dell’Ucraina». La battaglia per Odessa è cominciata. Ieri a mezzanotte due esplosioni hanno scosso i terminal del porto. La contraerea ucraina ha aperto il fuoco contro caccia e navi a un passo dalla città. I missili russi hanno distrutto la base militare ucraina di Krasnoselka, sedici chilometri dal municipio. Nella baia è stato centrato il pattugliatore nemico “Vasyliy Bikov”.

In città i boati coprono il suono delle sirene. Donne e bambini dormono sotto chiese, sinagoga e moschea. Trincee e carri armati proteggono viali e palazzi. Su un milione di abitanti, 200 mila sono fuggiti. I profughi assaltano l’unico treno quotidiano diretto al confine con la Slovacchia. Proibiti gli alcolici: troppi militari, volontari e mercenari che vagano con le armi puntate. Davanti all’Opera, i soldati della resistenza hanno deposto i fucili per imbracciare le trombe. I teatri sono chiusi, all’Ucraina manca la sua musica. Per qualche minuto ci hanno pensato loro. «Piccolo concerto tra le trincee – dice Rostislav, studente di 18 anni richiamato alle armi - per le donne che lottano e difendono i nostri fratellini ». Odessa, porta per l’Europa, è il cuore di un Sud sconvolto. Conta gli istanti come una preda cacciata: prega che il suo turno, per una volta, si scordi di lei.

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