La storia di Michael Degen, israeliano e tedesco Commento di Roberto Giardina
Testata: Italia Oggi Data: 04 febbraio 2022 Pagina: 13 Autore: Roberto Giardina Titolo: «È tedesco ma anche israeliano»
Riprendiamo da ITALIA OGGI di oggi 04/02/2022, a pag.13 con il titolo "È tedesco ma anche israeliano" il commento di Roberto Giardina.
Roberto Giardina
Michael Degen
Michael Degen è un attore molto amato in Germania ma, temo, poco noto agli italiani. Lunedì ha compiuto novant'anni, e come regalo di compleanno la Süddputsche Zeitung gli ha dedicato una lunga intervista. Ma che importanza ha mai per chi non ha mai visto un suo film, o lo ha applaudito in teatro? Perché Degen è tedesco e israeliano, e la sua vita, e quel che dice, è importante per capire il rapporto tra ebrei e tedeschi, e dei tedeschi ebrei con se stessi, non è un gioco di parole, e della Germania con Israele. Degen, nato il 31 gennaio del 1932 a Chemnitz, ribattezzata Karl-Marx-Stadt nella Ddr, aveva da poco compiuto un anno quando Hitler giunse al potere, e sette e qualche mese quando scoppiò la guerra. Nell'inverno del 1940, i genitori riescono a mettere in salvo il fratello maggiore Adolf, 12 anni, a Tel Aviv. Michael è sopravvissuto con la madre Anna perché a Berlino alcuni tedeschi nel '43 li nascosero a casa loro, con grave rischio. Gli ebrei salvati nella capitale furono da quattromila a settemila. Michael fu costretto a cambiare per otto volte il rifugio per sfuggire alla deportazione e alla morte. Suo padre Jacob, professore di lingue, fu deportato e morì nell'aprile del `45. L'intervista è uscita sabato, il giorno dopo il 27 gennaio, il giorno della memoria, l'anniversario della liberazione di Auschwitz compiuta dall'Armata Rossa, non dagli americani come fa vedere Benigni ne La vita è bella. Ricorda ancora chi lo salvò quand'era bambino? chiede il giornale di Monaco. «Non tutti i giorni, ma ci penso spesso». Nel `98 scrisse una autobiografia, Nicht alle waren Mörder, non tutti furono assassini, da cui venne tratto un film. Divenne un bestseller, fu letto come un invito alla riconciliazione tra tedeschi ed ebrei. Non di perdono, una parola di cui si abusa troppo. Nel 1949, Michael adolescente va in Israele, trova il fratello ricoverato in lazzaretto per le ferite riportate combattendo per il giovane stato di Israele. Ottiene la cittadinanza, e anche lui indossa la divisa, ma non vuole portare armi. Comincia a lavorare in teatro, a Tel Aviv. «Parlavo un buon yiddish», ricorda. Ma dopo due anni torna in Germania, la terra dei carnefici. Perché? «Per non lasciare so- la mia madre, che era rimasta a Berlino. Lei diceva che la Germania era anche casa sua. E dovevamo dimenticare, per essere liberi dal passato e tornare a vivere. E a me mancava la lingua, il tedesco». È una risposta chiave. E credo che molti ebrei non saranno d'accordo con Degen, come è inevitabile, ogni destino è diverso. Ho parlato con alcuni ebrei tedeschi, che si erano salvati fuggendo in America, e che da allora non avevano più pro- nunciato una sola parola in tedesco. Ogni scelta è giusta. Ma non avevano dimenticato la lingua. La lingua materna non si può cancellare, ed è vitale per un attore, e per uno scrittore, costretti all'esilio. Thomas Mann a Los Angeles scrisse il Doktor Faustus, il suo romanzo più tedesco, un capolavoro del Ventesimo secolo. Suo fratello Heinrich non riuscì a scrivere in California, o a vivere di scrittura. Degen tedesco e israeliano ha due anime, due lingue? È una semplificazione, e un erro- re. Forse, neanche lui potrebbe spiegare quel che sente. Gli ebrei tedeschi hanno una sola anima, in yiddish molte parole hanno una radice tedesca, e nel tedesco molte parole sono ebraiche. Sono osservazioni, non risposte che chi non è ebreo e non è tedesco non dovrebbe neanche tentare di dare. Nel 1952, lavora con Bertolt Brecht al Deutsches Theater di Berlino. Comincia ad aver successo, lavora con registi come Ingmar Bergman. E poi per il cinema e la televisione. Nel 1986, i neonazisti devastano il suo appartamento ad Amburgo. La Germania non è cambiata? Degen non dimentica, come consiglia la madre, ma non cerca una vendetta. È ancora attivo, a teatro recita in Heldenplatz, la piazza degli eroi, di Thomas Bernhard, che denuncia il passato nazista dell'Austria. E di recente nel giallo tv Masada interpreta il ruolo di un nazista novantenne. Perché ha voluto affrontare, lui ebreo, questa prova? «Per immedesimarmi, e poter capire».
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