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Lo dice anche il principe saudita Bin Salman: Khamenei è il nuovo Hitler


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israele.net Rassegna Stampa
20.02.2022 C’è Monaco e Monaco
Analisi di Herb Keinon

Testata: israele.net
Data: 20 febbraio 2022
Pagina: 1
Autore: Herb Keinon
Titolo: «C’è Monaco e Monaco»
C’è Monaco e Monaco
Analisi di Herb Keinon

(da Israele.net)

Gli israeliani hanno più cose in comune che cose che li dividono -  Israele.net - Israele.net
Herb Keinon

29 settembre 1938: la conferenza di Monaco - Sito dell'A.N.P.I. di LISSONE  - Sezione

Per sua fortuna, il Segretario alla Difesa britannico Ben Wallace non si chiama Benjamin Netanyahu. Domenica scorsa, Wallace ha fatto qualcosa che l’ex primo ministro israeliano Netanyahu aveva fatto più volte: ha tracciato un’analogia tra gli eventi globali di oggi e l’appeasement, il vano tentativo di rabbonire un dittatore alla Conferenza di Monaco del 1938, alla vigilia della seconda guerra mondiale e della Shoà. Quando Netanyahu tracciò più volte questa analogia in riferimento agli sforzi occidentali per raggiungere un accordo con l’Iran sul nucleare, fu messo alla berlina. Come osa fare questo tipo di paragoni, intonarono gli avversari di Netanyahu. Gli iraniani non sono nazisti. Il presidente degli Stati Uniti Barack Obama, che negoziava l’accordo nucleare iraniano del 2015, non è Neville Chamberlain, il leader britannico che tornò dalla Conferenza di Monaco – dove inglesi e francesi avevano accettato l’annessione tedesca dei Sudeti cecoslovacchi – vantandosi d’aver garantito “la pace nel nostro tempo”. E la Guida Suprema iraniana ayatollah Ali Khamanei non è Hitler. Nulla di tutto questo quando Wallace, dal canto suo, ha paragonato domenica la Conferenza di Monaco e la risposta dell’Occidente alla concentrazione di truppe russe sui confini dell’Ucraina. Facendo riferimento alle stime dell’intelligence occidentale, Wallace ha dichiarato al Sunday Times che il presidente russo Vladimir Putin potrebbe mandare in Ucraina da un giorno all’altro le truppe che ha schierato ai confini nel paese, e ha lasciato intendere che la risposta dell’Occidente non è abbastanza energica.

“Può accadere che il presidente russo Vladimir Putin semplicemente spenga i motori dei suoi carri armati e si vada tutti a casa – ha detto Wallace – ma spira un venticello di Monaco nell’aria, da parte di alcuni in Occidente”. Un anno dopo l’accordo di Monaco, i nazisti invadevano la Polonia dando inizio alla seconda guerra mondiale. Quando Netanyahu disse che la volontà del mondo di arrivare con gli iraniani a un accordo, che non avrebbe realmente precluso all’Iran tutte le strade verso l’arma nucleare, assomigliava all’appeasement visto a Monaco, opinionisti ed esperti lo attaccarono severamente. “Per Netanyahu e i suoi alleati americani è sempre il 1938 – scrisse l’editorialista Peter Beinart sul sito web Daily Beast nel 2013 – perché se non è il 1938 e i tuoi avversari non sono Neville Chamberlain, allora tu non sei Winston Churchill. E se non sei Churchill, non hai una logica convincente per esercitare il potere”. In quello stesso anno, il compianto editorialista di Ha’aretz Carlo Strenger scriveva: “Purtroppo la visione del mondo di Netanyahu è fissata sull’equazione che il 2013 (e tutti gli anni precedenti) è il 1938, che l’Iran è la Germania nazista e che coloro che sono disposti a impegnarsi diplomaticamente con l’Iran sono come Chamberlain alla Conferenza di Monaco del 1938. Non riesce a vedere una serie di grandi differenze”. Nel 2015, l’editorialista del New York Times Roger Cohen scrisse: “Evocare Monaco e l’appeasement è, a quanto pare, la reazione di Netanyahu a qualsiasi tentativo di diplomazia mediorientale”. Ma quando domenica scorsa Wallace ha evocato Monaco, non si sono viste reazioni di questo tenore. Il mondo, a quanto pare, è più disposto a dipingere Putin come Hitler che non a paragonare Khamenei a Hitler. Evidentemente tracciare analogie tra la morbida risposta dell’Occidente all’imperterrita marcia iraniana verso missili e nucleare è da guerrafondai che vogliono la prova di forza. Ma tracciare oggi quelle stesse analogie riguardo a Putin e all’Ucraina non suscita affatto la stessa riprovazione. Ciò dimostra quanto l’Iran – nonostante la sua retorica e la sua lunga storia di azioni ostili nella regione e oltre – non spaventa il mondo nella stessa misura in cui lo fanno Putin e la Russia.

La concentrazione di truppe di Putin al confine ucraino viene presa molto sul serio, mentre la concentrazione da parte di Khamanei di una scorta di uranio arricchito (e di missili balistici) viene vista con molta più indulgenza. A quanto pare, dipende tutto da chi ha l’impressione di essere il primo della lista. Gli europei e l’Occidente prendono sul serio le manovre russe al confine con l’Ucraina perché potrebbero essere colpiti direttamente: Kiev è vicina al cuore dell’Europa. Possono invece guardare in modo più benevolo all’Iran sia perché è più lontano, sia perché sui missili della Repubblica Islamica non ci sono scritti i nomi dei paesi europei: c’è scritto il nome di Israele. Israele osserva la situazione in Ucraina con molta attenzione per l’impatto che gli eventi potrebbero avere su pace e sicurezza mondiale, ma anche per l’impatto che potrebbero avere sui colloqui in corso con gli iraniani a Vienna. Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden deve tenere gli occhi puntati su una possibile invasione russa dell’Ucraina, che potrebbe innescare una guerra molto più ampia, e allo stesso tempo deve tenere d’occhio i colloqui in corso con gli iraniani a Vienna. dal punto di vista di Israele, che i colloqui di Vienna giungano al dunque proprio mentre la crisi ucraina sembra volgere al culmine è un fatto problematico. L’amministrazione statunitense potrebbe non avere la “larghezza di banda” sufficiente per affrontare queste due grandi crisi contemporaneamente. Biden ha chiarito nei giorni scorsi che la sua priorità assoluta in questo momento sono Putin e l’Ucraina. La preoccupazione a Gerusalemme è che l’urgenza di quanto sta accadendo sul fronte russo distolga l’attenzione da quanto accade su quello iraniano. Ma c’è un’altra preoccupazione, ancora peggiore: che gli Stati Uniti possano voler sistemare in fretta (e male) le cose sul fronte iraniano, così da potersi concentrare senza distrazioni su quello ucraino.
(Da: Jerusalem Post)

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