Le parole di Zelensky: apertura e fermezza Cronaca di Corrado Zunino, breve della Stampa
Testata:La Repubblica - La Stampa Autore: Corrado Zunino Titolo: «Zelensky apre: 'Discutiamo il futuro delle zone occupate'. Il silenzio di Mosca - Zelensky: 'Combatteremo fino alla fine. Russi nazisti'»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 09/03/2022, a pag. 8, con il titolo "Zelensky apre: 'Discutiamo il futuro delle zone occupate'. Il silenzio di Mosca", la cronaca di Corrado Zunino; dalla STAMPA, a pag. 10, la breve "Zelensky: 'Combatteremo fino alla fine. Russi nazisti' ".
Ecco gli articoli:
LA REPUBBLICA - Corrado Zunino: "Zelensky apre: 'Discutiamo il futuro delle zone occupate'. Il silenzio di Mosca"
Corrado Zunino
Profughi ucraini
È il silenzio di Putin a non consentire di vedere la pace. Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, dal suo rifugio di Kiev, ha detto cose chiare: «Sono disponibile a discutere con i russi su come gestire il futuro del Donbass e della Crimea, ma non le lascerò arrendendomi ». Nessuna resa, una trattativa sì. E anche la possibilità di fermare la richiesta di adesione dell’Ucraina alla Nato. Zelensky lo ha detto alla tv americana Abc e ha aperto a un governo di quell’area dell’Est Ucraina realizzato con uomini inviati dalla Federazione russa. «Possiamo discutere con Mosca su come questi territori continueranno a vivere». Il presidente ucraino, tuttavia, non riconoscerà alcuna indipendenza alle autoproclamate repubbliche. «Sono disponibile per un dialogo, non per una capitolazione. Possiamo trovare un compromesso, ma la richiesta di Putin per il riconoscimento è un altro ultimatum, e noi non accettiamo ultimatum». Zelensky ha aggiunto che è importante capire se in queste due regioni le persone che prima sembravano voler aderire alla Russia continuano a pensarla allo stesso modo. Le immagini delle bandiere della Federazione ammainate nelle città e degli inni ucraini cantati contro i carrarmati invasori hanno reso più fragile la narrazione di Donetsk e Lugansk filorusse. Tornato a parlare direttamente alla patria, Zelensky ha detto ai suoi, come ogni giorno d’altronde: «Continuate a combattere». Ed è andato a prendersi l’applauso, di più, la standing ovation dal Parlamento britannico con una videochiamata di questo tenore: «Come voi avete combattuto contro i nazisti durante la Seconda guerra mondiale, noi continuiamo a resistere. Combatteremo fino alla fine per la nostra libertà, ma abbiamo bisogno del vostro aiuto». Nel corso dell’intervento, ha ricordato che in Ucraina sono già morti cinquanta bambini. Attraverso tutti e tre i round negoziali fin qui realizzati, e anche con interventi pubblici personali, Vladimir Putin ha ribadito che le sue condizioni ufficiali per la tregua sono: annessione della Crimea e indipendenza dall’Ucraina per le due regioni — o repubbliche — del Donbass. La condizione ufficiosa è: via Zelensky «e la sua cricca nazistoide ». Il presidente ucraino cerca un accordo perché è assediato sul piano militare, il presidente russo dovrebbe cercarlo perché, con una vittoria che sul terreno fatica a vedersi, vede stringersi attorno alla Russia il cappio economico. Lo stesso ministro degli Esteri italiano, Luigi Di Maio, ha sottolineato come «Zelensky è stato chiaro nel suo obiettivo di compromesso, ora Putin deve fare un passo avanti». Ancora una volta, in assenza della Germania, è stato il presidente francese Emmanuel Macron a tenere in mano il filo della trattativa internazionale. Ha lasciato un incontro pubblico quando Zelensky lo ha chiamato e si è fermato nel colloquio per un’ora e mezza. Questioni umanitarie, sicurezza delle centrali nucleari, i temi. La trattativa con la Russia, soprattutto. Il round quattro deve essere ancora fissato, ma domani ad Antalya, in Turchia, il ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov, e quello ucraino, Dmytro Kuleba, si incontreranno. A provare la mediazione, dopo il silenzio caduto sul tentativo del premier israeliano Naftali Bennett, è il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, che manderà all’incontro il suo ministro degli Esteri. La Nato ha fin qui faticosamente tenuto di fronte alle richieste di Zelensky di liberare i cieli d’Ucraina con la “no fly zone”, ma adesso la Polonia, la nazione che mostra il maggior timore per una possibile espansione a occidente della Russia, ha annunciato che metterà immediatamente a disposizione degli Stati Uniti tutti i suoi ventotto Mig 29 trasferendoli gratuitamente nella base Nato di Ramstein, in Germania. È un primo passo per arrivare a fornire i caccia alle forze armate di Kiev, prive in questo momento, dicono i russi, di un’aviazione. I piloti ucraini sono addestrati a far volare i Mig 29. Varsavia ha anche chiesto a Washington la fornitura di aerei con capacità operative simili, pronta ad acquistarli. Questo atto, in un rapporto con la Russia sempre più teso, rischia di far scattare una ritorsione russa. Gli stessi Stati Uniti, presi in contropiede («Non ci avevano consultato prima», ha detto la sottosegretaria di Stato Victoria Nuland), fanno sapere che la prospettiva di jet che partono «per volare in uno spazio aereo contestato solleva serie preoccupazioni per l’intera alleanza della Nato»: l’offerta polacca «non è sostenibile», ha spiegato il portavoce del Pentagono John Kirby.
LA STAMPA: "Zelensky: 'Combatteremo fino alla fine. Russi nazisti' "
Volodymyr Zelensky
«Non ci arrenderemo, non perderemo e combatteremo fino alla fine». Così Zelensky in collegamento con la Camera del Regno Unito. «Noi come gli inglesi contro i nazisti».
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