Da che pulpito viene la predica
Commento di Celeste Vichi
Il 31 gennaio 2022 compare un comunicato critico che l’ANPI Veneto invia all’assessore Donazzan per la sua lettera alle scuole del Veneto in occasione della giornata della Memoria. Si rimprovera all’assessore di aver intenzionalmente glissato sulla matrice fascista delle persecuzioni antisemite cercando così di far apparire solamente come “cattivi” i nazisti sorvolando sull’orrore del fascismo e ancor peggio di aver confuso l’antisemitismo con l’antisionismo, insinuando nelle giovani menti degli allievi l’odio nei confronti del mondo arabo. Niente di più sbagliato visto che l’assessore ricorda agli allievi ed insegnanti il settantesimo anniversario della pubblicazione del libro “Il giardino dei Finzi Contini”, di Giorgio Bassani, così scrive l’assessore: “il capolavoro della letteratura italiana che racconta, partendo da una storia vera, la persecuzione degli ebrei in Italia”. E “blasfema” agli occhi del comunicato ANPI, l’assessore ricorda come ancora oggi nel mondo il moderno antisemitismo è testimoniato ed alimentato, con fatti realmente accaduti e di sangue, dall’odio per Israele stato democratico, che il mondo arabo vorrebbe eliminare come un corpo estraneo dalla sua realtà autoritaria e teocratica. Non vi è quindi nella lettera alle scuole dell’assessore Donazzan alcuna negazione delle persecuzioni fasciste in Italia, ma solo una lettura attuale dell’antisemitismo come antisionismo.
Ma chi è oggi l’ANPI che si pone a dare delle lezioni morali tratteggiandone la storia? L’ANPI nasce di certo come ente morale il 5/4/1945 per riunire tutte le formazioni partigiane di diverso orientamento politico, che andavano dalle formazioni comuniste, le Brigate Garibaldi, Giustizia e Libertà e quelle cattoliche. Già, perché la Resistenza, nonostante la sinistra abbia cercato di monopolizzarla, non è affatto solo di sinistra. Ma l’idillio non durò molto, già tra il 24 ed il 28 aprile del 1946 al congresso nazionale della Democrazia Cristiana, un uomo, Enrico Mattei, ancora oggi ricordato come imprenditore che è morto probabilmente per difendere gli interessi italiani, esprimeva tutto il suo disappunto per l’orientamento filosovietico dell’area garibaldina. Il 6/12/1947 nel Congresso nazionale ANPI viene contestato il comandante Ferruccio Parri insignito della “bronze star medal” dagli americani, e di fatto poi con la nascita della FIVL (Federazione Italiana Volontari della Libertà) avviene una definitiva scissione tra l’ANPI dichiaratamente comunista e la FIVL di area cattolica e liberale. Al 14° congresso ANPI a Chianciano nel 2006, preso atto che oramai i veri combattenti partigiani, sopravvissuti ai nazifascisti, ma non all’inesorabile invecchiamento, vengono aperte le iscrizioni a giovani che mai hanno combattuto o conosciuto il nazifascismo, se non nei racconti e che certo militano pur sempre nell’area di estrema sinistra. Il suo attuale presidente, e non è certo un caso, Gianfranco Pagliarulo, giornalista, nasce il 16/9/1949 ed a 5 anni non ha certo combattuto il fascismo, ma è stato eletto nel 2001 al senato e militava nel partito dei comunisti italiani.
Quindi questa area politica di estrema sinistra è cresciuta all’ombra di un’associazione della quale nessuno nega la storia morale, quando era composta da giovani che hanno rischiato la vita per liberare questo Paese dalla tirannia, e che mettendo in gioco con coraggio la propria vita, nessuno può colpevolizzare di aver creduto in un’ideologia. Non altrettanto può dirsi degli attuali vertici ANPI, che non hanno rischiato nulla e che continuano ad aderire ad un’ideologia anacronistica, superata dalla storia, ma che invece ha avuto grandi responsabilità per il diffondersi dell’antisemitismo nell’est Europa. Almeno quei veri combattenti per la Resistenza sapevano bene chi era il nemico e si sforzavano di conoscerlo per sopravvivere, erano combattenti per la Libertà non certo per l’asservimento a quello che poi è stato un nuovo regime, come quello sovietico. Certo forse oggi quei giovani di allora si sarebbero identificati in un popolo di autentici resistenti come gli israeliani - sopravvissuti a 4 guerre di eliminazione da parte dei vicini arabi - che hanno accolto più di un milione di ebrei costretti a fuggire dalla Russia sovietica ed ebrei provenienti dal Corno d’Africa, realizzando così il secondo miracolo d’Israele dopo la sua sopravvivenza: l’esempio d’integrazione. Un’integrazione che oggi si traduce in un Paese, Israele, dove trionfano i diritti civili, mentre d’intorno gli omosessuali vengono lapidati, dove in parlamento siede un partito arabo che oggi appoggia l’attuale esecutivo, e dove - come scrive il giornalista Ben-Dror Yemini – “un arabo si può alzare in parlamento e dare del fascista al primo ministro senza essere decapitato”. Il fatto che l’ANPI assista oggi al tramontare della propria utopia e sia contro un sistema politico, quale il sistema occidentale, non gli permette di allearsi con un mondo islamico ancora dominato da monarchie, regimi autoritari teocratici, che non vogliono altro che cancellare Israele ed il suo popolo. Se fossero realmente combattenti e non con una lettura distorta dall’ideologia, saprebbero riconoscere le vittime dai carnefici e di sicuro riconoscere che il Popolo Palestinese è una vittima.
Il popolo palestinese, infatti, non è vittima d’Israele, ma di gruppi terroristici come Hamas, che vivono della guerra e per la guerra ad Israele sottomettendo il proprio popolo col terrore, impedendo il diritto di voto da 15 anni, dirottando attraverso ONG farlocche i finanziamenti europei in acquisto di missili che vengono lanciati (inutilmente) contro i cittadini israeliani, usando la propria gente come scudo umano, oppure secondo l’ANPI gli ebrei d’Israele dovrebbero farsi ammazzare come quelli che scendevano dai vagoni piombati? Se solo l’ANPI avesse chiari questi concetti e cognizione onesta della storia forse saprebbe che gli ebrei hanno combattuto il nazifascismo nella Brigata Ebraica, quando il Gran Muftì di Gerusalemme si alleava con Hitler, e di come dal 1948 in poi gli ebrei siano stati epurati da tutti i paesi arabi. Si renderebbe conto anche di quanto il contenuto del suo comunicato sia un concentrato di antisemitismo alla luce della più moderna definizione di antisemitismo offerta dall’IHRA (International Holocaust Rememberance Alliance) e dei suoi undici indicatori, che equiparando antisemitismo ad antisionismo ed affondando le sue radici proprio nella lotta all’antisemitismo di origine islamista, stigmatizza l’odio nei confronti dello Stato di Israele, riconoscendo la legittimità ed il diritto di Israele ad esistere. Si renderebbe conto, infine, di quanto la sua connotazione ideologica si collochi fuori da una posizione Occidentale ed Europea, visto che la stessa UE ha invitato ripetutamente tutti i Paesi Membri ad adottare tale definizione nella lotta all’antisemitismo. Ha fatto bene, dunque, l’assessore del Veneto a piangere gli ebrei morti, ma soprattutto a difendere gli ebrei vivi e a ricordare il diritto di esistere dello Stato Ebraico.
Celeste Vichi
Presidente Associazione Italia-Israele di Livorno