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Il Foglio Rassegna Stampa
10.01.2022 La sinistra ideologica, l'islam e la Francia
Il libro postumo di Jean Daniel

Testata: Il Foglio
Data: 10 gennaio 2022
Pagina: 2
Autore: la redazione del Foglio
Titolo: «'In occidente c'è un'islamizzazione dall'espansione inquietante'»
Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 10/01/2022 a pag.II, l'analisi tratta dal Figaro dal titolo "In occidente c'è un'islamizzazione dall'espansione inquietante".

Jean Daniel - Wikipedia
Jean Daniel

La scrittrice e filosofa Bérénice Levet ha letto il libro postumo di Jean Daniel, "Réconcilier la France. Une histoire vécue de la nation". Agli antipodi di certe prese di posizione del suo settimanale, il fondatore del Nouvel Observateur, che scopriamo sotto una luce nuova, deplora in particolare l'abbandono del modello assimilazionista francese.

Réconcilier la France - Jean Daniel - | Maison de littérature générale
La copertina

"La sinistra non ha solo perso il popolo nel senso sociologico del termine, e non lo ha perso soltanto come realtà politica, comunità storicamente costituita e cementata dai ricordi, da una lingua, da una serie di tradizioni, ha perso anche l'uomo, gli uomini, deridendo il bisogno di storia e di storie, di passato, di radici, di continuità storica. E' questo il sentimento, struggente, che ci assale e ci stringe chiudendo il libro di Jean Daniel appena pubblicato dalle Editions de l'Observatoire, `Réconcilier la France. Une histoire vécue de la nation'. Questo libro è una raccolta che copre quattro decenni di riflessioni, frutto del magnifico e paziente lavoro realizzato da Benoît Kanabus, che ha selezionato i testi, li ha articolati e ordinati secondo le questioni che impregnano più che mai la nostra società, restituendo continuità e coerenza a questa meditazione. Libro postumo, certo, nella forma, ma non nella sostanza. Fatta eccezione per qualche inedito, l'essenziale è stato pubblicato dall'autore quando era ancora in vita, ed è bene insistere su questo punto perché numerosi lettori rimarranno sorpresi dal grande contrasto tra il ricordo che si può avere del direttore del Nouvel Observateur, del ruolo che svolse nella vita intellettuale e delle posizioni prese dal suo giornale, e il Jean Daniel che si delinea scorrendo le pagine di quest'opera (...). Questo libro è importante per diverse ragioni. Anzitutto perché è scritto da un osservatore impegnato, o piuttosto imbarcato, nel senso dato al termine da Camus: un osservatore che non diserta la caverna degli uomini ma non intende sacrificare la causa della verità per qualche battaglia del giorno o per qualche ideologia. Jean Daniel diventa il testimone capitale, l'inquirente, l'esploratore e il pensatore delle mutazioni che colpiscono la Francia fin dagli anni Ottanta e le dipinge nel dettaglio. Vede ciò che vede, e lo dice, lo scrive, senza tremare. Vede una Francia che si divide in comunità, si islamizza, si decompone. `In questo momento, in occidente, c'è un'islamizzazione della vita quotidiana la cui espansione è inquietante'. Una Francia conquistata, fagocitata da un modello non solo straniero ma anche contrario al genio francese - genio nel senso di spirito: il modello comunitarista importato dai paesi anglosassoni (...). Vede una sinistra che adula i giovani figli dell'immigrazione, incarcerandoli nelle loro origini e specializzandosi nella fabbrica delle vittime, disegnando, con compiacimento e con diletto, una Francia xenofoba, razzista, schiavista, coloniale, fortemente inospitale, ostile scrive il Figaro (27/12) persino alle differenze (...). `Non perdonerò mai alla sinistra, alla mia famiglia di non essere inquieta per ciò che sta diventando il volto stesso della Francia', scrive Jean Daniel, ossia il volto del comunitarismo e dell'islamizzazione. Non lo perdona alla sinistra perché è la sua famiglia di cuore, ma non può non constatare che le élite nel loro insieme, politiche, mediatiche, intellettuali, destra e sinistra mescolate, sono compromesse in questa funesta resa con il nostro modello di civiltà, con la nostra forma di società, che contiene una certa idea dell'uomo a cui Jean Daniel è legato (...). Nessun totem, nessun tabù, nessuna autocensura. Qualche esempio tra mille, anche se è il libro nella sua interezza che dovrebbe essere citato. Una questione irrompe nella sua vita in seguito a un'esperienza. `Ho iniziato a pormi certe domande un giorno mentre guardavo alcuni giovani giocare a calcio, che parlavano in arabo e ignoravano i francesi accanto a loro', racconta (...). Jean Daniel si adopera anche a decostruire alcuni luoghi comuni amici del masochismo occidentale, e propagande a destinazione della 'diversità'. Sul debito che l'occidente avrebbe contratto con le altre civiltà, Jean Daniel si spazientisce ancora una volta per questa emiplegia, per questo doppiopesismo: Poiché ci viene ricordato a giusto titolo ciò che noi tutti dobbiamo all'età dell'oro della grande civiltà araba, non vedo perché sarebbe indecente per l'Europa ricordare ciò che ha dato al mondo' (...). Jean Daniel oppone le più severe repliche a ognuno dei falsi processi intentati contro l'assimilazione, restituendo il suo vero significato, grande e generoso, a questo ideale francese. No l'assimilazione non significa il sacrificio di sé: `Diventare francese - ricorda Jean Daniel magnificamente - non significa smettere di essere se stessi contrariamente a ciò che si sente oggi. E' fare in modo che la miglior parte di sé aderisca a una volontà comune".

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