Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 04/03/2022, a pag.21, con il titolo "Harris: 'Ci aspetta una lunga guerra' " l'intervista di Antonello Guerrera.
Antonello Guerrera
Robert Harris
"Nonostante il rischio nucleare, dobbiamo combattere Putin in Ucraina». E poi il legame tra pandemia e guerra, il risveglio dell’Occidente. Robert Harris ne sa qualcosa dell’appeasement verso Adolf Hitler e stavolta nei confronti dell’attuale presidente russo. Colonna della letteratura oltremanica e mondiale, il 64enne scrittore sta completando un nuovo romanzo su Cromwell e la Guerra Civile inglese, dopo i precedenti bestseller storici e distopici Pompei , Monaco (ora anche su Netflix), Enigma , V2 , Fatherland , dove i nazisti vincono la Seconda Guerra mondiale.
Harris, e se oggi vincesse Mosca? Tornerebbe l’Imperium, per citare un altro suo libro? «Queste di oggi sono ancora le conseguenze della caduta dell’Urss. Quando crolla un impero, in genere ci sono tremendi problemi e violenze. Con l’Unione Sovietica, invece, ciò non accadde. Oggi stiamo vivendo la violenza che ci si aspettava allora e che è esplosa adesso, con un ritardo di trent’anni».
C’è chi dice che Putin sia oramai fuori di testa. «Da come si comporta, è probabile che il Covid e l’isolamento abbiano avuto un forte impatto su di lui: paranoie, schizofrenia e distacco dalla realtà. Ma attenzione: dopo una pandemia, nella Storia c’è sempre stata qualche grave guerra o rivoluzione o conflitto esteso. È come un’esplosione sotto terra».
Crede che una guerra nucleare sia possibile? «Certo. Ma credo che il deterrente possa ancora funzionare: premere il pulsante dell’atomica sarebbe una cosa estremamente folle. Tuttavia, è un rischio che dobbiamo prenderci per difendere libertà e democrazia nel mondo».
Rieccolo, il Dottor Stranamore. «Già. Tuttavia, lo scenario più probabile sarà una lunga e lenta battaglia, che coinvolgerà anche la Nato. Non necessariamente lanciandosi testate nucleari a vicenda con la Russia, ma con combattimenti terra e aria tra i due blocchi e un pantano in Ucraina, per Putin ma anche per l’Occidente. Ciò potrebbe durare molti anni».
Putin, che pare sempre più in “versione bunker”, può essere fermato? «Secondo me sarà molto difficile spodestarlo, anche internamente, soprattutto con una guerra in corso: lo abbiamo visto con Hitler, nonostante politiche abominevoli, criminali e milioni di morti. Bisogna fermarlo sul campo: Putin è il classico bullo che ti aspetta alla fine della strada. O, come Churchill definì Hitler, “un bifolco assetato di sangue, figlio di errori e vergogne del passato, dal quale proviene”. Prima o poi devi affrontarlo, non c’è altra soluzione».
Come? «La realtà è che siamo in guerra, sebbene non voluta da noi. Ma l’umiliazione delle leggi internazionali è troppo forte. Perciò forniremo armi e aiuti agli ucraini, come minimo. In ogni caso, alla lunga, non potremo rimanere a guardare il loro massacro, senza fare nulla. Come potremmo mai accettare potenziali migliaia di morti e bambini uccisi a settimana? Sarebbe contro la nostra morale».
Che distopia immagina per il futuro del mondo? «Scrivo di distopie in quanto ossessionato dal pensiero che un’epoca di relativa tranquillità possa essere immediatamente s travolta da una catastrofe, vedi l’Impero Romano nel I secolo d.C. o la Germania degli anni Trenta. I blocchi globali che si sono creati somigliano molto a quelli di 1984 di Orwell: Oceania, Eurasia e Estasia. Così come la neolingua della propaganda e la negazione della realtà».
Torneremo mai alla “normalità”? Il generale prussiano Von Clausewitz diceva che la guerra altro non è che “la prosecuzione della politica con altri mezzi”. «Certo che torneremo alla normalità. Putin non potrà di certo continuare a minacciare il mondo intero e ha già mostrato molti limiti ed errori in Ucraina. Non dobbiamo terrorizzarci più di tanto. Ma di certo la normalità sarà molto più lontana, se prima non affrontiamo Putin».
Come Londra e la City dovrebbero affrontare gli oligarchi russi e il riciclaggio di denaro sporco da Mosca, sinora incontrastati. «Già. Questo per me è il vero “appeasement” verso Putin, tra l’altro già mandante di avvelenamenti al polonio e novichok sul suolo britannico. Questo nostro atteggiamento sinora è stato moralmente vergognoso e rivoltante».
L’Occidente però ha reagito in modo straordinariamente unito e risoluto. Lei oggi è più orgoglioso di essere occidentale? «Assolutamente sì. Non ero ancora nato per la rivolta anti-stalinista di Budapest nel ’56, e anche la Rivoluzione di Velluto di Praga fu diversa. Una simile coscienza collettiva dei valori di libertà e democrazia, e dell’essere occidentali, non l’avevo mai vista in vita mia».
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