La strategia dello Zar: il reality show della morte Commento di Paolo Guzzanti
Testata: Il Giornale Data: 04 marzo 2022 Pagina: 8 Autore: Paolo Guzzanti Titolo: «La strategia dello Zar: il reality show della morte»
Riprendiamo dal GIORNALE di oggi, 04/03/2022, a pag.8, con il titolo "La strategia dello Zar: il reality show della morte" il commento di Paolo Guzzanti.
Paolo Guzzanti
Vladimir Putin
Ha un'aria decisa, ma anche leggermente distratta e sprezzante. Mostra il suo stato maggiore al mondo. Mostra il suo consiglio di guerra in diretta televisiva dopo aver annunciato che lui mai e poi mai rinuncerà a ottenere quel che lui ha deciso per l'Ucraina: Kiev si deve arrendere e si deve denazificare da quell'ebreo di Zelensky. Il messaggio è chiaro: non sto scherzando. È il ribaltamento dell'idea di segretezza delle strategie militari, è la spettacolarizzazione della minaccia e del conflitto, è - in fondo - la risposta alla sfida della «trasparenza» con cui Biden raccontava quotidianamente ai media internazionali le informazioni raccolte dall'intelligence Usa sui pieni bellici di Mosca. Putin è un politico assolutamente sicuro di sè e l'unico punto a suo sfavore è che nessuno crede davvero a ciò che lui dice e per quella sorta di malattia mentale che hanno tutti i politologi e abbiamo noi giornalisti, quando parla non viene creduto. Lui dice che vuole ricostituire l'Unione Sovietica, non ideologicamente ma geograficamente, e che quindi li vuole oltre alla Bielorussia già incamerata anche l'Ucraina e poi le repubbliche baltiche, e tutti si chiedono che cosa avrà voluto dire con quelle strane espressioni. Quando è perfettamente chiaro che voleva dire che vuole L'Ucraina dopo la Bielorussia e le repubbliche baltiche dopo l'Ucraina. Certo, c'è il problema che la Repubblica baltiche siano membri della NATO, e questo è seccante. Ma il presidente della Federazione russa chiarisce anche che la NATO si è posta come un nemico del suo Paese e che dunque lui intende trattarla da nemico. Morale? Fa scoperchiare i silos dei missili nucleari. Questa scena cui abbiamo assistito ieri non è nuova, se non per chi non legge non ascolta quotidianamente ciò che Putin dice e ai suoi collaboratori, gli studenti, ai diplomatici, i giornalisti, ai militari e alla sua intelligence. Tutto ciò che lui dice viene pubblicato quotidianamente a cura del governo russo su YouTube ed è fruibile sottotitolato in inglese, e ciò permette di farsi un'idea accurata anche dello stato mentale di quest'uomo che è in carica da 22 anni e che non ha intenzione di andarsene. Parlava in modo tranquillo, pochi giorni fa, senza alcuna enfasi, ma al tempo stesso era crudelissimo con i suoi sottoposti. Ha minacciato il mondo, ieri, in uno show che prelude a bombardamenti e morte. È un comportamento che non ha nulla a che vedere con la tradizione occidentale, e non è questione di comunismo o di capitalismo. Ma è a - quanto pare - una questione di temperamento russo. Per essere più precisi: un temperamento russo imperiale. Lo Stato governato da Putin è il più grande del pianeta Terra e lambisce L'Europa che parlava tedesco (Kaliningrad era l'antica Koenigsberg dove insegnava Immanuel Kant) e arriva fino al Giappone con cui ha delle controversie di frontiera marittima, costeggiando la Cina e da un gran numero di fusi orari. Ma nella mentalità russo imperiale, una tale porzione di terra emersa ha bisogno che i suoi vicini siano sudditi sottomessi e che costituiscano zone d'influenza e Stati cuscinetto. Vladimir Putin lo considera un diritto naturale e lo dice e agisce di conseguenza. Il 4 febbraio ha stretto un'alleanza con Xi Jinping al quale ha confidato i suoi piani, consegnando così alla Cina un ruolo di partner che però Pechino intende giocare nella sua lunga partita contro gli Stati Uniti per il dominio del Mar del Sud della Cina, che è la rotta di transito del settanta per cento del commercio mondiale. Europa e Stati Uniti si stupiscono e si chiedono come fermare un tale gelido e determinato giocatore. E ieri Putin ha detto chiaramente all'Occidente come può frenarlo, o almeno tentare dio farlo: con la guerra. Nel linguaggio del Poker si chiama show down, carte in tavola e vediamo chi ha gli assi. Chi chiede lo show down è pronto alla guerra e torna dunque in prima linea il titolo russo più famoso: Guerra e Pace. Putin sembra sazio di pace e tentato dalla guerra, e l'Occidente incredulo e inutilmente furioso.
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