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Libero Rassegna Stampa
15.01.2022 Francia: 'Islam e democrazia incompatibili'
Commento di Mauro Zanon

Testata: Libero
Data: 15 gennaio 2022
Pagina: 15
Autore: Mauro Zanon
Titolo: «'Islam e democrazia incompatibili'»
Riprendiamo da LIBERO di oggi, 15/01/2022 a pag.15, con il titolo 'Islam e democrazia incompatibili', il commento di Mauro Zanon.

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Mauro Zanon


Mohamed Abrini, nato a Molenbeek, periferia multietnica di Bruxelles, è l'islamista belga di origini marocchine che due giorni prima degli attentati del 13 novembre 2015 ha accompagnato a Parigi l'amico d'infanzia Salah Abdeslam, l'unico terrorista sopravvissuto del commando jihadista che uccise 130 persone, oggi rinchiuso nel carcere di massima sicurezza di Fleury-Mérogis. Ma Abrini è anche "l'uomo col cappello" degli attentati all'aeroporto di Zaventem, a nord-est di Bruxelles, che fecero 32 morti. Mercoledì, nell'aula dell'ex Palazzo di Giustizia di Parigi costruita appositamente per ospitare il maxi-processo sugli attentati del 13 novembre 2015, il super terrorista di 37 anni ha risposto alle domande del presidente della Corte speciale, Jean-Louis Périès.

SHARIA SOPRA TUTTO Quando il giudice gli ha chiesto se pensa di essere stato «radicalizzato», Abrini ha risposto che l'islam che gli occidentali ritengono "radicale", in realtà «è l'islam normale», il vero islam. «Ci sono dei posti nel mondo dove si pratica l'islam, come in Arabia Saudita», ha sottolineato Abrini, prima di difendere la sharia: «La sharia è la legge divina. Per me è al di sopra della legge degli uomini. Se fossi libero, andrei a vivere in un luogo dove si applica la sharia». Nella sua deposizione, Abrini, il primo dei quattordici accusati a rispondere

CONQUISTARE «È un dovere per tutti i musulmani fare il jihad, anche se si trasforma in guerra di conquista» fino in fondo alle domande del presidente della Corte speciale, ha detto che lui e gli altri giovani islamisti di Molenbeek, nel cafiê gestito da Brahim Abdeslam, Les Béguines, guardavano i video delle decapitazioni jihadiste «come i giovani seguono le serie su Netflix». «All'epoca (nel 2014, ndr) c'era un video nuovo ogni giorno», ha aggiunto Abrini. E il jihad armato? «Il jihad fa parte dell'islam. È un dovere per tutti i musulmani fare il jihad, anche se si trasforma in una guerra di conquista». Del fratello, Souleymane, morto combattendo per lo Stato islamico all'età di vent'anni nel 2014, ha detto di essere «orgoglioso», rifiutandosi di condannare gli attentatori di Parigi. «Io ho sempre detto che non sarei capace, ma sono pronto ad imbracciare le armi, ad andare a combattere. Gli attentati sono una risposta a una violenza», ha affermato Abrini. Quando il presidente della Corte speciale ha chiesto al terrorista di Molenbeek se la guerra in Siria giustifica l'uccisione di innocenti che prendono un bicchiere di vino nei dehors dei cafiê o vanno ad ascoltare la loro band preferita in una sala concerti la risposta è stata questa: «Non si tratta di giustificare! La guerra è così. La decapitazione era praticata anche in Francia. Avete decapitato il vostro stesso re!». Poi, dinanzi a una sala che iniziava a mugugnare per le sue provocazioni, ha aggiunto: «L'islam insegnato dal profeta non è compatibile con la democrazia. Per voi, un uomo che può avere tre mogli, è strano! Per voi, un uomo che prende le armi è la stessa cosa. La cultura dell'islam invece è così. Voi occidentali riuscite a litigare su tutto. Anche sul cibo halal riuscite a fare polemiche!».

STUPRI DI GUERRA In conclusione, ha difeso lo stupro delle yazide, la minoranza irachena perseguitata dallo Stato islamico: «Qui viene chiamato stupro. Ma è successo in tutte le conquiste. Per gli storici sono programmi di natalità quando si tratta di Napoleone odi Alessandro Magno. Lo accetto come voi accettate la storia della Francia, con le sue pagine luminose e le sue pagine buie!». A Molenbeek, quando era piccolo, lo chiamavano Spiderman perché si arrampicava sui muri. Poi lo hanno soprannominato "brioche" perché lavorava co- me garzone nella panetteria di famiglia. Fino a quando non si è avvicinato all'islam radicale, alla fine del 2014. Nell'estate del 2015, dopo un viaggio a Raqqa dove incrocia Najim Laachraoui, uno dei due attentatori suicidi di Bruxelles, diventa per tutti "Abou Yahya". La sua famiglia vive ancora a Molenbeek, dove Mohamed, secondo i dati pubblicati dall'ufficio statistico belga Statbel, è stato il nome più diffuso tra i neonati nel 2021. Due varianti del nome del profeta, Mohamed e Mohammed, occupano i tre nomi maschili più comuni per i bambini nati nella regione di Bruxelles lo scorso anno.

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