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La Repubblica delle donne Rassegna Stampa
22.01.2022 Tel Aviv nuova frontiera di startup, arte e creatività
Analisi di Sharon Nizza

Testata: La Repubblica delle donne
Data: 22 gennaio 2022
Pagina: 40
Autore: Sharon Nizza
Titolo: «Sulla collina della primavera»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA delle Donne di oggi, 22/01/2022, a pag. 40, l'analisi di Sharon Nizza dal titolo "Sulla collina della primavera".
 
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Sharon Nizza

Tour e biglietti Tel Aviv Museum of Art | Tripadvisor
Tel Aviv

Non sono previste panchine nelle stazioni della metropolitana leggera che inaugurerà a novembre, rivoluzionando il sistema dei trasporti nel cuore d'Israele. Non ci sarà bisogno di sedersi: treni ogni 3 minuti, spiegano. Affermazione che racchiude la filosofia dietro la città "che non si ferma mai", come Tel Aviv si è autodefinita nel 2009 per il centenario della "Collina della Primavera". Nome che i pionieri sionisti fuoriusciti dal borgo storico di Gialla scelsero per quella che sarebbe diventata la prima città ebraica, costruita sulle dune di sabbia su cui oggi si ergono i grattacieli di Rothschild Boulevard. Quella che da poco si è guadagnata il titolo di città più cara al mondo per l'Economist, la stessa in cui, nel breve lasso in cui l'inverno fa capolino, bastano pochi millimetri di pioggia per inondare le strade, è anche la città più amata dai propri residenti. Secondo un sondaggio di Time Out, Tel Aviv è il posto migliore al mondo per divertirsi, seconda migliore città per offerta culinaria e ottava in cui vivere in assoluto. Dal 2003, da quando è patrimonio dell'umanità Unesco, è la "Città Bianca": 4mila edifici storici intonacati in chiaro ne fanno il più grande museo a cielo aperto di architettura Bauhaus. Ma a Tel Aviv si addice un arcobaleno di colori: non solo come capitale dei diritti Lgbtq, ma perché è un crogiuolo di identità che trovano rifugio in questa bolla che si estende su 14 km di lungomare, luogo di evasione dove sprigionare l'estro creativo in un'area di eterno conflitto. Una città in cui un terzo dei residenti ha meno di 35 anni e che sul capitale umano basa il suo successo. E infatti dal 2014 è anche nel network globale delle città creative Unesco. «Ia cultura qui riflette la società, è impulsiva: piace o non piace, non ci stanno a pensare due volte. Come questo Paese che ha dimostrato di non temere scelte azzardate».

Tel Aviv Design Guide - Tourist Journey

A parlare è Nicola Trezzi, il direttore (italiano) del Centro di Arte Contemporanea (CCA), in uno dei quartieri simbolo della riquali ficazione urbana di Tel Aviv, il Carmel Market. Nel 2014, a soli 32 anni, gli è stata affidata la direzione dei master dell'Accademia di arti Betzalel a Gerusalemme e dal 2017 dirige il CCA, «via di mezzo tra galleria e museo, ma no-profit, punta tutto sulle produzioni di artisti già affermati ma ancora non celebrati da mostre museali». C'è un'osmosi, dice Trezzi, tra l'approccio locale alla cultura e lo spirito innovativo della Startup city (altro appellativo di una città che ha il più alto numero di compagnie tech pro capite al mondo, tra cui 20 Unicorni, aziende innovative valutate almeno 1 miliardo di dollari). «Il nostro credo è raccogliere fondi per commissionare nuove opere agli artisti, metà israeliani e metà internazionali e a questo obiettivo è dedicato l'80% del budget». «Quando dico che mi ispiro alla Startup Nation, significa avere coraggio di osare, mettersi in gioco», dice Tania Coen Uzzielli, romana di nascita, da tre anni direttrice del Museo d'Arte di Tel Aviv, istituzione inaugurata già nel 1932, prima della fondazione dello Stato. La monumentale retrospettiva dell'artista giapponese Yayoi Kusama, ora al Museo, è espressione della sfida oltre mezzo milione di biglietti venduti in due mesi. Coen-Uzzielli, giunta qui dopo 20 anni al Museo d'Israele a Gerusalemme, sintetizza la differenza tra i due pilastri della cultura israeliana: «Il Museo di Gerusalemme è un'acropoli, questo un'agorà: fa sinergia con le realtà circostanti. È nello spirito della città: nulla è stagnante». II vecchio e il nuovo a Tel Aviv trovano una bizzarra armonia che è il suo imprinting. Come nella profezia biblica del lupo e della pecora, i grattacieli delle multinazionali convivono con le palazzine Bauhaus: qui il piano regolatore impone agli imprenditori di prendersi carico della conservazione di un bene storico per ottenere diritti edili. Così a Sarona, colonia dei templari tedeschi di fine 800, le villette storiche oggi ospitano un centro commerciale all'aperto, mentre nei cantieri circostanti le gru illuminate nella notte disegnano quello che sarà il nuovo skyline. A meno che - e forse a questo allude Black Space, il thriller psicologico made in Israel acquistato da Netflix - gli Unicorni non le si rivolteranno contro.

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