Missili houthi su Abu Dhabi: dietro c'è l'Iran Cronaca di Gabriella Colarusso
Testata: La Repubblica Data: 25 gennaio 2022 Pagina: 13 Autore: Gabriella Colarusso Titolo: «Missili su Abu Dhabi. La città degli affari nel mirino degli Houthi»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 25/01/2022, a pag.13, con il titolo "Missili su Abu Dhabi. La città degli affari nel mirino degli Houthi", la cronaca di Gabriella Colarusso.
Gabriella Colarusso
Abu Dhabi
Si è aperto un nuovo fronte nella guerra dello Yemen che dura da sette anni, ha fatto almeno 250mila vittime ed è considerato il conflitto per procura — tra l’Iran e l’Arabia saudita — tra i più feroci in Medio Oriente. Nell’ultima settimana, le milizie ribelli filoiraniane, gli Houthi, hanno attaccato due volte Abu Dhabi, la capitale degli Emirati e uno dei principali hub commerciali e turistici del Golfo. Ad Abu Dhabi ci sono le sedi di grandi imprese straniere, dalla tedesca Siemens all’americana Apple alla francese Oracle; c’è il quartier generale dell’Adnoc, la compagnia petrolifera statale emiratina; a circa 30 chilometri dalla città c’è la base militare al Dhafra che ospita soldati americani, britannici e francesi, ed è stata una delle principali piattaforme regionali per le operazioni Usa contro l’Isis e Nato in Afghanistan. Lunedì prima dell’alba gli Houthi hanno lanciato almeno due missili balistici in direzione della città. Le difese aeree emiratine li hanno intercettati grazie all’aiuto degli americani — è stata una «collaborazione », dice l’ambasciatore degli Emirati negli Stati Uniti, Yousef al Otaiba — e questo è un dettaglio importante perché il disimpegno Usa in Medio Oriente sta creando tensioni con gli alleati del Golfo — emiratini e sauditi — preoccupati per le incursioni dei Paesi vicini all’Iran nella regione: l’appoggio militare americano è un deterrente fondamentale. Nella base di Al-Dhafra, i militari americani si sono rifugiati nei bunker e poi hanno risposto al fuoco con i missili Patriot, ha confermato all’ Associated Press una fonte del Pentagono. L’attacco ha costretto la compagnia di bandiera Ethiad a interrompere per precauzione il traffico aereo per circa un’ora. Era già successo una settimana fa quando gli Houthi hanno colpito con missili da crociera e droni il sito petrolifero di Mussafah, a 20 km dalla capitale emiratina, e una zona vicino all’aeroporto facendo tre vittime. I ribelli yemeniti non sono nuovi a questo genere di operazioni, in passato hanno attaccato aeroporti, impianti petroliferi e oleodotti sauditi. Ma l’attacco del 17 gennaio è stato il primo contro gli Emirati. Abu Dhabi fa parte della coalizione a guida saudita che da sette anni combatte contro gli Houthi a sostegno del governo yemenita, anche se gli emirati hanno ridotto la loro presenza militare nel Paese. In riposta agli attacchi del 17, tra sabato e domenica la coalizione ha lanciato diversi raid sullo Yemen facendo più di 80 morti. E ieri il portavoce degli Houthi, Yehia Sarei, ha rivendicato l’attacco su Abu Dhabi promettendo nuove rappresaglie «finché continueranno i bombardamenti sul popolo yemenita». La guerriglia Houthi minaccia il lato più sensibile degli Emirati: gli affari. «Avvisiamo le aziende e gli investitori stranieri di lasciare gli Emirati! Questo è diventato un Paese pericoloso! », ha scritto Sarei. L’ambasciata Usa ieri avvertiva i connazionali a stare allerta, ad avere «coscienza della situazione». La guerra nello Yemen è un grosso punto di frizione tra America e Arabia Saudita: l’amministrazione Biden ha ridotto le forniture militari a Riad e ha rimosso gli Houthi dalla lista delle organizzazioni terroristiche ma ora gli alleati del Golfo chiedono a Washington di tornare sui suoi passi. Il punto per Abu Dhabi è anche capire se nella recente escalation sia coinvolto l’Iran, con cui pure l’emirato ha aperto un canale di dialogo negli ultimi mesi. Teheran nega di fornire armi agli Houthi, ma i rapporti dell’Onu e dalla Dia americana hanno provato il passaggio di missili e droni. Secondo l’International Institute for Strategic Studies «l’Iran continua senza dubbio a trasferire direttamente missili fuori dai suoi confini » ma anche a trasferire alle milizie alleate il know how per svilupparli in loco.
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