La cancel culture dilaga negli Stati Uniti Commento di Marco Gervasoni
Testata: Il Giornale Data: 23 gennaio 2022 Pagina: 13 Autore: Marco Gervasoni Titolo: «La cancel culture sale in cattedra in università e musei»
Riprendiamo dal GIORNALE di oggi, 23/01/2022, a pag. 13 con il titolo "La cancel culture sale in cattedra in università e musei" il commento di Marco Gervasoni.
Marco Gervasoni
Quando cominciò la cancel culture, se vogliamo chiamarla cultura, si trattava di folle di ragazzotti che assalivano i monumenti, davanti alla polizia silente. Ora la barbarie si è istituzionalizzata: sono gli stessi rettori di università e direttori di musei a far sparire dalle collezioni opere che potrebbero «urtare la sensibilità» (questa è la formula magica) o proprio ad espellere statue dai loro atenei o dai loro musei. É toccato a uno dei più grandi presidenti americani, Theodore detto Teddy, Roosevelt che, nonostante sia passato più di un secolo e la memoria corta degli americani, è ancora ben presente nel loro immaginario. La sua statua equestre al Museo di Storia Naturale di New York, celebre anche perché immortalata in diversi film, è stata restituita alla famiglia. La sua colpa: mostrare il presidente a cavallo, e un pellerossa e un afro americano in piedi: non in ginocchio adoranti, ma in piedi, e dalla postura dignitosa. Ma che importa? Le varie associazioni contro il razzismo hanno protestato e la direttrice del Museo e l'allora sindaco di New York, il tragico Bill De Blasio, hanno accettato entusiasti.
Ora povero Roosevelt: lui che era uscito dal Partito repubblicano per formare un Partito chiamato progressista, si trova buttato nella polvere dai progressisti di oggi, suoi indegni eredi. Era un suprematista bianco Roosevelt? Veramente per i lavoratori, anche neri, da presidente fece molto e comunque era molto meno razzista del suo successore, il democratico Woodrow Wilson, sotto la cui presidenza ebbe vita florida e sviluppo il Ku Klux Klan e che nei suoi scritti e discorsi teorizzava la supremazia biologica della razza bianca. Tutta questione di ignoranza, a cui rimediare invitando a studiare la storia? Non è cosi semplice e semmai ciò valeva quando a buttare giù le statue erano le mob di studenti teppisti usciti dalle scuole americane, di solito pessime. Quando a farlo invece sono rettori e direttori di musei l'ignoranza non è più una motivazione. L'ideologismo certo, il progressismo democratico, senza dubbio. Ma anche i democratici del New Deal e di Kennedy erano progressisti, ma non per questo distruggevano le statue. No, la cancel culture va interpretata come una sorta di movimento religioso secolarizzato, non a caso attecchito in paesi a vocazione protestante: che intende distruggere il passato per affermare il mondo nuovo, rigenerato, quello in cui tutti saremo uguali. Un sogno che in genere, come la storia ci ha dimostrato, si trasforma prestissimo in un incubo.
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