Il destino europeo di Kiev Analisi di Gianni Vernetti
Testata: La Repubblica Data: 22 febbraio 2022 Pagina: 26 Autore: Gianni Vernetti Titolo: «Il destino europeo di Kiev»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi 22/02/2022, a pag. 26, con il titolo "Il destino europeo di Kiev" l'analisi di Gianni Vernetti.
Gianni Vernetti
Ieri sera Vladimir Putin ha provato a riscrivere la storia negando l’esistenza dello Stato democratico e libero dell’Ucraina, riconoscendo come Stati indipendenti le Repubbliche fantasma di Donetsk e di Lugansk, affossando definitivamente gli accordi di Minsk, proseguendo nella folle corsa di modificare i confini europei con l’uso della forza militare. La guerra non è mai stata così vicina ed è questo il momento per l’intero Occidente di compiere scelte politiche coraggiose. È tempo che l’Ucraina venga accolta a pieno titolo nella famiglia europea. Insieme ad un sistema articolato e molto duro di sanzioni, questa è la migliore risposta che può essere data nei confronti di una minaccia militare totalmente ingiustificata alle porte dell’Europa. L’obiettivo di Putin è chiaro ed è di lungo periodo: mantenere i Paesi del vicinato e dell’antica area di influenza sovietica in uno stato di instabilità permanente per rinegoziare una nuova architettura di sicurezza in Europa. E per raggiungere questo obiettivo Putin non lesinerà ogni mezzo. La guerra asimmetrica iniziata in queste settimane con attacchi informatici, interruzioni delle forniture di energia elettrica, decine di violazioni del cessate il fuoco lungo la linea del Donbass, azioni di disinformazione e psywar, può diventare in pochi giorni una guerra tradizionale con l’invasione militare di uno Stato sovrano europeo. Fino ad ora l’Occidente ha dato prova di una buona capacità di tenuta nei confronti delle minacce russe: la Nato ha dimostrato una elevata coesione e fra le due sponde dell’Atlantico; Europa e Stati Uniti hanno sostanzialmente parlato lo stesso linguaggio; Usa, Gran Bretagna, Estonia, Lettonia, Lituania, Repubblica Ceca e Polonia hanno fornito una rapida assistenza militare a Kiev e diversi Paesi Nato, inclusa l’Italia, hanno già confermato la loro disponibilità a rafforzare con l’invio di truppe il dispositivo di sicurezza nel lato orientale dell’alleanza. L’Unione Europea ha, poi, deliberato un Programma di assistenza finanziaria all’Ucraina di 1,2 miliardi di euro. Putin non ha da offrire nulla di attrattivo all’Ucraina o ai Paesi dell’orbita ex sovietica per rientrare nella propria sfera di influenza e dunque usa i metodi antichi del ricatto energetico e della minaccia militare. La storia non depone a suo favore: il Patto di Varsavia è stato l’unica alleanza militare della storia recente che ha usato la forza esclusivamente contro alcuni dei suoi membri e il ricordo dei carri armati sovietici a Budapest e Praga è ancora vivo nella memoria dei cittadini di quei Paesi.
L’Occidente ha molto di più da offrire all’Ucraina, a cominciare dalla prospettiva di una piena integrazione nella famiglia europea. Lo dobbiamo ai giovani della Piazza Maidan che nel 2014 hanno rifondato l’Ucraina, tagliando gli ultimi nodi gordiani di un rapporto opprimente con Mosca ed è ciò che chiedono il Parlamento e il governo di Kiev, insieme alla stragrande maggioranza dei cittadini del Paese. E se la possibile adesione alla Nato non è oggi in agenda, anche se la porta dovrà rimanere sempre aperta, l’avvio di un negoziato per l’adesione dell’Ucraina all’Unione Europea è una concreta possibilità da perseguire con decisione, oggi più che mai. Ogni processo di adesione alla Ue prevede un calendario preciso e vincolante di riforme che rappresenterebbe per l’Ucraina un incentivo per rafforzare ulteriormente democrazia e stato di diritto e al tempo stesso essere il vero antidoto a qualsiasi futuro tentativo di destabilizzazione. Il folle accerchiamento militare dell’Ucraina messo in atto da Putin è la definitiva dimostrazione che l’appeasement nei confronti delle dittature, in nome della realpolitik e del pragmatismo, non paga. All’Europa conviene rimanere fedele a sé stessa proseguendo quel cammino di allargamento e di inclusione di nuovi Paesi che ha rappresentato negli anni un’occasione straordinaria di diffusione pacifica di democrazia, libertà e stato di diritto. L’Ucraina si merita un destino europeo.
Per inviare a Repubblica la propria opinione, telefonare: 06/49821, oppure cliccare sulla e-mail sottostante