Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 07/03/2022, a pag. 20, con il titolo "Sharansky: 'Così la Russia torna Urss' " l'intervista di Rossella Tercatin.
Rossella Tercatin
Natan Sharansky
Nelle ultime due settimane la Russia è tornata più simile all’Unione Sovietica di quanto non sia mai stata negli ultimi trent’anni. Ad affermarlo è un uomo che ha conosciuto da vicino l’oppressione della dittatura e la sua crudeltà, il dissidente sovietico e politico israeliano Natan Sharansky. Settantatré anni, Sharansky in Ucraina è nato, proprio a Donetsk, principale centro di quella regione del Donbas da anni de facto sotto il controllo russo e teatro di una prolungata guerra definita “a bassa intensità” ma che ha causato migliaia di morti. Per il suo desiderio di emigrare in Israele e attivismo in campo ebraico, il leader passò quasi dieci anni in un gulag con l’accusa di alto tradimento prima di essere liberato nel 1986. Immigrato finalmente in Israele subito dopo il suo rilascio, negli anni successivi si dedicò alla politica e alle esigenze dei nuovi israeliani arrivati nel paese dopo il crollo dell’Urss. Dal 1989 sono oltre un milione gli immigrati nello Stato ebraico dalle ex repubbliche sovietiche. Questo fa di Israele forse il paese più russofono del mondo occidentale — e d’altronde Russia e Ucraina ospitano ancora oggi due delle comunità ebraiche più numerose d’Europa. Ministro in diversi governi negli anni Novanta e Duemila (dal 2006 membro del Likud dell’ex premier Benjamin Netanyahu), Sharansky dal 2009 al 2018 ha guidato l’Agenzia Ebraica, ente semigovernativo che si occupa di immigrazione. Il premier israeliano Naftali Bennett sabato ha sorpreso tutti con la sua visita a Vladimir Putin a Mosca.
Cosa pensa di questo tentativo di mediazione? «Qualsiasi tentativo di porre fine a questa terribile guerra deve essere accolto con favore. Il fatto che Bennett sia uno degli ultimi leader del mondolibero che è ancora in grado di parlare con Putin deve essere utilizzato. Per varie ragioni, Israele è stata più cauta nelle critiche nei suoi confronti rispetto ad altri paesi. Devo dire però che non sono ottimista perché non vedo come si possa convincere Putin a rinunciare alla sua barbarica aggressione dell’Ucraina finché non avrà soggiogato l’intero Paese».
Lei nei giorni scorsi aveva criticato Israele per non avere espresso una posizione più forte. «Israele sta facendo molto in termini di aiuti umanitari, ma la Russia controlla i cieli della Siriache sono fondamentali perla nostra sicurezza nazionale. È l’Occidente ad averlo permessoe anche adaver permessoall’Iran di diventare così aggressivo nella regione, e quindi arenderci dipendentidaPutin. Non possiamo dimenticarlo».
Cosa c’è oggi nella mente di Putin? «Putin si è autoconvinto che l’Ucraina non sia unaveranazione eche alsuopopolonon importi finire sotto la Russia. Per questo motivo la resistenza loha sorpreso. Penso che anche la reazione dell’Occidente l’abbia stupito: non si aspettava cheagisse in modo così rapidoe deciso, pensava cheogni paesesi sarebbe preoccupato solo di difendere i propri interessi. Cisono invece calcoli che non ha sbagliato. Aveva intuito chela minaccia nucleare avrebbe spaventato l’Occidente e la mossa si è rivelata corretta: il mondo è preoccupato e perquesto quando l’Ucraina ha chiesto di istituire una no-fly zone sui suoi cieli contro l’aviazione russa la proposta non è stata accolta. La mia paura comunque è che anche le valutazioni errate non facciano altro che aumentare la sua ferocia e determinazione a raggiungere i suoi obiettivi a qualsiasi costo».
Pensa che la minaccia nucleare vada presa sul serio? «LaRussia non è il paese più forte del mondo, ma ciò che Putin ha ottenuto è stato cambiare i principi internazionali fondamentali. Dopo la Seconda guerra mondiale in Europa c’era l’idea che i territori non si conquistassero con la forza. Lui ha dimostrato di essere pronto a sfasciare il sistema e anche di usare lo spettro delle armi nucleari come deterrente per impedire che l’Occidente interferisca».
Quanto la Russia di oggi le ricorda l’Unione Sovietica? «Fino a due settimane fa, nonostante tutti i suoi problemi,la Russia rimaneva comunque molto distante dall’Urss, molto più libera. Ma ora la situazione è peggiorata, tutti i siti di opposizione o dove era possibile informarsi sono stati chiusi, inclusi Facebook e Twitter, tanti cittadini russi, soprattutto intellettuali, stanno scappando in cercadi maggiore libertà, molti vengono arrestati. In pochi giorni i russi si sono ritrovati tagliati fuori dalla libera informazione più che in qualsiasi altro momento negli ultimi trent’anni».
C’è qualche possibilità che i cittadini russi si rivoltino contro Putin? «È difficile misurare il dissenso perché non ci sono studi affidabili. L’impressione è che la gente non sia contenta della guerra e delle sanzioni. All’improvviso le persone hanno perso il 30 per cento dei propri risparmi e si trovano ad affrontare tanti ostacoli, incluse le difficoltà di andare all’estero. Se però questo si trasformerà in un vero e proprio movimento di opposizione rimane un’incognita. Anche per questo Putin ha fretta di chiudere l’offensiva in pochi giorni».
Israele ha una numerosa popolazione di origine russa e Ucraina. Come viene vissuto il conflitto? «C’è grandissima solidarietà verso l’Ucraina, anche da parte di chi èarrivato dalla Russia. Ci sono manifestazioni pubbliche e molto impegno per inviare aiuti umanitari. C’è una profonda vicinanza emotiva».
Personalmente lei come si sente a vedere le immagini di distruzione che arrivano dal paese? «È difficile vedere le belle città che conosco tanto bene improvvisamente assediate e sotto il fuoco nemico.È ironico che Putin, il quale sostiene che gli ucraini non siano nemmeno un popolo, li abbia improvvisamente portati al centro della scena mondiale. Il popolo ucraino sta mostrando coraggio, devozione e determinazione a lottare per la libertà completamente unici. Se non fosse così terribile, lo definirei commovente».
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