Sull'Iran gli sguardi tristi del cinema Ecco il regista che si oppone al regime
Testata: Avvenire Data: 03 marzo 2022 Pagina: 20 Autore: Alessandra De Luca Titolo: «Sull'Iran gli sguardi tristi del cinema»
Riprendiamo oggi 03/03/2022, da AVVENIRE, a pag. 20, con il titolo "Sull'Iran gli sguardi tristi del cinema", la cronaca di Alessandra De Luca.
La locandina
Nel febbraio dei 2020, quando la pandemia era solo uno spettro relegato ai film di fantascienza, alla 708 edizione della Berlinale trionfava Il male non esiste dell'iraniano Mohammad Rasoulof che, fermato nel 2017, condannato a un anno di prigione, ma ancora in attesa dell'applicazione di una sentenza, non aveva potuto lasciare il paese per raggiungere il festivaL Anche perché in quei giorni per ragioni di sicurezza, doveva invece abbandonareTeheran proprio mentre sua madre moriva in un ospedale, come ieri ci ha ricordato lo stesso regista tra le lacrime in collegamento via zoom. Al posto suo c'era la figlia Baran, che vive in Germania ed è una delle attrici del film che Satine distribuirà nelle sale il prossimo 10 marzo. Suddiviso in quattro episodi correlati tra loro dai tema affrontati - la pena di morte, le scelte personali e le loro conseguenze - il film riflette sulle decisioni di quattro uomini chiamati a un gesto drammatico. ll primo episodio, quello più scioccante, vede protagonista un tranquillo padre di famiglia che di notte, sul posto di lavoro, si trasforma in qualcun altro. Nel secondo assistiamo alla fuga di un militare chiamato a un compito sconvolgente, nel terzo alla crisi di coscienza di un ragazzo che nasconde un segreto e nel quarto al confronto tra una giovane iraniana residente in Germania e un uomo in esilio da vent'anni per aver disobbedito al regime. In ben due episodi riecheggia la nostra Bella ciao, conosciutissima in Iran tanto da diventare, con un testo diverso, l'inno dei giovani che lottano contro il regime.
Mohammad Rasoulof
Un film duro, ma ricco di umanità, che dimostrala forza morale e culturale di un popolo che continua combattere perla propria libertà attraverso l'arte. «La storia di ogni episodio—commenta il regista -e basata su una mia esperienza personale. Un giorno per strada ho incontrato uno degli inquisitori che mi avevano interrogato in prigione. Usciva da una banca, ho deciso di seguirlo e mi sono accorto di quanto fosse normale, simile a tante altre persone. Non era un mostro, solo qualcuno che non si era mai interrogato sulle proprie azioni, accettando ciecamente quello che l'autorità gli chiedeva di fare. Volevo mostrare la differenza tra chi dice di si e chi dice di no al regime. Dire di no ha delle conseguenze molto gravi, ma anche una sua bellezza. Per mela libertà consiste proprio nel potere di ciascun individuo di scegliere secondo coscienza, ma nel mio paese la dispotica struttura politica si sostituisce alla volontà dei cittadini». La responsabilità individuale e il senso di colpa sono dunque al centro della riflessione del film, un tema universale che suscita domande più che mai attuali. «Anche in questi drammatici giorni molti soldati si staranno chiedendo se obbedire o meno agli ordini: ne va della loro sopravvivenza. L'Iran, politicamente considerato una colonia della Russia, appoggia formalmente Putin, ma si avverte tra la gente una grande tristezza e una grande empatia per il popolo ucraino». A proposito della censura, Rasoulof, che ha pagato un prezzo molto alto per avere avuto il coraggio della verità, commenta: «La mancanza di libertà non è certo un problema solo per l'espressione artistica e culturale di giornalisti e intellettuali I sistemi totalitari allontanano le persone dalla realtà che li circonda, costringendoli in una bolla di menzogne e finzione che porta persino all'autocensura. La gente è talmente abituata a un mondo basato su bugie e regole assurde, come quella del velo per le donne, che non ci fa più caso. La censura dunque agisce quotidianamente su ogni singolo cittadino causando un perenne clima di insicurezza, mancanza di fiducia, dolore. E come una tenda spessa colata sul nostro Paese, tagliato fuori dal resto del mondo. Certo, la tecnologia aiuta ad aggirare molti limiti— oggi sono possibili cose impensabili vent'anni fa — ma alle persone manca il legame concreto con la realtà. Scopo dell'artista allora è quello di squarciare il velo di falsità e sparare luce nell'oscurità». All'incontro di ieri ha partecipato anche Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia, che ha patrocinato il film. «Quest'opera mostra l'effetto brutalizzante della pena di morte su una società, la sua terribile eredità. Oggi in Iran si assiste a più di esecuzione al giorno nonostante avvocati, attivisti e associazioni si battano per i diritti dei condannati a morte, una barbarie che non riguarda solo l'Iran ma anche paesi, tra cui Stati Uniti, Cina e Giappone».
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