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Diego Gabutti
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'Fratelli separati. Drieu-Aragon-Malraux. Il fascista, il comunista, l’avventuriero', di Maurizio Serra
'Fratelli separati. Drieu-Aragon-Malraux. Il fascista, il comunista, l’avventuriero', di Maurizio Serra
Commento di Diego Gabutti

Fratelli separati. Drieu-Aragon-Malraux. Il fascista, il comunista,  l'avventuriero : Serra, Maurizio, Cabona, M., Paliaga, S., Grillo, M.:  Amazon.it: Libri
Maurizio Serra, Fratelli separati. Drieu-Aragon-Malraux. Il fascista, il comunista, l’avventuriero, Settecolori 2021, pp. 304, 26,00 euro.


Parigi. Passata la Grande guerra, nuove tempeste s’annunciano. André Breton lancia «il movimento surrealista con l’ambizione di farne uno strumento rivoluzionario, l’occhio rivolto (anche se Breton non ammetteva modelli) al futurismo italiano». Nei ranghi del surrealismo, o lì nei pressi, passano i protagonisti delle future stagioni culturali e politiche, altrettante icone del Novecento: il futuro fascista irresoluto Pierre Drieu La Rochelle, lo stalinista complessato Louis Aragon, e Andrè Malraux, che vorrebbe essere un avventuriero (e anzi un condottiero) come Lawrence d’Arabia e invece, come Emilio Salgari, scrive romanzi d’avventura, uno dei quali memorabile, La condizione umana (pubblicato in prima edizione nel 1933, non è più uscito di catalogo). Come gl’intellòs di tutte le scuole – che s’apprestano a infestare il Novecento, destra o sinistra c’est la même chose – Drieu e gli altri sono convinti che la violenza, e non le parole, sia la levatrice della storia. Strano, perché sono dei letterati e dovrebbero far conto più sulla teoria che sulla pratica. All’epoca è qualcosa nell’aria: lo squadrismo non è un’invenzione italiana. Sono squadristi i surrealisti, che regolano i conti con i loro nemici a bastonate, come sono squadristi i seguaci del protofascista e antisemita Charles Maurras, che suscita l’ammirazione «entusiastica» del giovane Malraux, ai tempi non ancora «compagno di strada» del Comintern.

Sedotti dalla violenza, amano i tiranni (che raramente ricambiano). Drieu dapprima passa con i fascisti francesi (nati da una costola del partito comunista); poi perde la testa per Hitler e, da «collabò», accoglie con un evviva la Wehrmacht che occupa Parigi, dove subito comincia la caccia agli ebrei. Grande amico di Drieu in giovinezza, comunistissimo e dunque prono perinde ac cadaver all’alleanza nazibolscevica sancita dal Patto Molotov-Ribbentrop del 1939, anche Aragon accoglie con un mezzo evviva le truppe d’occupazione hitleriane (non con un evviva intero, ma poco ci manca).

Quanto a Malraux, che è stato (be’, s’è autoproclamato) eroe della guerra civile spagnola, intestandosi l’aviazione repubblicana senza saper pilotare un aereo, per un po’ resta defilato, poi entra nella resistenza, ma dalla parte di De Gaulle e non della sinistra, come ci si aspetterebbe da lui. Drieu, compromesso prima ai propri occhi che agli occhi dei suoi contemporanei, tenta più volte il suicidio, l’ultima con maggior convinzione, e infatti ci resta. Aragon s’è suicidato molti anni prima col suo amour fou per il bolscevismo e l’apostasia dal surrealismo (che a Stalin preferisce Trotsky, come se ci fossero demoni dostoevskiani buoni e demoni dostoevskiani cattivi). Malraux, da parte sua, non azzecca più un romanzo d’avventura: si crede una specie di mahatma della cultura alta e invece è soltanto, molto più in piccolo, il ministro della cultura del generale De Gaulle. A raccontare la storia dei tre fratelli separati è lo storico e accademico di Francia Maurizio Serra, biografo di D’Annunzio, di Mussolini, di Malaparte e d’Italo Svevo. Opera d’un grande storico, ma anche d’un acuto critico letterario, Fratelli separati è un libro del 2007 oggi meritoriamente ristampato.

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Diego Gabutti

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