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La Repubblica - Il Giornale Rassegna Stampa
06.03.2022 Russia-Ucraina, Israele prova la mediazione
Cronache di Rossella Tercatin, Daniel Mosseri

Testata:La Repubblica - Il Giornale
Autore: Rossella Tercatin - Daniel Mosseri
Titolo: «Il dialogo Gerusalemme-Mosca spinto dai dossier Siria e Iran - Ci prova Israele, mediazione a sorpresa»

Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 06/03/2022, a pag. 8, con il titolo "Il dialogo Gerusalemme-Mosca spinto dai dossier Siria e Iran", la cronaca di Rossella Tercatin; dal GIORNALE, a pag. 5, con il titolo "Ci prova Israele, mediazione a sorpresa", la cronaca di Daniel Mosseri.

Ecco gli articoli:

Israeli Prime Minister Traveled to Moscow in Secret to Meet With Putin
Naftali Bennett

Rossella Tercatin: "Il dialogo Gerusalemme-Mosca spinto dai dossier Siria e Iran"

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Rossella Tercatin

Dallo scoppio della guerra il primo ministro israeliano Naftali Bennett lo aveva sottolineato diverse volte: l’approccio “misurato” di Israele rispetto al conflitto in Ucraina gli avrebbe consentito non soltanto di salvaguardare i propri interessi ma anche di offrire un contributo positivo alla situazione. Se il blitz diplomatico del premier israeliano a Mosca e Berlino ha sorpreso tutti, gli analisti concordano che è stato il frutto di una tela tessuta lungo l’arco di diversi giorni, in cui Gerusalemme ha lavorato per creare lo spazio per un dialogo con il presidente russo Vladimir Putin. Da quando è scattata l’invasione dell’Ucraina, Bennett, pur manifestando dolore e preoccupazione per la situazione del Paese, ha sempre evitato di menzionare la Russia nei suoi discorsi pubblici, lasciando che ad esprimersi con toni più duri fosse il Ministro degli Esteri Yair Lapid. La determinazione di Israele a non assumere una posizione troppo netta contro Mosca non si è limitato alle dichiarazioni: Gerusalemme non ha firmato la mozione americana contro la Russia presentata al Consiglio di Sicurezza dell’Onu (per poi votare però a favore all’Assemblea generale). Inoltre, secondo indiscrezioni, subito prima dello scoppio della guerra, Gerusalemme avrebbe impedito agli Usa di vendere all’Ucraina il suo leggendario sistema di difesa antimissilistico Iron Dome. Anche dopo l’invasione, nonostante le ripetute richieste del presidente ucraino Volodymyr Zelensky, Bennett ha rifiutato l’invio di armi a Kiev, concentrandosi sugli aiuti umanitari: oltre cento tonnellate di materiale, mentre sabato sera uno dei suoi centri medici israeliani di eccellenza, lo Sheba, ha annunciato l’apertura di un ospedale da campo a Leopoli. Per Israele salvaguardare i buoni rapporti con la Russia rimane cruciale per la sicurezza nazionale. Mosca detiene il controllo sullo spazio aereo siriano e la terra di Bashar Assad è diventata un centro operativo dell’Iran e di Hezbollah, che lo Stato ebraico considera minacce esistenziali. Negli ultimi anni, l’aviazione dell’IDF ha spesso colpito in territorio siriano, con il tacito accordo russo. C’è poi da considerare il ruolo del Cremlino nella partita per l’accordo sul nucleare iraniano. La Russia è uno degli interlocutori che partecipano alla trattativa con la Repubblica degli Ayatollah (insieme a Stati Uniti, Francia, Gran Bretagna, Germania e Cina) a Vienna con l’obiettivo di ripristinare l’intesa siglata nel 2015 e basata sulla cancellazione delle sanzioni economiche contro Teheran in cambio di restrizioni temporanee al suo programma nucleare. Israele si oppone strenuamente all’intesa considerandola inadeguata a impedire all’Iran di conseguire l’arma atomica. Il legame tra Israele e Russia – ma anche Ucraina – non è però solo costituito solo da interessi strategici: dal 1989 sono oltre un milione i cittadini dell’ex Unione sovietica immigrati nello Stato ebraico e ancora oggi gli israeliani di lingua russa sono circa il 10% dei suoi nove milioni di abitanti. Il partito politico Yisrael Beytenu (Israele Casa Nostra) è stato fondato per tutelarne le esigenze ed esprime l’attuale ministro delle Finanze, Avigdor Lieberman. Ad accompagnare Bennett nel suo viaggio a Mosca è stato un altro immigrato dall’ex Urss, il ministro per le Politiche abitative Zeev Elkin, per ironia della sorte nativo dell’Ucraina. Negli ultimi dieci anni Elkin ha sempre scortato nelle visite a Mosca anche il predecessore di Bennett Benjamin Netanyahu, fungendo da interprete non solo in senso linguistico ma anche politico-culturale. Per contro, sia in Russia sia in Ucraina vivono grandi comunità ebraiche – centinaia di migliaia di persone – la cui tutela è pure considerata una priorità dalla leadership israeliana. In considerazione della posizione particolare di Israele rispetto ai due Paesi, lo stesso Zelensky, anche lui ebreo, aveva invitato Bennett a fungere da mediatore con Mosca. Se nei primi giorni Putin aveva dichiarato di non essere interessato, qualcosa potrebbe essere cambiato. Anche se su una reale volontà del presidente russo di accettare un vero dialogo, scommettono in pochi.

Daniel Mosseri: "Ci prova Israele, mediazione a sorpresa"

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Daniel Mosseri

L'Europa ha fallito, la Cina rimane alla finestra e gli Stati Uniti sono considerati un nemico. Così, per tentare di risolvere la crisi russo-ucraina, a Mosca scende in campo il Medio Oriente, regione vicina alla Russia per geografia e politica. Ieri al Cremlino è arrivato il primo ministro israeliano Naftali Bennett, accompagnato da un traduttore non comune: il ministro dell'Edilizia Ze'ev Elkin, nato nel 1971 a Kharkiv, la città ucraina più pesantemente colpita dai bombardamenti russi. Un tentativo di Israele di mettere pace fra Mosca e Kiev era nell'aria da giorni: lo stato ebraico non è solo uno storico alleato degli Usa ma intrattiene rapporti intensi con Russia e Ucraina in virtù di un 15% di cittadini russofoni giunti in Israele dopo il collasso dell'Unione Sovietica. Oltre a Elkin, altri due ministri del governo Bennett provengono dall'ex Urss: il titolare delle Finanze, Avigdor Lieberman, è nato nel 1958 a Chisinau, oggi Moldavia; e quello del Turismo, Yoel Razvozov, è originario di Birobidzhan, distretto ebraico dell'estremo oriente russo al confine con la Cina. In Medio Oriente, poi, Mosca gioca contro gli Usa sostenendo due nemici mortali di Israele: la Siria di Bashar Assad e l'Iran dell'ayatollah All Khamenei, due leader a loro volta alleati degli agguerriti Hezbollah libanesi. Per la tutela della propria sicurezza, Israele non può dunque prescindere da buoni rapporti con la Russia. L'arrivo di Bennett a Mosca, una visita concordata con Usa, Francia e Germania, fa seguito a un suo giro di telefonate nei giorni scorsi tanto con il presidente ucraino Volodomyr Zelensky, quanto con Vladimir Putin. Ricevendo il premier israeliano, il presidente russo rompe l'isolamento internazionale in cui è precipitato con l'invasione dell'Ucraina: solo mercoledì scorso 141 Paesi, incluso Israele, hanno censurato all'Onu l'aggressione di Mosca contro Kiev. Bennett ha però anche cercato di moderare i toni con la Russia, preoccupandosi di sottolineare il bisogno di sostenere l'Ucraina, alla quale ha inviato 100 tonnellate di aiuti umanitari proprio mentre preparava il viaggio a Mosca. In molti hanno osservato come Bennett ed Elkin, entrambi ebrei osservanti, siano partiti alla volta della Russia durante lo shabbat, il sabato ebraico, durante il quale è prescritto il riposo. Nell'ebraismo i dettami della Torah possono però essere violati per salvare una vita umana e l'urgenza del viaggio ha fatto sperare in una svolta imminente. Allo zar Putin, Bennett ha offerto i propri buoni uffici, ma la profondità dell'affondo militare russo in Ucraina non lascia sperare che una semplice mediazione possa risolvere la crisi. Mosca e Kiev hanno peraltro fatto capire che un nuovo round di negoziati diretti, il terzo, potrebbe già tenersi nelle prossime ore. Il fermento diplomatico è evidente: a conclusione dell'incontro con Putin, il premier israeliano ha telefonato a Zelensky per poi recarsi a Berlino, dove incontrerà il cancelliere tedesco Olaf Scholz per la seconda volta in quattro giorni. Dopo Bennett, un altro leader mediorientale andrà in pressing sul Cremlino: il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha annunciato che telefonerà oggi allo zar per chiedergli di fermare le operazioni militari in Ucraina. Anche la Turchia ha rapporti stretti con Russia e Ucraina, a cominciare dal comune affaccio sul Mar Nero. Negli ultimi due anni Erdogan ha molto irritato gli alleati della Nato per aver acquistato dalla Russia il sistema missilistico S-400. Ankara e Mosca operano poi di comune intento in Siria mentre giocano su fronti opposti in Libia. E ancor più di Italia e Germania, la Turchia dipende dalle importazioni di gas russo mentre il turismo dei cittadini russi è una voce importante dell'economia turca. Così Erdogan ha criticato le sanzioni antirusse. E però ha anche condannato Mosca all'Onu, mentre suo genero Selçuk Bayraktar è considerato uno dei principali fornitori di armi dell'Ucraina.

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