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Zvi Mazel/Michelle Mazel
Diplomazia/Europa e medioriente
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Operazione Tempesta del deserto e bombardamento di Kiev 28/02/2022
Operazione Tempesta del deserto e bombardamento di Kiev
Analisi di Michelle Mazel

(traduzione di Yehudit Weisz)


Kiev, i soldati russi sono già in città. Si spara attorno ai palazzi del  governo ucraino - la Repubblica
Kiev

La notte tra lo scorso 24 ed il 25 febbraio 2022, gli spaventati abitanti di Kiev non riuscivano a dormire, temendo il peggio che è arrivato all'alba con la dichiarazione di guerra della Russia. Poco più di trent'anni prima, nella notte tra il 18 ed il 19 gennaio 1991 – chi se lo ricorda – non si dormiva neanche a Gerusalemme. Gli abitanti della città passavano da un canale televisivo all'altro, all’ascolto del mondo intero, alla disperata ricerca di capire cosa stava succedendo e, sopratutto, cosa sarebbe successo. Sei mesi dopo l'invasione del Kuwait da parte di Saddam Hussein, l'operazione “Scudo del deserto”, lanciata dalle forze alleate, si stava trasformando in “Tempesta del deserto”. Secondo tutti gli esperti, questa tempesta avrebbe causato sicuramente un attacco iracheno contro Israele, sebbene questo Paese non fosse membro della coalizione... Il cinismo della comunità internazionale aveva raggiunto livelli senza precedenti. Dato che la Siria e l’Arabia Saudita avevano acconsentito ad unirsi alla coalizione contro il dittatore iracheno, Israele sarebbe dovuto rimanere passivo, così aveva spiegato quell’alleato fedele che era l'America. Soprattutto nessun attacco preventivo, tanto meno rappresaglie che avrebbero potuto urtare la sensibilità dei siriani e dei sauditi e condurli a uscire dalla suddetta coalizione. Questo atteggiamento diede tranquillità a Saddam Hussein. Attaccando Israele, non aveva nulla da perdere e tutto da guadagnare: non solo, lui si sarebbe dato la soddisfazione di colpire un nemico di lunga data, ma si sarebbe atteggiato anche a paladino della causa araba e si sarebbe assicurato il tacito o aperto consenso di tutti i Paesi arabi … Quella notte le sirene avevano suonato in tutto il Paese.

Al telegiornale del primo mattino, i commentatori televisivi cercavano di rassicurare l'opinione pubblica, sostenendo che Israele era stata fortunata: molti danni materiali ma nessuna vittima, a parte qualche sfortunato anziano che era rimasto soffocato nella propria maschera anti gas. E i giornalisti si riallacciavano agli sforzi per il trasferimento in nuovi alloggi, ai risarcimenti previsti con, sullo sfondo, la vista degli edifici demoliti e degli appartamenti sventrati... In secondo piano, degli anziani storditi, dei bambini in stato di shock, degli uomini in età per combattere, che avevano assistito impotenti alle loro famiglie minacciate e alla distruzione delle loro case. Poi ci fu il primo piano di un Galaxy, il gigantesco aereo cargo americano, mentre scaricava la sua dotazione di missili terra-aria Patriots. Gli americani avevano inviato due batterie per venire in aiuto del loro “fedele alleato” , dopo avergli legato mani e piedi… Per Israele l'incubo sarebbe durato per settimane. Settimane durante le quali tutti i cittadini hanno vissuto al ritmo degli allarmi, ci furono più di quaranta attacchi di missili Scud, lasciando le proprie case equipaggiati solo con uno speciale kit che avrebbe dovuto proteggerli da un eventuale attacco chimico o biologico. Comprendeva una maschera antigas e una siringa contenente un antidoto. I neonati erano stati immediatamente collocati in incubatrici ad aria filtrata, appositamente progettate per la guerra batteriologica e chimica. L'opinione internazionale non aveva fatto una piega. Del resto oggi, chi se ne ricorda? A parte gli israeliani ovviamente. Loro hanno capito che in ultima analisi potranno contare solo su se stessi.

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Michelle Mazel
scrittrice israeliana nata in Francia. Ha vissuto otto anni al Cairo quando il marito era Ambasciatore d’Israele in Egitto. Profonda conoscitrice del Medio Oriente, ha scritto “La Prostituée de Jericho”, “Le Kabyle de Jérusalem” non ancora tradotti in italiano. E' in uscita il nuovo volume della trilogia/spionaggio: “Le Cheikh de Hébron".

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