Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 02/03/2022, a pag.17 con il titolo "5S, Petrocelli vota no e scoppia la polemica: 'Deve dimettersi' ", la cronaca di Matteo Pucciarelli.
A destra: Vito Petrocelli
Matteo Pucciarelli
Lo aveva promesso ed annunciato e così alla fine è stato: il presidente della commissione Esteri al Senato, il 5 Stelle Vito Petrocelli, ha votato contro la risoluzione della maggioranza (in questo specifico caso allargata a Fratelli d’Italia) che fra le diverse cose impegna il nostro Paese a inviare — anche — equipaggiamenti militari all’Ucraina. Una vicenda che però ha sollevato ampi imbarazzi nel Movimento e proteste, in chiaro, negli altri partiti. Tecnicamente Petrocelli, il quale ha sempre rivendicato la propria simpatia per i Paesi cosiddetti “non allineati” (compresa la Russia), non può essere sfiduciato, i presidenti di commissione vengono votati a inizio legislatura e di nuovo a metà legislatura e non esiste uno strumento per la rimozione. C’è quindi chi ne chiede le dimissioni, appellandosi alla volontà dello stesso Petrocelli. «Sarebbe opportuno che lasciasse, non sono ammissibili ambiguità su un tema di così grande rilievo», dice la vicepresidente della stessa commissione a Palazzo Madama, Laura Garavini di Italia Viva. «Trovo vergognoso nel merito e inspiegabile nel metodo il suo comportamento, il ministro degli Esteri Luigi Di Maio ne dovrebbe pretendere le dimissioni», aggiunge il forzista Massimo Mallegni. Nel Movimento però non sono all’ordine del giorno provvedimenti di espulsione o altre sanzioni nei suoi confronti, perché quello di ieri «non era un voto di fiducia sul governo, ma trattava un tema etico, di coscienza », è il ragionamento che si fa nel partito. Né comunque lo stesso Petrocelli avrebbe alcuna intenzione di fare un passo indietro. Del resto il senatore eletto in Basilicata, assiduo frequentatore dell’ambasciata russa e filo-cinese, non si è mai tirato indietro nel rivendicare le proprie posizioni, che andavano di moda ai tempi del governo gialloverde e invece sono molto scomode adesso. Nei 5 Stelle poi le contrarietà al passaggio della risoluzione in cui si dà il via libera agli armamenti non erano poche; non tanto per filo- putinismo ma per sensibilità pacifiste. «Voteremo sì con un dolore nel cuore», ha ammesso in aula la capogruppo al Senato Mariolina Castellone.
Le defezioni quindi alla fine ci sono state, non con i voti contrari (come quello di Petrocelli) o le astensioni (solo due, alla Camera) ma con l’assenza in aula. In tutto una ventina di eletti nelle assemblee, solo una minoranza realmente giustificata per altri impegni o missioni. Un dissenso tutto sommato contenuto e considerato ammissibile da Conte, che in questa fase delicatissima si è ritrovato a condividere la linea d’azione con Di Maio; quella tra i due era e probabilmente rimane la faglia che più impensierisce i vertici. Adesso però non è emersa e quindi la scelta è quella di privilegiare la pax interna, nonostante ad esempio le perplessità dell’ex reggente Vito Crimi, che invece premeva per dei provvedimenti contro Petrocelli e che del resto da capo politico ha sempre fatto generoso uso del metodo delle espulsioni. Dopodiché, restando sempre nella maggioranza, anche nella Lega e in Forza Italia non sono mancati i distinguo. Su 63 senatori del Carroccio, i sì sono stati 55. Altri tre no a Montecitorio da Vito Comencini (noto anche lui come Petrocelli per la vicinanza alle istanze del governo russo, su basi però più conservatrici) Matteo Micheli e Elena Murelli. Tra i forzisti, ben otto assenti non giustificati al Senato, due no alla Camera. «Dare le armi vuol dire solo alimentare il conflitto», le parole del leghista Carlo Doria, astenuto, alla Adnkronos. Nel Pd, stessa cosa per la ex presidente della Camera Laura Boldrini, contraria alla spedizione di materiale bellico. No compatti, ma che non coinvolgono il governo, dalle componenti ex 5 Stelle di Alternativa c’è («Contro Petrocelli è in corso una caccia alle streghe», si lamenta Mattia Crucioli), di Manifesta e di Sinistra Italiana. Che però con Nicola Fratoianni si è vista accogliere dall’esecutivo una ulteriore risoluzione in cui si chiede e lo si impegna, tra le varie cose, ad «utilizzare tutti i mezzi della diplomazia e della pressione internazionale per una cessazione immediata degli scontri» e poi a «sostenere la società civile pacifista che in queste giornate chiede una cessazione immediata delle ostilità».
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