Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 28/02/2022, a pag.19, con il titolo "Pezzana: 'In piazza con le bandiere ucraine la pace chiede giustizia' " l'intervista di Sarah Martinenghi.
Angelo Pezzana
È uno sguardo critico quello di Angelo Pezzana sulle attuali manifestazioni in piazza contro la guerra in Ucraina, dove viene sbandierata la parola “Pace” solo come un «emblema a cui obbedire».
Cosa l’ha colpita di queste proteste? «Sono rimasto colpito dal fatto che le manifestazioni a favore dell’Ucraina fossero così diffuse, in tutta Italia, però le bandiere che sventolavano non erano quelle blu e gialle, ma quelle arcobaleno con scritto “Pace”. Che si possa richiamare come obiettivo la pace è una cosa che chiunque può condividere, però non deve essere solo un emblema a cui obbedire».
C’è un fraintendimento di base? «Si sta scendendo in piazza pensando di ottenere qualcosa. Se facciamo un parallelo con Hitler, nessuno si sarebbe mai rivolto a Goebbels dicendo “Per favore parli con Hitler perché ci sembra che la distruzione della Polonia non sia una cosa buona e noi vogliamo la pace”. Ecco: siamo arrivati a questo punto».
Cosa manca? «C’è una parola che manca a tutti noi in questi giorni: è “Giustizia”, perché non posso chiedere la pace se non c’è la giustizia. Anche i cimiteri sono luoghi di pace ma sono luoghi di morti e sepolti. Noi invece vogliamo restituire la libertà a una nazione che non ha mai fatto nulla contro un’altra nazione. È per questo che la parola giustizia manca su tutte le piazze».
Perché secondo lei? «Sono d’accordo con Luca Ricolfi che, proprio su Repubblica , dice che bisogna vergognarsi perché noi siamo diventati degli spettatori: ci limitiamo a seguire quello che accade, tranquilli, nei nostri Paesi democratici. Assistiamo, ma non facciamo nulla per intervenire veramente».
Cosa è necessario fare allora? «La risposta la offre la vicepresidente del Parlamento europeo, Pina Picierno: “Accogliamo l’Ucraina”, nell’Ue e nella Nato. Se non si fa questo, si capirà che le sanzioni non fermeranno la Russia. E l’Ucraina rischia di essere distrutta».
Ritiene che chiedere la pace sia così “vacuo”? «Non c’è una richiesta reale: la pace è qualcosa di astratto, o si raggiunge attraverso dei mezzi veri altrimenti uno sventola la bandiera, ha la coscienza tranquilla e torna a casa, ma non cambia nulla. Tutta l’opinione pubblica è per l’Ucraina, comprende la problematica, ma non ha capito che tra pace e giustizia bisogna scegliere. Se vuoi la giustizia devi scegliere prima la libertà e la democrazia, e non una definizione astratta».
La bandiera della pace è il frutto di un’ideologia? «Il nemico della giustizia è l’ideologia e la parola pace è il suo sostegno, pulito, bello, perché chi è contro la pace? Nessuno».
È un problema culturale? «Si certo, perché pacifismo, pace, sono tutte parole che non fanno paura. Invece devono preoccupare perché non servono a nulla e oggi nascondono la realtà ».
Invece i cittadini che presa di coscienza devono avere? «Sapere che la pace reclamata sbandierando non risolve nulla e ci dà la sensazione di fare, mentre la gente in Ucraina fugge» .
Chi è il vero pacifista? «Colui che migliora la vita di tutti, anche a livello internazionale. Mentre le ideologie aiutano solo i dittatori ».
Per inviare a Repubblica la propria opinione, telefonare: 06/49821, oppre cliccare sulla e-mail sottostante