Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 03/03/2022, a pag. 7, con il titolo "Collasso morale", l'analisi di Anna Zafesova.
Anna Zafesova
Il manifestino è stato affisso alla porta di legno del commissariato militare di una città siberiana, la porta che devono varcare le reclute e i riservisti che oggi vengono richiamati dall'esercito russo. Recita: «L'ingresso è qui. Per uscire, bisogna passare dall'Aja». La mano ignota che l'ha scarabocchiato rischierà tra pochi giorni fino a 15 anni di prigione, in base alla legge sulle «fake news sull'operazione militare» che la Duma sta discutendo con procedura d'urgenza. Ma sembra ormai che la paura non riesca a spegnere la rivolta dei russi contro la guerra, sui campi di battaglia in Ucraina come nelle vie delle città russe. Ieri centinaia di persone sono di nuovo scese nella prospettiva Nevskij di Pietroburgo, sapendo di stare andando a raggiungere quei quasi ottomila manifestanti arrestati nell'ultima settimana. Nei social si moltiplicano intanto le dichiarazioni di protesta, e sempre più lettere aperte delle più svariate categorie di persone raccolgono centinaia di firme: dai medici ai geografi, dai deputati dei consigli municipali ai rapper, sacerdoti e addirittura oligarchi. Roman Abramovich ha annunciato che i proventi dalla vendita del Chelsea — il cui acquisto, vent'anni fa, aveva segnato l'ingresso dei magnati russi nel jet set internazionale — andranno alle vittime della guerra in Ucraina, una dichiarazione che al Cremlino verrà senz'altro equiparata ad alto tradimento.
Ma la defezione più clamorosa dal fronte putiniano è quella di Natalia Poklonskaya, ex procuratrice della Crimea annessa e testimonial del revival nazionalista, che ha chiamato a fermare le ostilità: «Siamo andati troppo oltre». Se non un senso di sconfitta imminente, almeno uno shock per la mancata vittoria, e perfino il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov ammette che la Russia è stata «scossa» dalla reazione unanime del mondo contro l'aggressione. Perfino nei media ufficiali la «operazione militare speciale» in Ucraina all'improvviso ha smesso di essere così vittoriosa: l'ammissione ufficiale da parte del ministero della Difesa di 498 caduti, dai due menzionati ufficiosamente qualche giorno fa, apre ai russi una dimensione nuova di un conflitto che il governo proibisce di chiamare "guerra". Dal fronte intanto arrivano voci di soldati russi che si arrendono, o che cercano di sabotare i mezzi per rallentare l'avanzata. Fonti del Pentagono hanno confermato a New York Times e Cnn che ci sono stati casi di militari di Mosca che hanno bucato i serbatoi dei blindati e dei carri per rimanere indietro. Potrebbe essere una campagna di disinformazione, naturalmente, ma l'offensiva russa sembra rallentare, e le associazioni dei madri dei soldati da diverse città russe denunciano il coinvolgimento nella guerra anche di militari di leva, trasformati con una rapida firma di un contratto in "professionisti" e inviati sul fronte. I russi sanno benissimo leggere tra le righe dei comunicati ufficiali, e a moltiplicare per due o per tre i numeri dichiarati, come avevano già fatto durante la pandemia di Covid. E il fatto che ieri Vladimir Putin ha esentato dalla leva i giovani professionisti dell'informatica ha segnalato chiara ministro Kuleba "Putin arresta i bambini che protestano" «Putin è in guerra contro i bambini», scrive su Twitter il ministro degli Esteri ucraino, Dmytro Kuleba. E, accanto ad alcune fotografie di piccoli apparentemente dentro a un commissariato, aggiunge: «In Ucraina, dove i missili colpiscono asili e orfanotrofi, e anche in Russia. D. e S. di 7 anni, M. di 9 anni, e G.e L. di 11 hanno passato la notte dietro la sbarre a Mosca per i loro cartelloni "No alla guerra" esibiti in piazza. Questo mostra quanta paura abbia quest'uomo». — mente a tutti che la guerra non è una passeggiata, e che probabilmente ormai nemmeno il Cremlino conta di finirla in pochi giorni. Molti, soprattutto i giovani, stanno mettendo in atto piani di fuga, anche perché gira voce che il Cremlino potrebbe proclamare la legge marziale e chiudere i confini. Che sono comunque già difficili da varcare: i voli per l'Europa e l'America sono stati sospesi, e per quelli verso Istanbul, Erevan o Dubai c'è una corsa ai biglietti.
Chi decide di scappare, rischia di farlo con quello che ha addosso: Putin ha proibito di portare via più di 10 mila dollari in contanti e di trasferire denaro all'estero, anche sui conti propri. Le carte di credito delle banche sotto sanzioni non funzionano più, e bisogna superare anche controlli al confine: diversi russi hanno raccontato di essere stati interrogati da agenti dell'Fsb che li costringono a mostrare le chat dei messenger sul telefono, e li sospettano di voler disertare dal fronte, per il momento soltanto quello ideologico, della guerra contro l'Ucraina. La fuga però non è possibile per tutti, e lo sgretolarsi improvviso del benessere abituale - alcuni oligarchi hanno perso fino all'80% del loro patrimonio in titoli, mentre i russi comuni si sono ritrovati in poche ore senza Apple, Netflix, Bmw e Visa, senza viaggi all'estero e senza tutto quello che rappresentava per il ceto medio e l'intellighenzia il premio (e l'evasione) per il silenzio - ribaltano il rapporto rischio-beneficio della ribellione. L'ex parlamentare Dmitry Gudkov, ora alleato del movimento di Alexey Navalny, esorta dal suo esilio all'estero la nomenclatura ad abbandonare il regime: «Avete paura di essere i primi, ma se sarete gli ultimi non se ne accorgerà più nessuno, mentre i primi avranno una chance di sopravvivere nella nuova Russia, e in quel mondo nel quale dovrà rientrare faticosamente, dalla catastrofe che ha creato con le sue mani», ha scritto in un post, rivolto ai suoi conoscenti nell'élite russa. «Dissociarsi dai crimini contro l'umanità è la garanzia di una tranquilla vecchiaia, a casa, e non in tribunale ».
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