Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi 26/02/2022, a pag. 7, con il titolo "Khodorkovsky: 'Non è più razionale. Con sanzioni dure può perdere il potere' " l'intervista di Gianni Vernetti.
Gianni Vernetti
Mikhail Khodorkovsky
Mikhail Khodorkovsky, 60 anni, è stato a capo di Yukos, una delle più grandi aziende russe e fra le prime al mondo nel settore petrolifero. Nel 2001 ha promosso la Fondazione “Open Russia” con l’obiettivo di sostenere le forze democratiche e della società civile, criticando corruzione e inefficienza del regime. Ed è in quel momento che la sua strada inizia a divergere da quella di Vladimir Putin. Viene arrestato nel 2003 per frode fiscale, reato da lui sempre negato, e passa 10 anni in carcere. Prima da oligarca e oggi da dissidente, conosce bene Putin e il suo regime. Negli ultimi anni vive in esilio a Londra dove lo raggiungiamo telefonicamente nel secondo giorno dell’invasione russa dell’Ucraina.
Putin ha scatenato una guerra nel cuore dell’Europa invadendo un paese libero, democratico e sovrano. Qual è la sua opinione? «La guerra di aggressione all’Ucraina è un crimine non solo per il diritto internazionale, ma anche per la legge della Federazione Russa. È un crimine contro l’umanità e un tradimento degli interessi nazionali russi».
Qual è l’obiettivo finale di Putin? «Putin vuole occupare l’intera Ucraina, distruggere l’esercito, sciogliere il Parlamento, promuovere un cambio di regime e installare un governo fantoccio. Vuole catturare il presidente in carica Volodimir Zelensky per processarlo con un processo farsa o forse direttamente ucciderlo. Il suo progetto è un’occupazione di lunga durata. Ma ha fatto male i conti: l’Ucraina resisterà e la resistenza dell’esercito ucraino è più forte di quanto Putin pensasse».
C’è spazio per un negoziato diretto fra Russia e Ucraina? «No. Putin negozierà solo quando gli ucraini saranno schiacciati e messi nell’angolo. Vladimir Putin è un criminale internazionale. Lui e il suo cerchio ristretto sanno che il loro destino è quello di finire alla Corte Internazionale dell’Aja ed essere giudicati per crimini di guerra».
Crede che Putin si fermerà a Kiev o la minaccia contro l’Europa e le democrazie occidentali potrebbe proseguire? «Fino a pochi giorni fa lo avrei ritenuto inimmaginabile. Ma oggi una capitale europea è sotto le bombe di un regime dotato di un armamento nucleare. Credo che dopo l’Ucraina, Putin intenda minacciare quei paesi che ritiene facciano parte della sfera d’influenza russa. Potrebbe attaccare un paese Nato come la Lituania per occupare quella striscia di terra che divide la Bielorussia e l’enclave di Kaliningrad (il corridoio di Suwalki, ndr) ».
Lei conosce bene Vladimir Putin: ci può dire qual è il suo pensiero, il modo di ragionare, il suo orizzonte strategico? «Putin ha spostato la lancetta del tempo indietro di 80 anni, facendoci tornare al 1939, quando Hitler invase la Polonia. Ha perso ogni razionalità e ogni pragmatismo. La sua emozionalità prevale sulla ragione e comprende solo il linguaggio della forza. Avete visto come ha trattato in diretta tv Serghej Naryshkin, il capo del servizio segreto esterno? Putin vive in una bolla con una visione distorta del mondo. È diventato molto pericoloso. Occorre agire subito e va fermato in Ucraina».
Come? «L’Europa deve essere unita. C’è in gioco molto di più di qualche fornitura di gas: sotto attacco sono libertà, democrazia e diritti su scala globale. Sono necessarie sanzioni dure sull’apparato di potere politico ed economico russo, sulle istituzioni finanziarie, sull’interruzione del trasferimento di tecnologie avanzate, sul congelamento dei capitali esteri, anche se queste avranno efficacia solo sul medio periodo».
Quindi? «Serve un sostegno militare immediato all’esercito ucraino. Servono armi, munizioni, droni, formazione militare di nuove unità, intelligence, tecnologia cyber. Ogni ora è preziosa. Gli ucraini non stanno combattendo soltanto per difendere la loro libertà, ma anche la nostra e quella di tutto il mondo libero».
Intanto in Russia in migliaia sono scesi in piazza contro la guerra… «Le manifestazioni di questi giorni sono un atto di estremo coraggio. Partecipare a una manifestazione oggi a Mosca ha un costo altissimo: arresto, tortura, rischio di perdere il lavoro. L’Occidente deve fare di più per sostenere i dissidenti perché il regime può ancora cambiare. Molti settori economici non condividono l’azzardo di Putin; l’esercito non è così coeso e una prolungata campagna in Ucraina con ingenti perdite potrebbe portare a una rottura».
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