La miseria di Israele I kamikaze palestinesi mandano sul lastrico l'economia israeliana
Testata: Famiglia Cristiana Data: 20 dicembre 2002 Pagina: 32 Autore: Guglielmo Sisinini Titolo: «Sul fronte della miseria»
L’articolo che prende in esame la situazione economica israeliana di questi ultimi due anni, è abbastanza corretto.
Rileviamo comunque una mancanza di incisività nelle parole del giornalista che, a nostro avviso, avrebbe potuto evidenziare meglio le reali cause dell’indigenza e della povertà nella quale vivono molte famiglie israeliane e palestinesi.
Commentiamo i paragrafi più significativi. La nuova Intifada fomentata, finanziata e gestita da Arafat che ha preso avvio nel settembre 2000 dopo che il leader palestinese aveva rifiutato lo Stato palestinese offertogli dall’allora premier israeliano Barak Il terrorismo di Hamas, della Jihad islamica, delle Brigate dei Martiri di Al-Aqsa gruppo terroristico, quest’ultimo, che fa capo ad Al-Fath il partito di Yasser Arafat la guerra, causata dall’odio palestinese e dalla volontà di distruggere Israele e che ha portato in alcune occasione l’esercito israeliano, nel difficile tentativo di arginare una violenza disumana e di difendere i propri cittadini, ad intraprendere azioni militari contestate da un mondo occidentale che ancora non ha ben capito (ma incomincia a capire) cosa significhi vivere ogni giorno sotto l’incubo del terrore l’insicurezza hanno determinato il crollo del turismo e progressivamente di tutte le attività collegate, compresi gli investimenti nei settori dell’alta tecnologia e dei computer. Il turismo è crollato soprattutto per la paura dei kamikaze palestinesi che facendosi saltare in aria nelle strade di Israele, per fare a pezzi quanti più ebrei possibile, hanno reso i ristoranti, le pizzerie, le discoteche simili a veri e propri campi di battaglia dai quali i turisti preferiscono stare alla larga. Hanno distrutto il mito della ricchezza di Israele Un "mito" solo per l’occidente perché Israele ha sempre saputo che per raggiungere quel benessere - che i paesi arabi (ed alcuni occidentali!) gli hanno sempre invidiato - ha dovuto lottare e quella ricchezza non è piovuta dal cielo ma è stato il frutto del lavoro incessante di tutto il suo popolo. ed eroso la certezza del posto di lavoro per migliaia di israeliani, che dall’oggi al domani si sono trovati disoccupati senza possibilità di riconversione.
Le storie di ordinaria miseria che si raccolgono nell’Israele che si prepara a eleggere il suo nuovo Governo sono così tante da non trovare ospitalità sui quotidiani locali. E’ vero solo per le storie che riguardano la sofferenza e la miseria degli israeliani perché quella dei palestinesi trova sempre un spazio dedicato sulla stampa italiana. Chissà ci dice un sacerdote che vive a Gerusalemme da trent’anni che proprio queste due opposte povertà, quella dei palestinesi e quella degli israeliani, non finiscano con l’accelerare i processi di pace. La prima, causata soprattutto dalla corruzione e dalle ruberie dei leader dell’Autorità palestinese che si sono arricchiti a spese del loro popolo con i soldi della Comunità internazionale, la seconda causata dall’odio e dalla violenza palestinesi.
Una differenza sostanziale che il giornalista preferisce non commentare. Invitiamo i lettori di informazionecorretta.com ad inviare la propria opinione alla redazione di Famiglia Cristiana. Cliccando sul link sottostante si aprirà una e-mail già pronta per venire compilata e spedita.