Il nuovo asse del male Russia-Cina-Iran Cronaca di Michelangelo Cocco
Testata: Domani Data: 22 gennaio 2022 Pagina: 8 Autore: Michelangelo Cocco Titolo: «Nel Golfo di Oman il war game dell'Alleanza del rancore»
Riprendiamo da DOMANI di oggi, 22/01/2022, a pag. 12, la cronaca di Michelangelo Cocco dal titolo "Nel Golfo di Oman il war game dell'Alleanza del rancore".
C’era una volta l'Asse del male. Se lo inventò nel 2002 George Bush Jr., nonostante i paesi che, secondo l'allora presidente Usa, ne facevano parte (Iran, Iraq e Corea del nord) fossero tutt'altro che un"asse": i primi due si erano perfino massacrati in una guerra (1980-1988) che aveva lasciato sul terreno un milione di morti. L'Asse del male" servì nondimeno a sostenere la funesta invasione statunitense dell'Iraq nel 2003. vent'anni dopo, Washington vede materializzarsi quella che alcuni ricercatori cinesi hanno chiamato l'Alleanza del rancore, ovvero la convergenza d'interessi tra Mosca, Pechino e Tehran, determinate a resistere alle iniziative dell'ex superpotenza unica. Il governo russo vede come il fumo negli occhi l'ulteriore allargamento della Nato nell'Europa orientale, quello cinese sta soffrendo la pressione commerciale, tecnologica e militare di Washington, e quello iraniano rivendica il diritto ad andare avanti col suo programma nucleare civile, osteggiato da Israele e bloccato da Trump. L'"Alleanza del rancore" negli ultimi giorni si è manifestata con una grande esercitazione militare trilaterale (Russia-Cina-Iran) nel Golfo di Oman, nome in codice "Chiru-2Q22", che si conclude oggi, alla quale l'esercito popolare di liberazione ha partecipato col cacciatorpediniere 'Urumqi" e una nave rifornitrice la marina russa con l'incrociatore "Varyag', l'antisommergibile "Ammiraglio Tributz" e la rifornitrice'Boris Bu toma"; e la Guardia rivoluzionaria iraniana con undici navi.
Durante cinque giorni di war game sono stati effettuati attacchi notturni, operazioni di salvataggio con elicotteri ed esercitazioni a fuoco vivo. Secondo il ministero della difesa di Pechino, i tre eserciti hanno dimostrato la capacità di «difendere assieme la sicurezza marittima» e promuovere pace e stabilita nella regione Sul golfo di Oman si affaccia Gwadar, il porto pakistano acquistato da Pechino che vi sta costruendo un oleodotto che porterà il greggio mediorientale direttamente nella regione cinese del Xinjiang, attraversando da sud a nord il paese dei PuriLo sfoggio di muscoli è coinciso con la visita a Mosca (conclusa ieri) con la quale il nuovo presidente iraniano, il conservatore Ebrahim Raisi, ha inteso rafforzare le relazioni economiche bilaterali e «combattere l'unilateralismo nella regione». Mosca, Pechino e Tehran non sono propriamente alleate, ma legate da partnership "strategiche". Da un punto di vista ideologico i tre regimi non hanno nulla in comune. La loro cooperazione militare (trilaterale, multilaterale e regionale) si è fatta però sempre più stretta, anche in Asia centrale, nella Shanghai Cooperation Organization a guida cinese. "Chiru-2Q22" è un'esercitazione militare (la terza di questo tipo negli ultimi anni), ma il segnale lanciato a Washington è politico: in un mondo sempre più multipolare l"Alleanza dei rancore" non accetta critiche sulla repressione dei diritti umani nei rispettivi paesi, che bolla come "ingerenze esterne" ne, tanto meno, mosse (come l'ulteriore allargamento della Nato a est o il sostegno alla minoranza degli uiguri in Cina) che considera minacce alla "integrità territoriale". Il comandante della marina iraniana Hossein Ichanzadi non ha usato mezzi termini: «L'epoca degli Stati Uniti, le cui azioni mirano a seminare discordia, è finita, e Washington dovrebbe lasciare la regione il prima possibile», ha dichiarato all'agenzia russa lass. E l'obiettivo di lungo periodo anche di Pechino, che lo persegue intensificando le relazioni commerciali e politiche con i vicini asiatici, come coni regimi mediorientali. Nello stesso tempo la Cina ha archiviato la linea di Deng che raccomandava di «nascondere la forza e aspettare il momento», e con Xi Jinping vuole un es erdto «pronto a combattere e vincere le guerre». Per questo l'Esercito popolare di liberazione sta varando una nuova nave da guerra ogni settimana: pronte a navigare in acque, dal medio oriente al Pacifico occidentale, sempre più ad alta tensione.
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