Palestinesi accusano Hamas per le misere condizioni di Gaza
Commenti di Khaled Abu Toameh
(da Israele.net)
Khaled Abu Toameh
Molti palestinesi hanno lanciato una campagna sui social network per protestare contro il governo di Hamas sulla striscia di Gaza, accusando il movimento islamista d’essere responsabile della povertà, della disoccupazione e delle dure condizioni economiche e umanitarie. Hamas e i suoi sostenitori hanno reagito affermando che dietro alla nuova campagna ci sono l’Autorità Palestinese e Israele, e hanno lanciato contro-campagne online in cui accusano l’Autorità Palestinese di corruzione, collaborazionismo con Israele e per l’imposizione di sanzioni finanziarie ed economiche alla striscia di Gaza nel quadro del tentativo di istigare una rivolta contro Hamas.
La campagna anti-Hamas, intitolata “Hanno sequestrato Gaza” è partita sulla scorta di un rapporto della ong Euro-Med Human Rights Monitor, con sede a Ginevra, in cui si afferma che “circa un milione e mezzo della popolazione totale della striscia di Gaza di 2,3 milioni, è stato ridotto in povertà a causa del blocco israeliano e delle restrizioni imposte dal 2006” (l’anno delle elezioni vinte da Hamas, dopo il ritiro israeliano da Gaza del 2005). Parecchi attivisti palestinesi anti-Hamas respingono l’ennesimo tentativo di scaricare la colpa su Israele e chiamano direttamente in causa Hamas, additando la sua alleanza con l’Iran e con altri gruppi terroristici sostenuti dall’Iran in Medio Oriente. “Chi dice che è l’occupazione [israeliana] la ragione della situazione a Gaza? – si chiede Hosam Elmadhon, residente nella striscia – E’ l’occupazione che impone le tasse? E’ l’occupazione che riscuote 30 milioni di dollari di tasse ogni mese su sigarette e tabacco?”. In un altro post, Elmadhon scrive: “Ho una domanda per i dirigenti di Gaza, che trafficano con l’assedio e la nostra sofferenza: com’è che l’assedio ha reso povero me e ha reso ricchi voi? Com’è che l’assedio che ha costretto molti giovani a emigrare, a voi consente di vivere in ville e hotel? Com’è che l’assedio fa morire di fame i nostri figli, ma permette ai vostri figli di vivere nella prosperità? Com’è che l’assedio ha tolto l’elettricità alla mia famiglia, ma permette di illuminare la vostra casa per 24 ore?”.
“La politica fallimentare di Hamas – lamenta Khaled Noor, un altro utente dei social network palestinesi – ha fatto sì che metà del mondo ci odia e la simpatia per la nostra causa è diminuita. Hamas vuole condiscendere l’Iran, che distrugge città arabe” (un riferimento al coinvolgimento diretto e indiretto dell’Iran nelle guerre civili di Yemen, Siria e Iraq). La precedente campagna online anti-Hamas, lanciata nel 2019 con il titolo “Vogliamo vivere!”, venne duramente repressa dalle forze di sicurezza di Hamas con l’aiuto dell’ala armata del movimento, le Brigate Izzadin al-Qassam. Centinaia di manifestanti palestinesi vennero aggrediti fisicamente o imprigionati, compresi attivisti politici e per i diritti umani che erano scesi in piazza per protestare contro il gruppo terroristico. La campagna era stata organizzata per protestare contro le tasse imposte da Hamas ai residenti della striscia di Gaza, e contro l’alto tasso di disoccupazione e povertà e l’alto costo della vita. La nuova campagna online anti-Hamas giunge nel mezzo di continue tensioni tra Hamas e Fatah e del fallimento degli sforzi arabi per risolvere la controversia tra le due fazioni rivali. Di recente, i rappresentanti di Fatah e Hamas sono stati invitati dal presidente algerino Abdelmadjid Tebboune per intavolare colloqui di “riconciliazione”. Molti palestinesi, tuttavia, dicono di non aspettarsi una svolta dalle discussioni a causa dell’ampio divario tra le due parti e dei tanti tentativi falliti in precedenza. “Ogni tweet scritto con l’hashtag ‘Hanno sequestrato Gaza’ è una storia di sofferenza che dura da 15 anni – scrive Rehab Adel su Twitter – Gaza ha provato ogni tipo di morte. Non è ora di provare il gusto della vita, almeno per una volta?”.
Protesta Bassem Othman, ingegnere palestinese: “In tutto il resto del mondo vengono imposte tasse in cambio dei servizi che il cittadino riceve”. Sotto Hamas, “viene chiesto di pagare le tasse anche a quelli che sono disoccupati”. “Il movimento islamico non è riuscito a gestire la crisi a Gaza – commenta il fotoreporter e attivista freelance Walid Mahmoud – Hamas non ha saputo offrire nessuna soluzione ai residenti di Gaza, e questo nessuna persona sana di mente lo può negare. Non dovrebbe essere concesso a quel residente il diritto di esprimersi e di parlare della sua esperienza sotto il dominio islamico?” Bisan Issam, un altro residente di Gaza, twitta: “Quindici anni fa, due milioni di persone furono sequestrate nella striscia di Gaza dalla banda del Cambiamento e della Riforma [la lista elettorale di Hamas nel 2006]. Le vite e i sogni di un’intera generazione sono andati perduti, schiacciati dalla disperazione e dall’impossibilità di intraprendere. Ora sono disposti a rischiare la vita pur di sfuggire l’eterna morte di Gaza”.
(Da: Jerusalem Post)