Con Anna Achmatova
Da 'Mangia ananas, mastica fagiani', di Diego Gabutti
Diego Gabutti
Diego Gabutti, Mangia ananas, mastica fagiani, vol. 2. Dai Processi di Mosca al disgelo e a Pol Pot, WriteUp, Roma 2022
Anna Achmatova
Domandai: «L’Achmatova è ancora viva?» Rispose: «L’Achmatova? Anna Andreevna? Be’, sì, certo, abita non lontano da qui, sulla Fontanka, in Fontannij Dom [la Casa della Fontana]; le piacerebbe incontrarla?». Stentai a trovare le parole; mormorai che sì, sarebbe stato un vero piacere. «Aspetti, vado a telefonarle» disse la mia nuova conoscenza, e ritornò per dirmi che l’Achmatova ci avrebbe ricevuti quel pomeriggio stesso, alle tre.
Isaiah Berlin, Incontri con scrittori russi nel 1945 e nel 1956
Anna di continuo evocherà Isaiah: «notre ami», «il Lord», l’«ospite dal futuro». Ne parlerà nelle sue poesie senza nominarlo, ne farà un idolo.
Nello Ajello, la Repubblica, 16 giugno 2007
L’ospite dal futuro!
Sarà poi vero ch’egli venga davvero per me,
a sinistra svoltando dal ponte?
Anna Achmatova, Poema senza eroe
VOLKOV: Le memorie degli incontri tra Sir Isaiah e Achmatova sono state pubblicate tra il 1943 e il 1946; e anche Achmatova vi accenna in molte poesie. […] Secondo Achmatova i loro incontri sono stati una delle cause della guerra fredda. BRODSKIJ: Credo che nel valutare gli effetti del suo incontro del 1945 con Sir Isaiah, Achmatova non fosse così lontana dalla verità.
Solomon Volkov, Dialoghi con Iosif Brodskij
Quando ci rivedemmo a Oxford nel 1965, l’Achmatova mi descrisse nei particolari l’attacco che aveva subìto dalle autorità. Mi disse che Stalin in persona era infuriato perché lei aveva commesso il peccato di incontrare uno straniero senza un’autorizzazione formale, e non uno straniero qualsiasi, bensì il dipendente d’un governo capitalista. «E così la nostra suora adesso riceve le visite di spie straniere» esclamò Stalin (così si racconta), e giù una sequela di oscenità che sulle prime Anna Andreevna non ebbe il coraggio di ripetermi. Il fatto che io non avessi mai lavorato in un qualsiasi servizio segreto era secondario: per Stalin tutto il personale delle ambasciate o delle missioni straniere era formato da spie. «Certo» proseguì l’Achmatova «a quel tempo il vecchio era ormai fuori di senno. Quelli che erano presenti alla sua tremenda sfuriata contro di me (io sono stata informata da uno di loro) non avevano dubbi: di fronte a loro c’era un caso patologico, un uomo in preda alla più violenta mania di persecuzione».
Isaiah Berlin, Incontri con scrittori russi nel 1945 e nel 1956
Ždanov si accinse al suo nuovo incarico con scaltrezza. Per cominciare scelse due capri espiatori: l’umorista Michail Zoščenko e la poetessa Anna Achmatova. «La nostra letteratura non conosce niente di più ripugnante della morale predicata da Zoščenko» affermava Ždanov. «I suoi scritti sono ideologicamente vuoti, volgari e volti a disorientare la gioventù sovietica.» Per Anna Achmatova mostrò ancora meno rispetto, ritenendo la sua poesia deliberatamente pessimistica ed estetizzante. «Per metà puttana, per metà suora» sentenziò l’ispettore della cultura.
Frank Westerman, Ingegneri di anime
Seguito dai membri dell’Ufficio politico, Stalin era entrato [nel salone del congresso]. La sala applaudiva e gridava. Ciò durò a lungo, per dieci o quindici minuti. Anche Stalin applaudiva. Quando gli applausi cominciarono a scemare, qualcuno gridò: «Per il grande Stalin, urrà!» E tutto ricominciò di nuovo. Alla fine i presenti sedettero, e allora echeggiò un disperato grido di donna: «Gloria a Stalin!» Balzammo in piedi e ricominciammo ad applaudire. Quando tutto fu finito, sentii che mi dolevano le mani.
Il’ja Ėrenburg, Uomini anni vita
L’oggetto [Anna Achmatova] è quasi sempre a Mosca, dove abita a casa della famiglia Ardov. In estate preferisce la dacia a Komarovo. A Leningrado alloggia per lo più a casa della figlia adottiva Ira Punina-Rubinstein. Ama molto la nipote Anja Kaminskaja. Fisicamente è molto indebolita: ha una pinguedine insana, una grande pancia, le gambe e le braccia sono gonfie e gli attacchi di cuore si ripetono. Dopo l’infarto che ha subito a Mosca non può stare senza Validol, inoltre nella dacia non ha telefono. […] Le parole più sgradevoli e più offensive che ricorda e che cita con amarezza in continuazione sono quelle attribuite a Ždanov: «Metà suora, metà sgualdrina». Questo la ferisce molto. Va spesso al cimitero, che dista un chilometro e mezzo dalla dacia. L’impressione è che si stia cercando un posto.
Un rapporto segreto datato 23 novembre 1958
Adorava Dostoevskij, e subito dopo Dostoevskij metteva Kafka. «Ha scritto per me e di me» mi disse nel 1965 a Oxford. «Joyce e Eliot, poeti meravigliosi, gli sono inferiori; tra gli autori moderni Kafka è il più profondo e il più veritiero».
Isaiah Berlin, Incontri con scrittori russi nel 1945 e nel 1956
Quando è uscito Una giornata di Ivan Denisovič, l’ho letto subito. Mi ricordo, parlando di Anna Achmatova, che una volta, mentre discutevamo del libro, un mio amico disse: «Non mi è piaciuto», al che Achmatova ha replicato: «Che genere di commento è “mi è piaciuto”, “non mi è piaciuto”? Il punto è che un libro così dovrebbe essere letto da duecento milioni di russi». Fine della discussione, no?
Iosif Brodskij, Conversazioni