Il sesto comandamento
Anna Vera Sullam
SEM Euro 16
Esiste un luogo più magico e misterioso di Venezia? Con una scelta felice la scrittrice Anna Vera Sullam, laureata in lettere e ricercatrice presso l’università Ca’ Foscari, ambienta il suo primo thriller “Il sesto comandamento” (SEM) nella città lagunare. Siamo nella Venezia del 1940, due anni dopo l’entrata in vigore delle leggi razziali e a pochi mesi dallo scoppio della Seconda guerra mondiale: una realtà che colpisce in modo doloroso la comunità ebraica impreparata ad affrontare l’impatto delle leggi che hanno mutato il modo di vivere degli ebrei veneziani, sia quelli poveri il cui numero è aumentato in modo vertiginoso sia quelli benestanti che, cacciati dai posti di lavoro, hanno perso una fonte di guadagno per la famiglia. L’effetto più grave dei provvedimenti governativi che sancisce l’allontanamento degli alunni e dei professori ebrei di ogni ordine e insegnamento dalle scuole pubbliche, induce la comunità ad acquistare un palazzo sulla breve Fondamenta del ponte Storto per insediarvi la Scuola Ebraica Superiore di Venezia dove “ormai da un anno funzionava l’intero ciclo delle medie e delle superiori”. La scuola di altissimo livello impiega docenti molto preparati, alcuni richiamati dalla pensione ma desiderosi di porsi al servizio dei giovani e della comunità. Fra questi la professoressa di lettere antiche Ida Forti che, dopo il congedo e la morte del marito si era trasferita a Padova, accetta di ritornare a Venezia per offrire il suo contributo in una città che ha amato molto e dove si era prodigata in opere di beneficienza. Una mattina Rodolfo Donati, giovane segretario della scuola, entrando in biblioteca trova il corpo della professoressa Forti in una pozza di sangue, uccisa con un colpo alla nuca da una statuetta raffigurante il Duce. Il fragile equilibro della comunità viene spezzato da un evento così estraneo al regolare svolgimento della quotidianità scolastica da risultare incomprensibile: Ida Forti era una persona amata e rispettata dai colleghi e dagli studenti. Cosa può essere accaduto? Le indagini vengono affidate al vicequestore Italo Gigli, un uomo ambizioso, arrogante e palesemente antisemita che conduce un’indagine superficiale con l’intento di trovare presto un colpevole che gli dia lustro e agevoli la carriera. In poco tempo, fabbricando falsi indizi, si trova il colpevole, un ebreo straniero, perfetto capro espiatorio che, minacciato di espulsione, confessa per poi suicidarsi in carcere.
Il questore, il prefetto e il giudice plaudono al buon risultato dell’indagine ma il maresciallo Giuseppe Russo che ha affiancato Gigli durante i colloqui con i testimoni è un poliziotto onesto che fa onore alla sua divisa e non crede alla facile soluzione del caso. “Nulla in quell’indagine lo soddisfaceva: era stata condotta in modo superficiale, frettoloso, contaminata dai pregiudizi che il vicequestore e, da quanto aveva potuto capire anche il giudice istruttore nutrivano nei confronti degli ebrei”. Da qui prende avvio in forma non ufficiale una indagine parallela in cui Russo, affiancato dal giovane Rodolfo e da Stella, dattilografa nella scuola ebraica, indaga con scrupolo fatti, testimonianze, coincidenze ricostruendo anche la vita della professoressa Forti per arrivare a un quadro completo di quanto realmente accaduto nella biblioteca della scuola ebraica. Pagina dopo pagina entrano in scena personaggi ben caratterizzati di cui l’autrice analizza emozioni, sentimenti e difetti: dalla vicina di casa custode degli album fotografici di Ida Forti all’amica Amelia Cremisi che rievoca aneddoti degli anni giovanili, ai colleghi di scuola, alcuni disponibili a rispondere alle domande del poliziotto, altri reticenti come se nascondessero un segreto. La passione di Ida Forti per la fotografia con la collezione degli album conservati fin dagli anni giovanili insieme alla confusione che uno dei personaggi compie circa i comandanti ebraici e quelli cattolici saranno fattori decisivi per risolvere il mistero della morte della professoressa ebrea. L’autrice dissemina ad arte indizi che inducono a credere nella colpevolezza dell’uno o dell’altro personaggio in un continuo alternarsi di ipotesi e sospetti fino alla risoluzione del caso che si svela, in modo inaspettato e sconvolgente, nelle ultime pagine.
Con una scrittura elegante e una trama dal ritmo lento e cadenzato Anna Vera Sullam conduce il lettore in un giallo ben riuscito, d’impronta classica, che ricorda i romanzi di Agatha Christie e di John Dickson Carr, sullo sfondo di un’epoca cupa e gravida di eventi nefasti che l’autrice descrive in modo accurato. La Storia entra nella vita dei personaggi e il lettore si trova a partecipare con loro agli eventi di quegli anni, a condividerne le atmosfere inquietanti e l’incertezza sul futuro perché l’autrice è brava nel descrivere le peculiarità della comunità ebraica veneziana che ben conosce, con gli ebrei del ghetto di modesta condizione economica ma rispettosi delle norme religiose ebraiche e quelli di classe sociale più elevata che manifestano una scarsa osservanza religiosa pur mantenendo una forte idea d’identità ebraica. Sullo sfondo c’è la drammatica situazione politica e sociale in cui vive l’Italia nei primi mesi di guerra, fotografata con abilità narrativa dall’autrice in un thriller avvincente che esplora i gorghi più misteriosi dell’animo umano.
Giorgia Greco