E’ indecente quel che fanno i russi?
Analisi di Michelle Mazel
(traduzione di Yehudit Weisz)
Vladimir Putin
Nessuna indignazione, nessuna condanna, grande silenzio da parte di Amnesty, delle organizzazioni per i diritti umani e ovviamente del Segretario generale delle Nazioni Unite di fronte alle pratiche scandalose a cui si sono abbandonate le autorità di Mosca. E no, non si tratta dei tamburi di guerra, di quelle file di carri armati e delle centinaia di migliaia di soldati schierati dallo Zar del Cremlino lungo il suo confine con l'Ucraina. Né si tratta del nuovo “processo” contro l'avversario Alexei Navalny, peraltro già in carcere. Ancor meno del modo disumano con cui i detenuti sarebbero trattati nelle carceri siberiane. Riguardo alle grandi manovre russe, poiché l'Ucraina non fa parte della NATO, questa stimabile organizzazione non è tenuta a combattere al suo fianco; i Paesi membri si accontentano quindi di compiere lodevoli sforzi per dissuadere il presidente Putin brandendo la minaccia di sanzioni tanto terribili quanto avvolte da una sapiente vaghezza. Il resto del mondo mantiene un cauto silenzio mentre osserva con preoccupazione gli effetti perversi della minaccia di guerra sui prezzi del petrolio. Ci sarebbe sicuramente molto da ridire sui diritti umani e le loro violazioni in quello che è lo Stato più vasto del pianeta, ma perché farlo quando altre nazioni - l'Iran o persino la Cina, per esempio - non sono forse da meno? Resta la strana, la stranissima storia del monumentale tavolo scelto da Vladimir Putin per accogliere alcuni suoi ospiti. Una meraviglia questo tavolo. Tutto in massello di rovere laccato bianco, riccamente decorato con sottili profili di foglia d’oro, il suo valore, si dice, è stimato in più di centomila euro. Si deve ad una rinomata azienda italiana che ha annoverato tra i suoi clienti Muhammar Gheddafi e Saddam Hussein. Il suo direttore, Renato Pologna, ricorda molto bene questo ordine, fatto venticinque anni fa, quando Putin era ancora lontano dal potere. Un pezzo unico, lungo sei metri e largo due e mezzo. Durante la visita di Emmanuel Macron, l'immagine dei due presidenti seduti agli estremi opposti del tavolo ha fatto il giro del mondo. Dovremmo interpretarla come una manifestazione di disprezzo dell'onnipotente padrone della Russia nei confronti del suo interlocutore alla fine del suo mandato? Questa ipotesi è stata rapidamente scartata, dato che pochi giorni dopo il nuovo cancelliere tedesco Olaf Scholz ha ricevuto lo stesso trattamento. Si trattava allora di portare al massimo le distanze in questo triste periodo di pandemia? Sia Macron che Scholz si sarebbero rifiutati di fare un test PCR al loro arrivo al Cremlino. E’ davvero sconcertante. Parigi e Berlino distano solo poche ore di aereo da Mosca e un test fatto prima della partenza sarebbe dovuto bastare. Perché allora questa ostinazione nell’effettuare una seconda prova? Si sussurra che nella migliore tradizione del defunto KGB, i servizi segreti russi volessero ottenere il DNA dei visitatori per poterne effettuare un'analisi approfondita. A priori, non solo una violazione delle pratiche diplomatiche, un intollerabile attacco al diritto alla privacy, ma anche un'inspiegabile manifestazione di ostilità nei confronti dei visitatori. Tutto ciò è proprio indecente ma curiosamente non suscita alcuna condanna, nessuna reazione ufficiale e i media occidentali non ci vedono nulla di male. Se si fosse trattato invece di uno spyware israeliano, allora sì…