IC7 - Il commento di Diego Gabutti
Dal 14 al 19 febbraio 2022
30 anni di Mani pulite
Trent’anni di strapotere giudiziario: il fascismo era durato un Ventennio solo. E non è ancora finita, né finirà con i referendum, sempre che raggiungano il quorum. A Mani Pulite, un manipolo di magistrati che ha fatto delle istituzioni il suo bivacco, dobbiamo una riscrittura delirante della storia nazionale, l’invenzione di reati fantasy, tipo il traffico d’influenze, e l’occupazione delle aule sorde e grigie del parlamento da parte di partiti sempre più improbabili, sempre più personali e più grotteschi, da Berlusconi & Prodi a Beppe Grillo.
Si ha un bell’ironizzare sul senno di poi, ma il senno di poi raramente s’inganna: l’Italia di Tangentopoli, delle mazzette e del finanziamento illecito, era molto meglio di Magistratopoli – l’Italia delle caccie all’uomo, del «resistere, resistere, resistere», delle «fughe di notizie», delle fake news, dei processi mediatici, delle persecuzioni giudiziarie. «Sbancata», o «sbiancata», l’Italia giacobina degli eroi togati, popolari finché è durata la mischia tra berlusconiani e anti, è al tramonto. Festeggia il suo trentennale senza le fanfare giornalistiche degli anni novanta e mandando a processo una delle icone di Mani Pulite: Piercamillo Davigo, che trent’anni fa si proponeva di rivoltare l’Italia come un calzino e che più tardi dichiarò che non ci sono innocenti ma solo colpevoli non ancora smascherati (giusto il magistrato dal quale il barone Leopold von Sacher-Masoch vorrebbe essere indagato). Ma per quanto sgasata, come una bottiglia d’acqua minerale rimasta aperta tutta la notte, l’Italia davighiana, borelliana, dipietrista eccetera resta non di meno inestirpabile: in assenza d’una classe dirigente abbastanza coraggiosa da sfidarla, continuerà a diffondere intercettazioni indebite, ad autoassolversi, a costruire teoremi giudiziari e politici che stanno alla giustizia come la verità alla propaganda, Roberto Saviano alla letteratura e il Fatto quotidiano al giornalismo.
Come nel Ventennio, quando la ghenga al potere mostrificava l’opposizione e offriva al paese sempre nuovi eretici da mandare al rogo, anche l’Italia truce e manettara generata dai cattivi maestri di Mani Pulite ha i suoi sovversivi, i suoi «mormoratori» e persino i suoi «ebrei»: sovversiva la destra, «un gradino sotto l’uomo» la «casta», calunniosa l’opinione pubblica garantista (cioè democratica, ostile cioè al dispotismo giudiziario). Questi i «parassiti», come li chiamavano Lenin e Hitler. Sopra di loro, nella parte della razza eletta, le anime belle «antropologicamente superiori»: gli elettori de sinistra, i redattori di Repubblica e il ceto medio riflessivo, i puri ariani dei talk show politically correct. Trent’anni così, e la iattura continua.
Diego Gabutti