Instagram, TikTok e la guerra di propaganda Analisi di Michele Masneri
Testata: Il Foglio Data: 03 marzo 2022 Pagina: 2 Autore: Michele Masneri Titolo: «Non tutto è disinformazione. Su TikTok arrivano i nostri, e vincono pure»
Riprendiamo dal FOGLIO di ieri, 02/03/2022, a pag. 2, con il titolo "Non tutto è disinformazione. Su TikTok arrivano i nostri, e vincono pure" l'analisi di Michele Masneri.
Michele Masneri
Che sia la prima guerra condotta sull’iPhone lo sanno ormai anche le casalinghe di Odessa, la guerra in cui tutti noi ci schieriamo comodamente dal divano (qualcuno dal divano fa anche il corrispondente), in cui segnaliamo con una bella bandierina giallazzurra il nostro esser virtuosi, qualcuno si spinge pure a far delle donazioni o a promettere assistenza sui link che qualcun altro mette nelle stories. E certo, a questo punto, se Putin volesse reagire all’Europa cattiva di sicuro non ci manda i costosi missili, piuttosto ci stacca il 3G: il telefono è il teatro di guerra dove si combatte questa postmodernità, con le scene dei russi – vere o false che siano, a questo punto nessuno può più garantire nulla, chi debunka chi? – in coda nel metrò moscovita perché non riescono a pagare “tappando” con i loro smartphone, saranno vere o no? E se Elon Musk prontamente risponde alla richiesta dell’Ucraina di inviare non armi o acqua o al limite berline Tesla bensì i suoi satelliti per donare Internet, al valoroso popolo ucraino, è chiaro che non è la guerra del gas, è la guerra di Instagram. E lì, modelle e stilisti ucraini di passaggio a Milano per la settimana della moda lanciano i loro appelli, mentre anche taluni russi politicamente esposti si esprimono e poi cancellano (la figlia di Dimitri Peskov, portavoce di Putin, fa una storia con “no alla guerra”, subito rimossa). Ma è soprattutto TikTok la novità, il social per i giovani dove i vecchi fanno i balletti. Il leggendario Zelensky, che improvvisamente ha fatto invecchiare “Don’t look up” come se fosse un film di Frank Capra, Zelensky il leader piccolo e comico, poi reaganizzato in padre della patria, lo sa. Se il vecchio repubblican-californiano si chiedeva come si potesse mai essere presidenti Usa senza essere attori, Zelensky nel suo primo discorso alla nazione dopo l’attacco si è rivolto non alle Nazioni Unite, mica è scemo, ma a TikTok: ha chiesto aiuto a “Persone come voi. Attivisti, giornalisti, attori, atleti, stand up comedians, TikTokers”. Putin il malvagio, Putin il botoxato, espulso perfino dalla federazione di Judo, è avvertito, e sul social sgangherato dei nostri figli e figliastri già inebetiti dalle Dad per adesso vincono i nostri. L’utente-soldato ucraino Alexhhok23030 fa un balletto in mimetica sul campo di battaglia su “Smooth Criminal” di Michael Jackson (12,2 milioni di views).
L’hashtag Ucrainatiktok (#украинатикток) va per la maggiore. Sempre Alexhhok23030 mostra un balletto di soldati su “Smells like teen spirit” dei Red Hot Chili Peppers (400 mila views). Poi certo c’è di tutto, c’è la disinformazione classica de “La guerra-era inevitabile-perché-Putin-è stato-messo-all’angolo” (però con un TikTok scrauso, brutta grafica, si immagina la manona di un sovranista in pausa dal timbrare il cartellino moscovita). Ci rifacciamo col classico Kim Jong Un che mentre Putin gli dà la mano lui si gira e Putin rimane con la mano a mezz’aria su “Gangsta’s Paradise” di Coolio (utente Diventauntiranno1, 430 mila views). Intanto tra i gattini e “povero gabbiano” è dura capire se le scene di guerra TikToka son proprio di questa guerra, o quella del 2014 o proprio una guerra che non c’entra niente. E però è chiaro che questa guerra virtuale, questa guerra pop, e speriamo non solo questa, l’Ucraina l’ha già vinta, tra i ringraziamenti a Kate e William lanciati ieri da Zelensky per il supporto ricevuto (e Meghan e Harry muti!), da parte sua e della moglie. Già, la moglie di Zelensky. “Sono Olena Zelenska, sono scrittrice e architetta. Sono anche il bersaglio numero 2 di Vladimir Putin”, ha detto. Insomma, altro che donna e cristiana e italiana, la Zelenska bersaglio numero 2 ha due milioni di follower, e se c’è una buona notizia in questi mesi surrealissimi è che la modernità finalmente ha girato dalla parte giusta, dopo anni in cui i bot sovranisti ci hanno sorpresi come i domestici di “Downton Abbey” alle prese con l’installazione del telefono. Forse sarà presto per una Difesa comune europea: ma almeno, finalmente, abbiamo imparato a usare i social.
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