Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 02/03/2022, a pag.6, con il titolo 'Colpire i civili? Si, è un crimine di guerra' l'intervista di Monica Ricci Sargentini; dalla STAMPA, a pag. 20, con il titolo 'Putin mente come un agente del Kgb, paragonarlo a Hitler non è sbagliato' l'intervista di Letizia Tortello.
Ecco gli articoli:
CORRIERE della SERA - Monica Ricci Sargentini: "Colpire i civili? Si, è un crimine di guerra"
Monica Ricci Sargentini
Marco Pedrazzi
La Corte penale internazionale ha annunciato che aprirà un'inchiesta su possibili crimini di guerra e crimini contro l'umanità commessi durante l'invasione dell'Ucraina. L'Unione europea e diversi Paesi hanno detto che supporteranno le indagini. Da un punto di vista giuridico quante possibilità ci sono che il presidente russo finisca sotto processo? Lo abbiamo chiesto a Marco Pedrazzi, professore di Diritto internazionale all'Università degli Studi di Milano. «Il procuratore Karim Khan ha chiarito che le indagini riguarderanno crimini eventualmente commessi da qualunque parte in conflitto. Quindi sia dalla Russia che dall'Ucraina».
Ma l'invasione dell'ucraina non è già dl per sé un crimine? «C'è un'aggressione in corso che rappresenta una violazione del divieto di uso della forza nelle relazioni internazionali. Ma la Corte penale internazionale non si può occupare di questo crimine perché né la Russia né l'Ucraina sono parte dello statuto. L'Ucraina, però, ha accettato la giurisdizione della Corte con riferimento al genocidio, ai crimini contro l'umanità e ai crimini di guerra. E su questo si può aprire l'indagine».
Che differenza c'è tra crimini di guerra e crimini contro l'umanità? «Un tipico esempio di crimine di guerra è il bombardamento di civili. Mentre nel crimine contro l'umanità l'attacco alla popolazione civile deve essere sistematico o su larga scala come succede quando si attua una pulizia etnica».
È legittimo l'intervento di altri Paesi? «Si può portare aiuto a uno Stato che è oggetto di un attacco armato da un altro Stato. Si chiama legittima difesa collettiva».
LA STAMPA - Letizia Tortello: 'Putin mente come un agente del Kgb, paragonarlo a Hitler non è sbagliato'
Letizia Tortello
Peter Schneider
L’Europa, Germania in testa, fatto un'analisi sbagliata del fenomeno Putin. Avevamo l'impressione di riuscire a trattare con lui e che potesse fare quel che voleva senza che noi ne pagassimo il prezzo». Siamo stati tirati sull'orlo della guerra quasi senza accorgercene, assistiamo alla distruzione dell'Ucraina e alla morte di decine di civili innocenti, invece, e ora le armi della diplomazia come chiave che apre tutte le porte sono state schiacciate sotto il peso dei bombardamenti. Peter Schneider segue ora per ora gli sviluppi del conflitto. E li traduce: il compito dell'intellettuale è l'esercizio del pensiero, ricordare la Storia per leggere il presente. E allora, secondo uno dei massimi scrittori tedeschi viventi, socialdemocratico pentito di quel partito che ha sempre avuto con la Russia di Putin un rapporto ambiguo e assolutorio, non abbiamo mai prestato sufficiente attenzione al suo linguaggio, per capire cosa pensa. Da lì, è partita la nostra incapacità di comprendere le sue L'Europa capisca che se abbandoni i tuoi valori per evitare una guerra finisci per perdere prima la libertà e dopo la pace mosse.
Doveva essere un «Blitzkrieg», una guerra lampo, e invece i russi sembrano impantanati. Hanno alzato brutalmente il livello dello scontro, stanno massacrando la popolazione. Putin è impazzito? Cosa vuole ottenere? «Io credo che alla fine sarà il chiaro vincitore, ma dopo chissà quanti morti. Questa situazione può durare anche settimane. Sono molto impressionato dal presidente ucraino e dai suoi combattenti, che difendono la patria pronti alla morte. Ho molto rispetto per loro, che non si sono arresi subito. E la tragedia di questi popoli che Putin vuole indietro: lui ha una potenza dieci volte superiore. Ma il suo problema ora è reggere e controllare un Paese di quella grandezza, tre volte più della Francia, non sarà facile».
Come è possibile non aver previsto la guerra. L'Occidente ha sbagliato strategia? «Parlo del mio Paese, la Germania, che ha sempre avuto un ruolo di primissimo piano nei rapporti con la Russia: Berlino ha tratto conclusioni sbagliate della Grande Vergogna tedesca, il nazionalsocialismo. I tedeschi hanno rielaborato il passato in modo distorto e pensano ormai che non esista altro modo di reagire che la diplomazia. Di dover ricoprire un ruolo di "angeli della storia" rinunciando alla violenza anche con l'avversario più violento come Putin, e di poter rispondere serenamente con il dialogo».
In Italia qualcuno invoca Angela Merkel come mediatrice. Con lei al potere non sarebbe successo? «Non posso dire questo. Pensiamo a come è andata con l'occupazione della Crimea. La guerra è sempre la peggiore delle soluzioni, le sanzioni forti sono una strada intermedia, che però Putin ha già calcolato. Va detto che Putin non ragiona come noi».
E come ragiona Putin? «Lui si ispira alla Russia degli Zar più che alla Russia dei comunisti. Il suo Dna è quello di un uomo del KGB. Il suo linguaggio, quando tratta col nemico, è sempre manipolato. Non dice mai la verità, non ha mai sbagliato, avanza per menzogne incredibili. Prendiamo l'Ucraina, non c'è un solo caso di massacro nazista nei confronti delle minoranze, eppure lui ha attaccato dicendo che Kiev stava compiendo un genocidio, e continua a dirlo. Neanche Hitler utilizzava menzogne così stupide».
La forza della menzogna, le fake news, per prendere il potere. È uno scenario che accomuna pericolosamente e avari i livelli molti dei recenti nazionalismi, pensiamo a Trump. «Sì, ma con Putin è successo che nel mondo occidentale nessuno ha preso sul serio i tanti segnali, neanche il caso Navalny, avvelenato e accusato di corruzione, perché lui, Navalny, aveva accusato Putin di corruzione. Io, autocrate, affermo il contrario della verità, sono al potere, dunque ogni altra verità viene cancellata e nessuno può più credere al mio nemico. Questa era la tecnica del Kgb: la lingua non è uno strumento per comunicare, ma per diffamare, mentire, uccidere».
Con Putin è tornato Hitler? «Molte volte sento dire questa frase. La mentalità di base, un certo nazionalismo fascista, è paragonabile. Ma qui bisogna fare una differenza tra "paragonare" ed "equiparare". Non credo che Putin sia ossessionato dall'antisemitismo folle del Führer. Lui però stadi fronte a un diplomatico, o a un presidente, ed è capace di dichiarare "Non voglio attaccare questo Paese", nel stesso momento in cui entra coi tank. Non può aprire la bocca senza mentire. Questo l'avrebbe fatto anche Hitler, stessa decisione».
Tutta Europa depreca l'ostinazione dell'ex cancelliere Schröder, l'unico che non scarica Putin. Riesce a spiegarsi perché? «Schröder ha fatto tante cose importanti per la Germania - per esempio si è astenuto dalla guerra in Iraq - ma poi ha venduto l'anima a Putin con il Nord Stream 1 e 2. Una questione personale è diventata una rovina politica per il Paese. Io lo conoscevo bene. Ho deciso di interrompere l'amicizia quando mi ha invitato al suo 60° compleanno ad Hannover. L'ammirazione di Schröder per Putin riguarda il suo potere totalitario. Le convinzioni democratiche dell'ex cancelliere non sono molto profonde, evidentemente. Inoltre, i suoi due figli adottivi vengono dalla Russia, uno dalla zona di Putin, che pare abbia fatto da intermediario».
L'Europa ha sbagliato, dunque, ad insistere con la diplomazia? Ricordiamo che proprio il suo Paese è uno dei promotori della Ostpolitik come strumento principale dalla fine della Guerra Fredda. «Ho scritto di recente sulla complicata storia della socialdemocrazia (Spd). La Ostpolitik è stata una cosa buona e nuova fino a un certo punto, poi ha creato nuovi spazi dentro le dittature dell'ex Urss. Il mio ex partito non vuole capire. Invece l'Europa deve capire: quando abbandoni i tuoi principi della difesa della libertà e dell'integrità di uno Stato per tentare di evitare la guerra, perdi prima la libertà e dopo la pace».
Per inviare al Corriere della Sera la propria opinione, telefonare: 02/62821, oppure cliccare sulla e-mail sottostante
Per inviare alla Stampa la propria opinione, telefonare:011/65681, oppure cliccare sulla e-mail sottostante