'Ombre sullo Hudson', di Isaac B. Singer La recensione sulla Ragione
Testata:La Ragione Autore: la redazione della Ragione Titolo: «Ombre sullo Hudson»
Riprendiamo dalla RAGIONE di oggi, 08/101/2022, a pag. 3, la recensione a "Ombre sullo Hudson", di Isaac B. Singer.
La copertina (Adelphi ed.)
Schiacciati fra un passato che inevitabilmente marchia il futuro e un presente che prova a prenderlo a morsi, il futuro, fra un dolore inestinguibile e la voglia di un piacere carnale e immediato, fra l'odio che genera morte e l'amore che palpita di vita, i personaggi di questo libro popolano il racconto scritto all'uscita dalla tragedia e descrittivo di una indomabile voglia di superarla. Il libro, in realtà, è stato scritto negli anni Cinquanta e solo quaranta anni dopo tradotto dall'yiddish in inglese. Nato in Polonia nel 1903, l'autore si trasferì negli Stati Uniti per sfuggire alle persecuzioni razziali e benché sia li divenuto il più importante fra gli autori ebrei statunitensi, Singer continuò a scrivere in yiddish. La sua identità culturale è inseparabile dall'essere un ebreo che aveva dovuto abbandonare il proprio Paese. Questo romanzo è stato scritto quando le tragedie della guerra e dell'Olocausto erano appena terminate, lasciando inevitabilmente la propria impronta nella vita di chi era sfuggito alla morte. Qui i personaggi si muovono fra l'essere stati ebrei europei e l'essere divenuti cittadini statunitensi. In loro le due cose convivono senza mai che l'una possa prendere stabilmente il sopravvento sull'altra. Eppure la vita continua: persone che sarebbero dovute essere morte, che fra i propri cari e familiari annoverano morti, riprendono a fare affari, a guardare al futuro, senza certo potere cancellare il passato. Così Hertz Grein, che traduce in travolgente vitalità carnale il suo non essere stato travolto dalla morte che per lui era stata organizzata. Ha una moglie, intesse rapporti calorosissimi con un'amante, che a sua volta tradisce con un'altra donna. Tutta questa sua sessuale vitalità non potrà mai colmare la morte che la sua vita ha costeggiato, con la quale ha convissuto. E ciò che lega le due cose — l'amo- re carnale e l'essere un ebreo sopravvissuto — è il terzo elemento che negli scritti di Singer torna sempre, sotto forma di destino o di confronto: la divinità. Puoi nasconderti il peggio e provare a procurarti il meglio, ma non potrai mai sfuggire a un rendiconto che non è detto sia finale, perché continuerà a farti sentire la sua presenza. Quando si legge Singer si finisce nel suo mondo, dal quale si è poi felici di non uscire del tutto.