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La Repubblica Rassegna Stampa
27.12.2002 Repubblica disinforma. Alla grande
Non è una novità per il giornale di Carlo De Benedetti, in un solo numero 3 mascalzonate

Testata: La Repubblica
Data: 27 dicembre 2002
Pagina: 7
Autore: Daniele Mastrogiacomo
Titolo: «La guerra torna a Betlemme,l'esercito uccide 10 palestinesi»

Un numeero di Repubblica ricco di disinformazione, sia nei titoli che negli articoli. Eccone una breve rassegna:

Un articolo di Daniele Mastrogiacomo che descrive la dura battaglia
ingaggiata dall' esercito israeliano contro terroristi palestinesi in
diverse località dell' Autorità Palestinese, e che parla di sparatorie, di
combattimenti con vittime da entrambe le parti, ma non di azioni militari
contro civili, ha dovuto fregiarsi di un titolo che fa pensare all' opposto.
"La guerra torna a Betlemme. L' ESERCITO UCCIDE 10 PALESTINESI" : questo è
il titolo, che vorrebbe insinuare nei lettori una verità diversa da quella
descritta dall' articolo, di un esercito israeliano che ammazza i civili
senza motivo alcuno.


Poco più sotto, nella stessa pagina, un articolo di Barbara Jerkov che
intervista Nemer Hammad viene titolato "Arafat vuole un chiarimento". In
realtà, più che della richiesta di un chiarimento, pare una indebita
ingerenza nelle autonome decisioni di politica estera di uno stato
democratico da parte di un personaggio che già altre volte ha piagnucolato
menzogne in diverse apparizioni televisive.

Passiamo alla pagina successiva: "L' angoscia nel villaggio di Gesù
diventato un deserto per i cristiani" è il drammatico titolo dato ad un
articolo di Pietro Veronese, che si ingegna a raccontare di come i
cristiani, cattolici e non, vengano perseguitati ed emarginati nel mondo
islamico.
Forse per tener fede a quel titolo ambiguo, Veronese si arrampica su alcuni
specchi logici e di nozioni storico-politiche, con scricchiolii della sua
serieta professionale.
"A Betlemme non sono sotto assedio soltanto i palestinesi: è sotto assedio
la Cristianità" scrive con ingenua enfasi.E se Betlemme fosse, come è, un
avamposto e rifugio del terrorismo palestinese, come potrebbe Israele
distinguere, separare, riconoscere? La risposta se la dà Veronese da solo,
verso la fine, quando elenca il drammatico distacco fra il numero dei
cristiani viventi in zone della regione nel 1948, nel 1967, dieci anni fa,
oggi. E Veronese fornisce la spiegazione senza rendersene conto, perché anzi
vorrebbe distorcerla contro Israele, mentre per chi conosce un pò di storia
la risposta è chiaramente di denuncia nei confronti dell' Islam arabo.Una
parrocchia della Gerusalemme vecchia aveva 24.000 anime nel 1948, la metà
nel 1967: vent' anni di dominazione araba! A Ramallah nel decennio scorso la
stragrande maggioranza cristiana è divenuta una modesta minoranza: da quando
la città è governata da Arafat! Betlemme, Beit Jalla, Beit Sahour sono
divenuti villaggi musulmani, eppure "circondano la culla della Cristianità":
sono in mano all' Autorità Palestinese!
E poi, la chicca: Israele nega il visto a preti e suore cristiani che
vorrebbero andare nei luoghi santi. Lo nega a cristiani arabi ("decine"),
tra i quali preti e suore della Siria e del Libano, paesi nemici, forse
ricordando il buon Capucci che abusò del suo abito sacerdotale per
contrabbandare armi da usare in attentati.E nega il visto a preti e suore di
paesi europei...anche quando da questi paesi si arriva in Israele senza
visto!Ma ha provato Veronese a piazzarsi davanti al Santo Sepolcro od a
qualunque luogo di culto cristiano in Israele, per verificarne la libera
accessibilità? In Israele la libertà di culto e la libertà di accesso ai
luoghi di culto di OGNI religione sono un fatto naturale e codificato, che
nessuno si è mai sognato di modificare o limitare.



rubrica.lettere@repubblica.it

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