Germania: antisemitismo alla 'Documenta' di Kassel Commento di Tonia Mastrobuoni
Testata: La Repubblica Data: 18 gennaio 2022 Pagina: 29 Autore: Tonia Mastrobuoni Titolo: «Gli artisti di Documenta sotto accusa per antisemitismo»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 18/01/2022, a pag. 29, con il titolo "Gli artisti di Documenta sotto accusa per antisemitismo", la cronaca di Tonia Mastrobuoni.
Tonia Mastrobuoni
Il Museo ebraico di Berlino
L’esistenza di Israele «per noi è ragion di Stato», come ricordava spesso l’ex cancelliera Angela Merkel. E tre anni fa, il direttore del Museo ebraico di Berlino, Peter Schaefer, si era dovuto dimettere per aver dimenticato questo concetto fondante della Germania contemporanea. Lo scandalo era nato da un tweet del portavoce che aveva criticato la decisione del Parlamento tedesco di considerare “antisemita” il movimento internazionale di boicottaggio di Israele BDS (“Boicotta, disinvesti, sanziona”). Ma nelle ultime settimane si è scatenata una bufera su una delle più importanti manifestazioni artistiche in Germania, la Documenta di Kassel. Arrivata alla sua quindicesima edizione, Documenta ha allargato per l’edizione che si inaugura il 18 giugno la squadra dei curatori al collettivo indonesiano Ruangrupa. Una scelta coerente con il tentativo di internazionalizzarne i vertici, in particolare verso l’Asia e “il Sud del mondo” per dirla con gli organizzatori. Ma che ha suscitato le immediate proteste dell’“Alleanza contro l’antisemitismo” di Kassel. Il gruppo accusa i curatori di voler sfruttare il palcoscenico di Documenta per «diffondere antisemitismo e messaggi ostili contro Israele».
La Documenta di Kassel
Ruangrupa ha messo al centro dell’appuntamento dell’edizione del 2022 il collettivo Lumbung che riunisce quattordici collettivi artistici. E tra di essi, come tra i curatori, spiccherebbero alcuni espliciti simpatizzanti del boicottaggio promosso da Bds. Le pietre dello scandalo sono il collettivo “Question of Funding” e gli artisti Yazan Khalili, Charles Esche e Lara Khaldi, considerati sostenitori di iniziative anti-israeliane. Anzi, secondo l’“Alleanza contro l’antisemitismo”, l’artista e attivista palestinese Khalili metterebbe in dubbio l’esistenza di Israele. “The Question of Funding”, invece, ha sede a Ramallah ed è nata dal “Khalil al Sakakini Cultural Center” (KSCC), che organizza mostre, festival, concerti e letture. Il fondatore, tuttavia, Khalil al Sakakini (1878-1953), sarebbe stato un sostenitore del nazismo e avrebbe appoggiato gli attacchi terroristici contro i sionisti a partire dal 1936. Secondo l’“Alleanza contro l’antisemitismo” la scelta, anni fa, di ribattezzare il centro in “The Question of Funding” sarebbe nata per cancellare le tracce del fondatore filonazista. Netta la presa di posizione di Documenta: «non sosteniamo in alcun modo l’antisemitismo». Anche il sindaco di Kassel e consigliere di sorveglianza di Documenta, Christian Geselle (Spd), ha respinto le accuse dell’“Alleanza contro l’antisemitismo”. Ma del “caso Documenta” ha cominciato a occuparsi persino il governo, attraverso la ministra della Cultura Claudia Roth (Verdi). A dimostrazione del fatto che quando nel Paese che si macchiò della Shoah nasce un dibattito su Israele, anche se in ambito artistico, è difficile che non finisca per occuparsene anche la politica.
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