La Banca mondiale finanzia la persecuzione cinese Cronaca di Marco Respinti
Testata: Libero Data: 18 febbraio 2022 Pagina: 16 Autore: Marco Respinti Titolo: «La Banca mondiale finanzia la persecuzione cinese»
Riprendiamo da LIBERO di oggi, 18/02/2022, a pag. 16, con il titolo "La Banca mondiale finanzia la persecuzione cinese", il commento di Marco Respinti.
Uiguri in un campo di concentramento cinese
Il regime neo-post-nazional-comunista cinese si macchia ogni giorno di crimini contro l'umanità che, nell'insieme, producono il genocidio culturale e fisico di intere popolazioni in regioni vastissime. La documentazione è ormai densa e diversi parlamenti nazionali lo denunciano. Caso esemplare sono gli uiguri, che, con altre popolazioni musulmane turcofone, sono vessati con lena industriale nello Xinjiang, da loro chiamato Turkestan Orientale. Ma il genocidio è un mestiere, e costa. Dove trovare il denaro per perseguitare milioni di persone (tre dei quali nei campi di concentramento)? Dove ce n'è tanto, per esempio nella Banca Mondiale. L'accusa è pesante, ma le prove fornite dall'Atlantic Council nelle 70 pagine di un nuovo rapporto pure. Un think tank atlantista di Washington colmo di nomi blasonati: di parte, si dirà. Ma, a parte che lo sono tutti, le sue fonti sono insospettabili: media di regime, immagini satellitari e informative sulla situazione patrimoniale delle società. Finanziamento indiretto, per carità, quello della Banca mondiale agli aguzzini, ma il gioco delle tre carte funziona così. 11 perno è l'International Finance Corporation (IFC), settore prestiti della Banca mondiale. Nel 2019 ha dato 40 milioni di dollari alla Chenguang Biotech Group, che produce ed esporta estratti vegetali. La sua consociata controllata, Xinjiang Chenxi Pepper Industry, ha costruito impianti nella contea meridionale di Yarkant, nello Xinjiang, per implementare l'«estinzione alla povertà» decisa per decreto dal regime (e "ottenuta" con parametri taroccati) mandando gli uiguri poveri ai lavori forzati. Poi c'è il Camel Group Co, uno dei maggiori produttori cinesi di batterie, che rifornisce Volkswagen, Ford, Audi e General Motors. Sempre nel 2019 ha ricevuto 81 milioni di dollari dall'IFC per impianti di riciclaggio e stabilimenti nello Xinjiang. Lì gli uiguri poveri vengono indottrinati al marxismo e addestrati militarmente, col solito cliché di canti patriottico-comunisti e imposizione del cinese mandarino che nessuno parla. È il socialismo finanziario, il comunismo realizzato al tempo della globalizzazione. L'Atlantic Council ha chiesto alla Banca mondiale di disimpegnarsi subito, sostenuto da Samuel Cogolati, deputato già sanzionato da Pechino nel 2021 per avere parlato di genocidio uiguro nel parlamento belga, e dall'Associazione interparlamentare sulla Cina.
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